Premessa: magari mi sbaglio ma non credo che Apple voglia davvero
produrre un iPhone “Low-Cost”… non quest’anno perlomeno, o non così
“Low” come certi si aspettano o lo intendono.
Secondo la mia opinione, quello di cui tanto si parla ultimamente è
un iPhone che nasce da un’esigenza diversa, e che vado a spiegare (o
perlomeno ad interpretare secondo la mia visione della possibile
strategia di Cupertino). Ogni anno, all’uscita di un nuovo modello,
Apple lascia in vendita a prezzo “ribassato” il modello dell’anno
precedente, e mette come entry-level (quindi a prezzo ulteriormente
ribassato)il modello di due anni prima. Se anche quest’anno decidesse di
fare la stessa cosa, si troverebbe a listino due prodotti con schermo
16:9 e connettore lightning, e un modello che (al di là dello schermo
più piccolo) terrebbe ancora in vita il vecchio connettore dock 30 pin,
ritardando ulteriormente il ricambio generazionale degli accessori. In
realtà, tra AirPlay, iCloud, e sincronizzazione WiFi, il connettore non è
neanche così indispensabile, se non per la ricarica della batteria (un
eventuale ricarica ad induzione non sarebbe comunque accessibile in ogni
situazione), per usi particolari (Camera Connection Kit o collegamento
di strumenti MIDI) o per situazioni di emergenza… Ma per rendere la
linea più “omogenea” urge il completamento della transizione del
connettore, mossa già fatta in autunno (un po’ a sorpresa, e con altre
modalità) sull’iPad… e anche il display da 4″ su tutti i modelli non
guasterebbe per un discorso generale di uniformità.
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sabato 23 marzo 2013
sabato 16 marzo 2013
[10 anni fa] Il mio primo PowerBook
Col consueto ritardo che non so quando riuscirò a recuperare
(soprattutto in questo periodo) eccovi un sunto delle notizie
informatiche del febbraio 2003.
Dieci anni fa compravo il mio primo portatile Apple, un PowerBook 12″ fresco di lancio. Snobbato da alcuni come “un iBook con la scocca di alluminio” fu una macchina che mi diede grosse soddisfazioni, e anche chi lo comprò usato qualche anno più tardi ne fu molto contento.
Apple era molto attiva sul fronte Mac in quel periodo, tant’è che nello stesso periodo vennero aggiornati anche gli iMac (con tanto di ritocchino di prezzo) e vennero annunciati nuovi modelli Xserve (disponibili però dal mese successivo) anche RAID.
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Dieci anni fa compravo il mio primo portatile Apple, un PowerBook 12″ fresco di lancio. Snobbato da alcuni come “un iBook con la scocca di alluminio” fu una macchina che mi diede grosse soddisfazioni, e anche chi lo comprò usato qualche anno più tardi ne fu molto contento.
Apple era molto attiva sul fronte Mac in quel periodo, tant’è che nello stesso periodo vennero aggiornati anche gli iMac (con tanto di ritocchino di prezzo) e vennero annunciati nuovi modelli Xserve (disponibili però dal mese successivo) anche RAID.
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lunedì 11 marzo 2013
Alla fine l’ho fatto…
Alla fine ho ceduto: complice uno degli ultimi giochi per iOS/Android (Real Racing 3) mi sono iscritto a Facebook…
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venerdì 8 marzo 2013
Facciamoci del male…
Non desta molta sorpresa il report di F-Secure
che evidenzia come, tra i sistemi mobile, Android sia quello che
colleziona la stragrande maggioranza del malware in circolazione. Al
secondo posto, ben lontano dal record di Mountain View, troviamo quel
che resta di Symbian, mentre iOS, Windows Mobile, e Blackberry sono su
quote infinitesimali. Per un paragone più sensato, giova anche ricordare
che la diffusione di iOS è paragonabile a quella di Android, mentre
quella degli altri sistemi è ridotta ai minimi termini; nonostante ciò
la diffusione dei malware segue dinamiche diverse, segno che il classico
“non ci sono virus perché non è diffuso” vale solo fino ad un certo
punto.
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martedì 5 marzo 2013
La curiosità uccise il gatto
Curiosity, oltre ad essere il nome dell’affascinante sonda inviata su Marte dalla NASA, è anche il nome di un’App multipiattaforma (per iOS e Android) di Peter Molineux.
Per chi ancora non la conoscesse si tratta, più che di un vero e proprio gioco, di un ambizioso “esperimento sociale”, anzi, il primo di 22 esperimenti sociali di 22cans: un enorme cubo, costituito da decine di miliardi di cubetti (per la precisione 60 miliardi), dev’essere smantellato strato dopo strato con la collaborazione di tutti i “giocatori”. Chi arriverà al centro, distruggendo l’ultimo cubetto, riceverà in mail il link ad un filmato che gli spiegerà un segreto in grado di cambiargli la vita… il “fortunato” potrà fare quello che vuole di questo “segreto”: potrà tenerlo per sé o divulgarlo sui social network, ma in ogni caso non potrà mai scambiarlo per ottenere un vantaggio economico.
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Per chi ancora non la conoscesse si tratta, più che di un vero e proprio gioco, di un ambizioso “esperimento sociale”, anzi, il primo di 22 esperimenti sociali di 22cans: un enorme cubo, costituito da decine di miliardi di cubetti (per la precisione 60 miliardi), dev’essere smantellato strato dopo strato con la collaborazione di tutti i “giocatori”. Chi arriverà al centro, distruggendo l’ultimo cubetto, riceverà in mail il link ad un filmato che gli spiegerà un segreto in grado di cambiargli la vita… il “fortunato” potrà fare quello che vuole di questo “segreto”: potrà tenerlo per sé o divulgarlo sui social network, ma in ogni caso non potrà mai scambiarlo per ottenere un vantaggio economico.
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lunedì 4 marzo 2013
La copia della copia
OK, sto per tirarmi addosso molte critiche, lo so… ma per certi versi
sono fatto così: se ho un’idea che mi frulla per la testa la espongo
anche se so che mi si potrebbe ritorcere contro.
L’uscita dell’iPad mini è stata presa da molti come esempio del fatto che “Jobs non c’è più e lui non l’avrebbe mai fatto”, o “Apple non ha più idee e si è messa a copiare gli altri”. A prescindere dal fatto che per molti discorsi rientreremmo delle categoria dei falsi miti, che le carte emerse nel processo contro Samsung dimostrano che lo stesso Jobs era interessato ad un tablet di dimensioni più contenuti (e non potrebbe essere diversamente a meno di credere che sia bastato meno di un anno per ingegnerizzare, “ptototipare”, testare e mettere in commercio l’iPad mini), e che da quando è uscito il primo iPad c’è chi ne auspicava un modello più piccolo, mi permetto di fare qualche considerazione a margine.
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L’uscita dell’iPad mini è stata presa da molti come esempio del fatto che “Jobs non c’è più e lui non l’avrebbe mai fatto”, o “Apple non ha più idee e si è messa a copiare gli altri”. A prescindere dal fatto che per molti discorsi rientreremmo delle categoria dei falsi miti, che le carte emerse nel processo contro Samsung dimostrano che lo stesso Jobs era interessato ad un tablet di dimensioni più contenuti (e non potrebbe essere diversamente a meno di credere che sia bastato meno di un anno per ingegnerizzare, “ptototipare”, testare e mettere in commercio l’iPad mini), e che da quando è uscito il primo iPad c’è chi ne auspicava un modello più piccolo, mi permetto di fare qualche considerazione a margine.
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