martedì 29 novembre 2011

Il ritorno del tablet

Visto l'interesse, torno sull'argomento (da Punto-Informatico):

Il mio ultimo articolo pubblicato su queste pagine ha prodotto reazioni di parere completamente opposto nel forum, per cui torno volentieri sull'argomento per ampliare il discorso.

Prima di cominciare vorrei tranquillizzare gli immancabili complottisti: se ho accennato più spesso all'iPad rispetto agli altri è semplicemente perché il tablet della mela rappresenta il miglior esempio, sia per tipologia di dispositivo, sia per il successo di pubblico ottenuto (e qui metteteci tutti i motivi che volete, dall'essere arrivato prima alle diatribe sui brevetti, ma allo stato attuale delle cose la situazione vede l'iPad in vetta alle classifiche) del pensiero che volevo esprimere: il ragionamento in sé, sebbene con qualche lieve differenza e precisazione, sarebbe altrettanto valido se prendessimo in considerazione un tablet Android (come già scritto nello stesso articolo) uno con WebOS (semmai avrà un futuro) o uno con il TabletOS di RIM basato su QNX (se riuscirà a far breccia nell'utenza).

Un po' meno valido il parallelo con le Smart-TV, che a mio avviso sono oggetti ancora più limitati e più vicini ad un elettrodomestico evoluto che non ad uno strumento informatico semplificato, anche se (indubbiamente) anch'essi possono rappresentare una valida alternativa al computer se lo scopo è solo quello di navigare in internet, mandare mail, e poco altro. Chissà se Apple, come si mormora, non abbia davvero intenzione di entrare anche in questo settore... sicuramente non si tratta di un compito facile visti gli umori altalenanti dei prodotti in circolazione basati sulla IPTV di Google, e se devo dire la mia credo che Apple farebbe meglio a potenziare l'attuale Apple TV (processore A5, uscita video a 1080p, e un minimo di memoria per installare le App di iOS) che non a fare una iTV-Apple... ma questo è un altro discorso.

Non vedo invece possibile il parallelo con eventuali tablet che dovessero montare un sistema operativo completo, perché il fulcro della questione non è tanto il dispositivo in sé, ma ciò che fa da tramite tra l'utente e il dispositivo stesso: i tablet con Windows XP esistono da 10 anni ma solo lo sviluppo di sistemi dedicati ha permesso a questi strumenti di raggiungere il recente successo, successo che invece è mancato a chi si è ostinato (e ancora si ostina) nella proposta di tablet con sistema operativo "classico". Con questo non voglio dire che questo genere di tablet sia assolutamente inutile: un tablet con lo stesso sistema operativo dei computer desktop può rappresentare un'alternativa interessante per chi necessita di portabilità estrema ma non può rinunciare a certi applicativi, esigenza sicuramente di nicchia ma sempre possibile... anche se in questa situazione, più che un tablet, mi sentirei di consigliare un ultrabook, perché il concetto stesso del tablet (schermo touch da gestire con le dita o col pennino) si scontra con l'esigenza stessa di utilizzare applicazioni concepite per un computer desktop (col quale si interagisce tipicamente tramite un mouse).

Il tablet Apple ha radici molto profonde e nasce idealmente come strumento pensato per rendere l'informatica più semplice alle persone comuni: prima ancora della nascita del progetto Macintosh, un Jobs ventiseienne (incontrando una classe di studenti a Stanford) raccontava che in futuro avrebbe voluto progettare un computer "piccolo come un libro", e la sua fissazione per realizzare qualcosa di "facile da usare" (al costo di renderla chiuso, affinché funzionasse in un unico modo, cioé esattamente come aveva in mente lui) era ben chiara nella sua mente, ancora prima della visita alla Xerox e del successivo accordo che lo portò ad implementare l'interfaccia grafica del primo Mac. Anche durante lo sviluppo stesso del Macintosh, rispondendo ad una precisa domanda di Maya Lin durante una sua visita alla Apple, disse che il suo obiettivo per il futuro era quello di realizzare qualcosa di sottile che stesse in grembo, non appena si fosse resa disponibile la tecnologia necessaria.

L'iPad non è certo stato il primo tablet del mercato, ma è stato il primo a proporre un nuovo modo d'interagire con esso: nonostante la tiepida accoglienza iniziale, alla prova dei fatti l'Pad si è dimostrato vincente e se inizialmente sembrava un oggetto volto esclusivamente al "consumo", consumo di applicazioni, di internet, di notizie, di musica e film venduti su iTunes, ecc... ecc... poco per volta si è conquistato spazio con applicazioni rivolte anche alla creazione di contenuti: nella classifica delle 10 applicazioni più vendute ci sono Penultimate, Pages, Documents to Go, Numbers, Garageband... e se ampliamo un po' la visuale troviamo Keynote, Goodreader, Quickoffice, iMovie, Photoshop Express, tutte le altre applicazioni Adobe e molto altro ancora. Le stesse applicazioni (a parte quelle marchiate Apple) le ritroviamo anche sull'Android Market, dove possiamo trovare anche Adobe Photoshop Touch (applicazione che per iPad uscirà a inizio 2012) il che non fa che confermare l'idea vincente di un dispositivo pensato in questo modo, diverso dal computer e diverso anche dai tablet precedenti.

Premesso questo, se anche il tablet restasse un mero strumento di consumo, dovemmo considerarlo meno importante di altri dispositivi? La questione non è tanto nello strumento in sé, ma nell'utilizzo che (per necessità o per scelta) ne fa l'utente: non tutti hanno tempo, voglia o bisogno di creare qualcosa. Lo stesso computer viene spesso utilizzato come strumento di consumo per internet, mail, facebook, giochi, foto, e poc'altro (soprattutto in ambito domestico) quindi perché non lasciarsi alle spalle le complicazioni di una macchina completa e fin troppo potente per le proprie necessità, quando si possono fare le stesse cose su un tablet? Certo, come ho già ripetuto più volte, non è una soluzione che può andare bene per tutti o in tutte le situazioni, ma è una soluzione che va più che bene a moltissime persone e gli ottimi risultati di vendita ne sono la conferma (al contrario dell'altro tentativo volto alla semplificazione dell'informatica, i Chromebooks, che stanno riscuotendo scarso successo).

Nessuno si scandalizza se l'utente di computer scarica GIMP per fare fotoritocco, o usa la calcolatrice di Windows per fare due calcoli, anziché aprire un tool di programmazione e ri-scrivere da zero dei nuovi software per fare queste cose... non vedo perché chi invece compra un'App per svolgere gli stessi compiti debba essere considerato uno consumatore-tonto. Chi invece dovesse avere la voglia e la necessità di programmare (o anche il bisogno di lavorare con una maggiore potenza di calcolo) può tranquillamente continuare a comprare i computer, che non spariranno certo dalla faccia della terra per colpa dei tablet: l'iPad e gli altri tablet rimpiazzeranno progressivamente il computer di chi lo utilizza in modo passivo, e conquisteranno chi non si era mai avvicinato al mondo dell'informatica per il timore di non essere all'altezza di utilizzare un computer. Magari in futuro le cose cambieranno ulteriormente, perché i tablet amplieranno sempre di più le loro possibilità, ma per questo c'è tempo: la battaglia dei tablet è appena cominciata.

mercoledì 23 novembre 2011

Ipocrisia

Qualche tempo fa mi chiedevo cosa ci provasse certa gente a dedicare parte della propria esistenza al puro scopo di denigrare gli altri (o perlomeno a cercare di denigrarli, perché poi dipende anche da che seguito riesce ad avere una certa filosofia di pensiero).
Indirettamente ottenni una risposta del tipo "il sito e mio e ci scrivo quello che voglio io", idea che mi può stare benissimo purché il quello che voglio io non sia dire agli altri quello che dovrebbero scrivere oppure lamentarsi perché tizio ha scritto questo ma non quello sul medesimo argomento, altrimenti si sconfina nel campo del bue che dice cornuto all'asino...
Internet ha il grande vantaggio di consentire a tutti (o perlomeno a molti) la massima libertà di espressione, ma cosa succede quando le cose vengono raccontate in modo fazioso? Jobs era un mago in quest'arte (chiunque ha letto o sta leggendo la sua biografia sa di cosa parlo) "dote" che faceva parte di una sua eccenticità (ben spiegata sempre nella biografia di Isaacson) che quantomeno mirava ad un obiettivo ben preciso, se vogliamo anche egocentrico o egoistico, ma che (nel bene e nel male) ha segnato un pezzo di storia dell'informatica.
Viceversa mi fanno quasi sorridere per quanto sono ingenui (o volutamente falsi, quindi ipocriti) certi siti che cercano di raccontare mezze verità, spesso incappando in errori tanto grossolani da risultare ridicoli, goffi, e nemmeno degni di essere citati, il tutto col solo scopo di [cercare di] screditare qualcuno o qualcosa... magari atteggiandosi da giornalisti o, peggio ancora, da "spiriti liberi" e "disincantati"...
Se volete davvero farvi un'idea su Steve Jobs e Apple, non fidatevi di quello che vi dicono gli altri (né tantomeno di quello che vi dico io) ma leggete la sua biografia ufficiale, scritta senza veti e senza censure (nonostante la nomencaltura "ufficiale" lascerebbe pensare il contrario), poi magari tornate a leggere siti, articoli e libri di chi è contro per partito preso, e fatevi quattro risate pensando alla "pochezza" di certi atteggiamenti...

venerdì 18 novembre 2011

[10 anni fa] novembre 2001: di tutto un po', proprio come oggi

Andando a ripescare le notizie per scrivere questa serie di post, a volte mi sorprendo da come certe cose il legame con le news attuali sia tanto forte...

Solo qualche giorno fa si parlava della decisione di Adobe di abbandonare la versione mobile di Flash e proprio 10 anni fa, nel novembre del 2001, Macromedia (l'azienda che sviluppò Flash e che fu acquisita da Adobe nel 2005) preannunciava le sue intenzioni di conquistare il web rimpiazzando l'HTML con Flash, ed entrando anche nei cellulari. A pronunciare quelle parole era Stephen Elop, che dopo aver ceduto Macromedia ad Adobe ha lavorato per quasi 3 anni in Microsoft, e ora (nel ruolo di CEO) cerca di risollevare le sorti di Nokia con Windows Phone 7.

Restando in ambito Mobile, 10 anni fa era lo stesso Bill Gates ad ammettere che il PC aveva fatto la sua epoca ed era ora di una fare una svolta, passando ai tablet. "È troppo difficile da gestire [...] Ma nel prossimo futuro faremo in modo che sia molto più facile di oggi"... parole che suonano grossomodo come l'articolo che ho pubblicato qualche giorno fa. Peccato (per Microsoft) che Gates non riuscì a comprendere che la difficoltà di utilizzo non stava tanto nell'hardware ma del sistema operativo: sappiamo tutti che fine hanno fatto i tablet con la versione ad-hoc di Windows XP, mentre il successo dei tablet attuali (iPad in testa, ma anche tutti quelli con Android) con un sistema operativo ripensato per un utilizzo "a piene mani" stanno avendo un buon successo.

Continuando a parlare di "tavolette", Random House (noto editore degli States) bocciava senza mezzi termini gli eBook... inutile dire che oggi ha rifatto marcia indietro e dal suo store propone l'acquisto in formato cartaceo, eBook (ad un prezzo sensibilmente inferiore) e AudioBook (ad un prezzo mediamente superiore).

Parlando di Apple, 10 anni fa (dopo il rilascio di MacOSX 10.1, nome in codice Puma) si cominciava a delineare il successo del nuovo sistema operativo Apple derivato da NeXT-STEP, che a sua volta derivava da un'idea di Steve Jobs nata quand'era ancora in Apple, prima della "cacciata" del 1985: il Big Mac (progetto cancellato da Gassée, che prese il posto di Jobs). Nessun nuovo hardware Apple nel novembre del 2001 ma si parlava di PPC-G5, processore tanto amato dagli affezionati vecchi utenti Apple che però ha decretato la fine dell'era PPC sui Mac (infatti, a testimonianza dei suoi ritardi cronici, nonostante se ne parlasse già nel 2001, le prime macchine con processore G5 vennero annunciate solo nel giugno del 2003).

Steve Jobs era anche tra i finanziatori di Ginger, la misteriosa invezione di Dean Kamen che tenne tutti sulle spine per molti mesi... ma questa è un'altra storia che vi racconerò il mese prossimo, perché se l'annuncio della sua rivelazione fu dato a novembre, il segreto fu svelato solo nei primi giorni di dicembre...

giovedì 17 novembre 2011

Abitudini

Quando installai Lion rimasi un attimo sbigottito dal fatto che lo scroll da trackpad (o da mouse) fosse al contrario di com'è sempre stato, quindi lo rimisi subito alla vecchia maniera, senza nemmeno provarci ad utilizzarlo alla iOS.
Qualche tempo dopo però notai una cosa: quando mi mettevo davanti al Mac con mia moglie, per sfogliare le news o cercare una meta per le vacanze, lei aveva l'abitudine di dirmi "vai su" o "vai giù" (con relativa gesture mimata verso lo schermo) ma il risultato ottenuto era sempre il contrario di ciò che si aspettava... lei ragionava in modalità iOS...
Decisi così di dare una possibilità al cosiddetto scrolling naturale, e dopo solo un paio di giorni devo riconoscere che lo scrolling naturale si è rivelato veramente naturale, tanto che a quel punto si è innescato il processo inverso: anche su Windows XP (sistema che, per vari motivi, utilizzo più di OSX) mi veniva spontaneo scrollare secondo la nuova modalità naturale... ovviamente senza successo... c'è voluto qualche altro giorno per abituarmi a dicernere i due mondi in modo automatico (quasi inconscio).

Quando Jobs decise (dopo un chiaro accordo tra le parti) di adottare per il suo Mac l'interfaccia grafica vista in Xerox (interfaccia che fu abbondantemente rivisitata aggiungento menù, cestino, possibilità di spostare le finestre, e molte altre cose...) disse qualcosa del tipo: "le persone sono abituate ad avere a che fare con una scrivania, non con delle linee di testo incomprensibili ai più, quindi se vogliamo fare una macchina per la massa dobbiamo ricostruire sul Macintosh la metafora della scrivania" (non sono le parole precise, ma al momento non ho occasione di andare a ripescarse dalla biografia di Jobs scritta a Isaacson... comunque il senso era quello). Leggendo quelle righe mi è tornato in mente l'articolo (già linkato in apertura) che scrissi al mio primo contatto con Lion: oggigiorno la gente è abituata alle gesture di iOS (o, in generale, dalle gestures di tutti i tablet e smartphone touch che hanno invaso il mercato) quindi, parafrasando quello che disse Jobs ai tempi della creazione del primo Mac, se si offre sui computer desktop quello a cui sono già abituati nei gesti quotidiani, non si può che ottenere un successo... perlomeno pensando alle masse, perché i professionisti non vedono di buon occhio questa nuova direzione intrapresa da Apple, direzione che (a mio modo di vedere) sta riportando l'azienda alle origini, a quel computer "for the rest of us" che fu lanciato nel 1984...

lunedì 14 novembre 2011

Ride bene chi ride ultimo. Giusto, Ken?

Ripropongo, anche su queste pagine, un mio articolo pubblicato venerdì scorso su Punto-Informatico:

"There is no reason for any individual to have a computer in his home."
[Ken Olson, 1977]
(Nessun individuo ha alcun motivo per avere un computer in casa propria)

Chi di voi non ha sorriso leggendo questa frase? Si tratta di una di quelle frasi celebri che qualcuno vorrebbe non aver mai detto, un po' come "I think there is a world market for maybe five computers" (Credo che il mercato mondiale sia forse di 5 computer) (attribuita a Thomas J.Watson, 1943), oppure "640K dovrebbero essere sufficienti per chiunque" (attribuita a Bill Gates, anche se non c'è nulla che lo possa confermare: anzi, l'interessato smentisce). In realtà, visto come si sta modificando il panorama informatico, questa frase potrebbe rivelarsi, se non vera, nemmeno così falsa come poteva sembrare fino ad un paio di anni fa: anche se per arrivare in questa situazione siamo passati per qualche decennio di evoluzione (o di "involuzione", come direbbe qualche mio amico parlando del passaggio attualmente in corso).

Ma facciamo un passo indietro prendendo spunto da qualche esperienza personale: il mio primo computer fu uno ZX-Spectrum ma a quei tempi ero troppo giovane e spensierato per addentrarmi nei meandri della programmazione, e non andai più in là di qualche esperimento di dubbia utilità (come un clone di Space Invaders che però si esauriva in un unico livello). Qualche anno più tardi avevo tra le mani un 286 con quale feci molte più cose; in particolare, dopo aver scoperto il fascino dei frattali, tradussi in GW-Basic l'algoritmo matematico per la generazione di questi interessanti oggetti geometrici. In quegli anni, parlo grossomodo degli anni '80, il computer era una macchina utilizzata perlopiù da appassionati (come nel mio caso) o da chi doveva lavorarci. Le prime versioni AutoCAD, per esempio, arrivarono proprio in quel periodo.

Non esisteva Internet (non perlomeno come la conosciamo ora, visto l'Italia fu connessa alla rete nel 1986, ma il World Wide Web nacque ufficialmente nel 1991), né tantomeno esistevano FaceBook o Twitter... Al massimo, per chi proprio non sapeva cosa farci, il computer poteva essere utilizzato come una costosa console, ma in realtà era più divertente giocare con un Nintendo NES o con un Sega Master System, a meno di non possedere una macchina come l'Amiga.

In ogni caso, un quarto di secolo fa, era molto più probabile che chi possedeva un computer fosse una persona interessata all'informatica, alla programmazione, o all'esecuzione di compiti specifici per il quale il computer cominciava ad essere indispensabile. Col passare degli anni il computer ha seguito la sua naturale evoluzione commerciale cercando di conquistare mercati sempre più ampi, e ci è riuscito prima di tutto grazie alla proposta di nuovi software che poco per volta hanno ampliato lo spettro di possibili utilizzi del computer stesso. L'incremento della potenza e della versatilità ha fatto si che il computer prendesse piede nelle aziende sostituendo tecnigrafi, macchine da scrivere, strumenti vari di progettazione e quant'altro (basti pensare alle tipografie, o al fotoritocco). L'arrivo della GUI e l'abbassamento dei costi hanno fatto il resto: il computer ha iniziato a diffondersi anche nelle case anche per banali scopi di svago, e con l'arrivo di Internet (in particolare della banda larga) il fenomeno è esploso.

Una diffusione così vasta dei computer si scontra (se vogliamo metterla in questi termini) con l'esigenza primaria che portò alla nascita del computer stesso, ovvero la passione per l'informatica. Oggi la stragrande maggioranza delle persona che lavora o si diletta davanti ad un computer non "utilizza"
il computer in quanto tale, ma lo utilizza come strumento per fare determinate cose: non sa programmarlo, spesso e volentieri non sa nemmeno come funziona, e non si azzarda minimamente ad aprire il terminale (o il prompt del comandi per chi utilizza Windows); oggi, ma anche dieci anni fa, chi si siede davanti ad un computer utilizza le applicazioni che girano sullo stesso, e se gli manca un'applicazione lancia il browser, la cerca con Google, e la scarica. Se usa un Mac, dall'inizio di quest'anno è più probabile che lanci il Mac App Store, che pur non essendo esaustivo gli permette di fare ricerche più mirate, ma poco cambia.

Riallacciandomi a quanto detto sopra, se negli anni '80 non avevo altra scelta che darmi da fare per programmare l'algoritmo di generazione dei frattali, oggi in pochi minuti ho scaricato dall'App Store 3 applicazioni che fanno la stessa cosa (anzi, ne fanno molte di più e le fanno molto meglio); ne ho subito buttata una che non mi piaceva, e una seconda l'ho buttata dopo aver verificato che era significativamente più lenta della terza. Certo, la soddisfazione di vedere il proprio algoritmo prendere forma non ha prezzo, ma ognuno ha le proprie esigenze: io, oggi come oggi, non avrei il tempo di mettermi a scrivere nemmeno dieci righe di codice per diletto. Un grafico professionista potrebbe semplicemente aver bisogno di un frattale per inserire un'immagine particolare in un suo lavoro, e altri ancora potrebbero semplicemente essere interessati dall'argomento ma non avere la sufficiente esperienza matematica e/o informatica, magari perché esercitano professioni completamente differenti delle quali (al contrario dell'informatica o della matematica) sono espertissime. Non possiamo certo pretendere che ognuno sia esperto di ogni cosa e abbia il tempo necessario per potersi programmare tutto ciò di cui ha bisogno, e nemmeno possiamo pretendere che il computer sia acquistato solo dagli informatici, altrimenti avrebbe la stessa diffusione di 30 anni fa (cosa che, forse, a certi "puristi" dell'informatica non dispiacerebbe).

A questo punto possiamo chiudiamo il cerchio con quanto detto in apertura: ultimamente le vendite di computer non sono esaltanti, mentre quelle dei tablet (in particolare di iPad, anche grazie a un vantaggio iniziale) sono in forte crescita. Sono in molti ad aver visto un legame tra le due cose, ed anche a mio avviso il legame esiste: esiste almeno in parte e almeno per tutte quelle persone che l'informatica "fine a se stessa" non la conoscono, per quelli che utilizzano il computer come strumento per eseguire dei compiti relativamente semplici, per quelli che alle prese con un sistema "completo", tra aggiornamenti, antivirus, applicazioni da installare, e configurazioni non proprio immediate, possono trovarsi in difficoltà e chiamano in continuazione l'amico esperto di turno, il parente smanettone, o il vicino disponibile.

iPad (che a mio modo di vedere non è un computer) mette fine a questa situazione permettendo a molte persone di fare cose che altrimenti non avrebbero mai fatto, persone che non avrebbero mai comprato un computer, persone che di fronte ad un computer si trovano impacciate, o persone che pur avendo un computer ci fanno così poco (email, Internet, Facebook, giochi) che possono farlo più comodamente e con meno problemi, utilizzando un iPad (o un altro tablet con Andoid... ma non certo un tablet con un sistema "completo"). Certo non è la soluzione ideale per tutti i compiti e per tutte le persone (anzi, fino all'arrivo di iOS 5 e iCloud, iPad non era nemmeno un macchina totalmente "indipendente"), ma stiamo parlando di dispositivo in grado di sostituire il computer per tutte quelle persone che il computer non lo sanno e non lo vorrebbero nemmeno usare, ma che lo usano solo per svolgere un compito. L'importante è che ci sia davvero un'App che fa davvero quello di cui hanno bisogno.

Chissà che in un futuro nemmeno troppo lontano, l'evoluzione e la diffusione dei tablet non faccia si che si verifichi quello che disse Ken Olson 34 anni fa.

venerdì 11 novembre 2011

Campo di distorsione della realtà

Chi sta leggendo la biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson (lettura che assolutamente non è di parte e che consiglio a tutti) sa bene cos'è il campo di distorsione della realtà... ma anche chi non la sta leggendo, se solo sa come si muoveva Steve Jobs sul palco e come presentava i propri prodotti in modo da farli sembrare sempre unici e incredibili, può capire a cosa mi riferisco.

Bene, il campo di distorsione della realtà non è un tecnica utilizzata solo da Jobs (anche se a lui riusciva particolarmente bene), e ci sono molte altre persone che cercano di manipolare le notizie in modo tale da farle apparire come più conviene loro, anche se non è detto che gli riesca altrettanto bene...

E' così che la decisione di Adobe di abbandonare Flash su Mobile, decisione presa dopo un percorso travagliato, con supporto traballante su Android, Google che (nonostante il supporto) spinge verso HTML5, e supporto assente su altre piattaforme, iOS in primis (che, nonostante sia meno venduto di Android, lo surclassa nell'utilizzo in rete), da sconfitta dichiarata di Adobe (che già da tempo forniva la possibilità di convertire da Flash in HTML5) diventa per certi personaggi l'emblema della mancanza di libertà degli utenti iOS di scegliere su usare o meno Flash... come se chi compra un iPhone o un iPad non sapesse a priori che Flash, sugli iDevice, non ci gira... o come se la fine di Flash Mobile non sia stato decretata dall'incapacità di Adobe di fornire una versione veramente fruibile di Flash, adatta in ogni occasione sia alla modalità di interazione touch, che alla limitata potenza (e autonomia) dei dispositivi Mobile, ma piuttosto sia dovuta solo ed escusivamente ad un'imposizione di Apple...

Come dicevo ieri, l'ennesima mezza verità che può generare un campo di distorsione della realtà, una distorsione in grado di attrarre chi si lascia convolgere da certi argomenti buoni solo per polemizzare con chi non la pensa come lui. E la cosa più bizzarra di tutto ciò è che, pur di dar contro Apple, sostengono uno strumento chiuso e proprietario come Flash, anziché uno standard aperto come l'HTML5: l'esatto contrario di quello che fanno quando vanno contro la chiusura di iOS rispetto all'apertura di Android (in realtà ci sarebbe anche da discutere su quanto Android è aperto... ma questo è un altro discorso)

Chissà cosa racconteranno questi personaggi se (come si mormora) anche Microsoft abbandonerà Silverlight in favore di un maggiore supporto allo standard HTML5... scommettiamo che, nonostante la similitudine delle situazioni, festeggieranno per la notizia invece di battere i piedi?

giovedì 10 novembre 2011

(i)Flash-ati

Sono passati quasi due anni dal famoso botta e risposta tra Apple e Adobe riguardo l'utilizzo di Flash sui dispositivi mobile (touch). Ho sempre pensato che alla fine Apple avrebbe avuto ragione, tantopiú che la stessa Adobe propone, da un po' di tempo a questa parte, dei tools di conversione da Flash ad HTML5, e il mio pronostico di inizio 2010 stimava in 3 anni il tempo necessario per sancire la sconfitta sul campo di Flash Mobile. Che l'annuncio della morte arrivi dalla stessa Adobe già adesso, oltre a giungere un po' di sorpresa, va al di là di ogni aspettativa...

Certo, come fa notare qualcuno, non è che Flash smetterà improvvisamente di funzionare... ma di fatto (a meno di contro-sorprese dell'ultimo minuti) la sua fine è ormai segnata, perlomeno in questo settore.

A parte la piccola soddisfazione personale (ho sempre sostenuto la mia tesi con chi mi interrogava sull'argomento, anche recentissamente in uno scambio di mail con un mio amico) il mio pensiero va soprattutto a tutti quelli che sostenevano il contrario, con forza e vigore, pur di dar contro Apple. Frasi che definivano "maczeloti" o "applecorniati" chiunque si azzardava a sostenere l'incosistenza e l'inadeguatezza di Flash su smartphone e tablet touch, oltre a denotare una forte miopia tecnologica (nonostante accusino gli altri di essere accecati o di avere le fette di salame sugli occhi), non avevano alcun fondamento se non nella volontà di buttare benzina sul fuoco puntando il dito contro Jobs, o creare una notizia scatenando polemiche e risentimenti tra le farie "fazioni"...

Chissà quanti di questi imbonitori (che magari rimproverano agli altri di scrivere bufale (???) e di non rettificarle) ammetteranno sulle pagine del loro blog di aver sbagliato... io scommetto che faranno tutti i conigli (o, a scelta, gli struzzi)... o forse racconteranno l'ennesima mezza verità, meno vera ma più eccitante, cogliendo l'occasione per scatenare l'ennesima polemica...

martedì 8 novembre 2011

Capita "a fagiuolo"

Con il consueto ritardo oggi mi sono letto il numero 302 di Dylan Dog, un racconto molto particolare della serie ma decisamente piacevole da leggere; sul finale, manco farlo apposta, mi ritrovo una frase che rispecchia più che bene quello che dicevo ieri (ma anche quello che dicevo qualche settimana fa):

"le bufale fanno vendere i giornali e leggere i siti. Ormai quasi nessuno si preoccupa più di verificare le fonti di una notizia e la gente non dà ascolto alle smentite, perché tutti preferiscono una bugia eccitante [...] alla più banale verità".

Purtroppo devo constatare che questa frase ben si addice anche a certi blog, anzi, a volte la situazione è ancora peggiore, perché la fonte viene verificata ma riportata con i dovuti tagli, così da dare risalto alla propria idea piuttosto che al reale stato delle cose: motivo in più per verificare le fonti personalmente.

lunedì 7 novembre 2011

C'era una volta iPhone 4S, iOS5 e iCloud

Di seguito le mie sensazioni sull'iPhone 4s che ho avuto modo di provare la scorsa settimana. L'articolo (pubblicato su Punto-Informatico) chiude anche virtualmente, almeno per ora, la serie di post su iOS5 e iCloud... credo che in futuro avrò comunque modo di ritornare più volte sull'argomento.

PS: vorrei precisare, a chi tristemente non ha niente di meglio da fare che prendersi la briga di definirmi un leccapiedi, che il problema dell'antennagate non lo nego, semplicemente è un problema meno eclatante di come alcuni lo dipingono, è un problema che colpisce anche altri ("stranamente" senza clamori), è un problema che non ha impedito all'iPhone di essere lo smartphone più venduto (davvero pensate che se il telefono non funzionava ne avrebbero venduti al ritmo di 15-20 milioni a trimestre?), ed è un problema che, ribadisco, non mi ha mai colpito durante il normale utilizzo, ma che diventa evidente solo stringendo il telefono in certe posizioni, a mio avviso innaturali. Allo stesso modo non nego (anzi, lo cito) il problema alla batteria che colpisce alcuni 4s: semplicemente a me non è capitato, così come non è capitato a molti altri, visto che capita a pochi.
Io sono disponibile ad una dimostrazione pratica a chiunque non si fidi, ma forse certe persone dovrebbero provare i prodotti di persona anziché parlare per partito preso: come già detto altre volte, diffidate dai falsi profeti che pur di sostenere la loro tesi vi presentano solo metà della verità...

A seguire, l'articolo:

Non è facile riconoscere a prima vista un iPhone 4S da un iPhone 4: solo un occhio attento riuscirebbe a cogliere la sottile differenza nella composizione delle antenne esterne, mentre serve un'occhio ancora più attento,per notare (osservando i due prodotti da molto vicino) la differenza dell'ottica della camere.

È però nell'utilizzo comune che il confronto con l'iPhone 4 diventa evidente: il processore Apple A5 (lo stesso montato su iPad 2) conferisce all'iPhone 4S una reattività ancora maggiore rispetto a iPhone 4. Nel caricamento di applicazioni "pesanti" (come possono essere certi giochi, software che fanno uso di database, o anche la nuova versione di Garageband, che con il recente aggiornamento è diventato "universale") iPhone 4S rende l'applicazione immediatamente disponibile, a differenza della manciata di secondi richiesta dalla precedente versione del melafonino; se poi l'applicazione fa un uso intensivo di grafica, la sensazione di una reattività più immediata diventa ancora più evidente. Tra parentesi, chi dovesse utilizzare molte applicazioni "pesanti" può sicuramente trarre beneficio dalla possibilità di avere un iPhone con 64GB di memoria, anche se il prezzo di questo modello (899 Euro) non è certo tra i più accessibili.

Tornando alla differente conformazione dell'antenna, l'iPhone 4S è in grado di gestire le differenti porzioni della cornice a seconda di come viene impugnato. Questo dovrebbe mettere fine alla discussione nata lo scorso anno all'uscita di iPhone 4, quando iniziò il tormentone della perdita di segnale con determinate impugnature del telefono. Il problema (più evidente in certi modelli e meno evidente in altri) è analogo a quello di altri telefoni e personalmente, in oltre un anno di utilizzo dell'iPhone 4, non mi è mai capitato di perdere il campo durante il normale utilizzo; né tantomeno mi è capitato con lPhone 4S in questa prima settimana di utilizzo. Parlando sempre di connettività, le specifiche tecniche di iPhone 4S evidenziano che il nuovo telefono di Apple funziona praticamente in ogni angolo del mondo in quanto (a differenza del precedente) riunisce in un unico dispositivo tutte le possibili varianti: UMTS/HSDPA/HSUPA (850, 900, 1900, 2100 MHz), GSM/EDGE (850, 900, 1800, 1900 MHz), e CDMA EV-DO Rev.A (800, 1900 MHz), oltre al canonico WiFi 802.11b/g/n (802.11n solo a 2,4GHz) e al Bluetooth 4.0. A fronte di tutte queste opzioni, nelle impostazioni del telefono non è più possibile scegliere di disattivare in modo indipendente la connettività 3G (chi utilizza la connessione dati solo per scaricare la posta elettronica a volte preferisce evitare il 3G per risparmiare la batteria) ma c'è solo un generico switch per attivare o disattivare i "dati cellulare", più immediato da capire, ma con meno flessibilità.

La nuova camera è un'altro punto di forza di iPhone 4S. Come già detto a seguito della presentazione, al di là della maggiore risoluzione (sia a livello di fotografia, che passa da 5 a 8 Mpixel, sia a livello di video, che passa da 720p a 1080p) il miglioramento principale consiste nell'aver utilizzato un'ottica migliore, ottica che consente al sensore di ricevere una maggiore quantità di luce e quindi di scattare fotografie migliori, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità. Tra l'altro iOS5 introduce finalmente la possibilità di gestire gli album delle foto direttamente dall'applicazione integrata nel sistema, consentendo inoltre un minimo di rielaborazione: i canonici taglia e ruota, l'eliminazione degli occhi rossi, e un comando "migliora" che agisce in modo completamente automatico sulle curve dei colori. Non è un granché, ma le applicazioni sullo store (anche gratuite) non mancano, e soprattutto c'è la possibilità di spostare le foto e creare nuovi album che verranno poi sincronizzati col computer. In aggiunta a tutto ciò, l'attivazione del servizio di PhotoStreaming attraverso iCloud permette di sincronizzare ogni scatto con tutti gli altri dispositivi associati al proprio account.

Al di là di tutto questo, la novità più grossa dell'iPhone 4S è Siri. Pur essendo dichiaratamente ancora in beta, Siri funziona discretamente bene, a patto di parlare un buon inglese, francese, o tedesco. Per chi ancora non lo sapesse, Siri è un assistente vocale in grado di capire le nostre richieste ed eseguire alcuni comandi. Con Siri è possibile mandare mail e messaggi senza toccare mai lo schermo, impostare appuntamenti o promemoria, richiamare un brano musicale, fare una ricerca sul web, chiedere informazioni di diverso tipo (meteo, indirizzi, ristoranti ecc) e molto altro ancora. Per poterlo utilizzare nel bel paese, e in tutti gli altri paesi di cui manca la localizzazione, è indispensabile impostare il sistema su una delle lingue attualmente conosciute da Siri, nonché il relativo layout di tastiera se si vuole avere la possibilità di dettare dei testi. Questo, al momento, introduce degli spiacevoli contrattempi per chi vuole provare ad utilizzare Siri con una lingua diversa da quella che utilizza abitualmente perché, per esempio, scrivendo in italiano il correttore automatico inglese sarebbe solo d'impiccio, e Siri non è ancora in grado di comprendere il testo dettato nella nostra lingua: sarà necessario attendere il 2012 per parlare in italiano con l'iPhone 4S (al momento Siri non è nemmeno menzionato sul sito italiano di Apple).

Questioni linguistiche a parte, Siri è in grado di interpretare più che bene diverse tipologie di comandi, ma quello che forse non tutti sanno è che Siri non elabora la richiesta in locale ma necessita di una connessione Internet. Se da un lato questa caratteristica permette di non appesantire il telefono, dall'altro genera un traffico dati che di per se non è molto consistente ma che di fatto può incidere sulla durata della batteria, perlomeno quando la connessione passa attraverso la rete telefonica e si utilizza Siri in modo molto frequente, cosa che inizialmente può accadere facilmente quando si sperimentano tutte le possibilità di interazione. Ma se l'interpretazione del linguaggio passa attraverso i server Apple, perché non concedere l'utilizzo di Siri anche a chi utilizza terminali più vecchi dell'ultimo modello? Una risposta ufficiale a questa domanda non c'è, anche se trattandosi di una versione beta non si può ancora dire l'ultima parola; meno comprensibile il fatto che certe informazioni, come quelle su indirizzi o ristoranti, siano al momento disponibili solo negli USA. Personalmente, al di là dei dovuti esperimenti per comprendere il grado di affidabilità del sistema, sto utilizzando Siri per far partire la musica che voglio ascoltare, e per impostare dei promemoria (altra novità molto gradita di iOS5).

Parlando di batteria, al di là della ristretta casistica causata da un bug di iOS5 (casistica nella quale non rientro, ma che comunque dovrebbe venire presto risolta), Apple dichiara un'autonomia che è grossomodo identica a quella dell'iPhone 4: a parte lo standby di 200 ore contro le 300 del modello precedente, l'utilizzo di internet su rete 3G è stimato per 6 ore di autonomia in entrambi i modelli, così come sono identiche le ore di riproduzione audio e video. Sulla conversazione e sulla navigazione WiFi il 4S dovrebbe guadagnare qualcosina, ma credo che che queste attività rientrino solo in piccola parte nell'utilizzo quotidiano che ognuno fa del proprio smartphone: la parte grossa dovrebbe essere quella del traffico dati su rete cellulare (che con Siri aumenta) e dell'utilizzo di applicazioni. Su quest'ultima voce non esistono stime specifiche, anche perché la varietà è tale che sarebbe impossibile fornire un numero medio che abbia senso. Dalle prove effettuate nel corso della settimana mi sento di dire che, nonostante Siri, l'autonomia di iPhone 4S è sostanzialmente identica a quella di iPhone 4, che a sua volta era leggermente migliorata nel passaggio da iOS4 a iOS5. A sostegno di questa mia sensazione possiamo considerare il fatto che, grazie alla possibilità di effettuare un backup completo del dispositivo attraverso iTunes (ma anche attraverso iCloud), il nuovo telefono si trova nella stessa identica configurazione in cui si trovava iPhone 4, per cui l'utilizzo che ne faccio è fondamentalmente lo stesso.

Accantonando per un attimo l'hardware, iPhone 4S non è arrivato da solo, ma ha portato con se iCloud e una nuova versione di iOS. Al di là degli accenni già fatti sopra, la novità maggiore di iOS5 è la sua indipendenza dal computer: i dispositivi Apple dotati del nuovo sistema si possono estrarre dalla confezione e configurare anche senza passare da iTunes. Gli stessi aggiornamenti si potranno ricevere Over-The-Air (OTA), e il backup può essere effettuato anche su iCloud dopo aver configurato l'account o averne creato uno nuovo (sempre direttamente dal dispositivo). Se poi si vuole effettuare una sincronizzazione anche col computer (per esempio per la musica, visto che iTunes Match non è ancora disponibile) questa si può effettuare anche WiFi. Le novità di iOS5 sono così tante che non ha senso menzionarle tutte, anche se forse val la pena di menzionare il centro notifiche e l'edicola (che pare abbia dato un impulso alla vendita di abbonamenti digitali di molte riviste).

Tutto perfetto quindi? Non ancora, perché ci sono molti dettagli più o meno importanti che potrebbero essere perfezionati. Per esempio l'agenda, a mio avviso una delle applicazioni principali di uno smartphone, manca ancora dell'indicazione del numero della settimana. Oppure il centro notifiche potrebbe far posto anche a qualche comando di comune utilizzo che attualmente richiede il passaggio obbligato attraverso uno o più menù delle impostazioni (come l'attivazione e la disattivazione delle varie opzioni di connettività). Inoltre manca ancora un file manager, e arrivati a questo punto dubito che mai ci sarà: bisognerà fare affidamento alla sincronizzazione dei documenti attraverso iCloud e alla possibilità di passare gli stessi tra le varie applicazioni, eventualmente utilizzandone una che faccia da ponte, come l'ottimo Phone Drive. Parlando invece più in dettaglio di iCloud, chi era già abituato ad utilizzare MobileMe probabilmente non noterà grosse differenze di utilizzo, a parte il fatto che dovrà rinunciare a iDisk (la sincronizzazione dei documenti di iCloud non è proprio la stessa cosa) ma risparmierà 79 Euro all'anno.

Il cruccio principale riguarda però l'impossibilità di unificare i vari ID Apple sotto un unico ID di iCloud: non è raro trovare utenti che si sono prima iscritti all'iTunes Store con un account, poi si sono abbonati a MobileMe registrando un nuovo ID, e magari hanno un'altra persona in famiglia con un terzo indirizzo registrato in iTunes. Attualmente non è possibile riunire tutti sotto un unico ID, probabilmente perché iCloud è pensato per un utilizzo "personale" piuttosto che familiare: del resto gli stessi iDevice sono mono-utente. In futuro però questa cosa potrebbe cambiare.

Concludo questa panoramica tornando in tema iPhone: tralasciando i potenziali nuovi clienti (attratti magari dal mondo Apple dopo aver provato un Mac o un iPad) a chi si rivolge il nuovo 4S? Sicuramente non a chi già possiede un iPhone 4, a meno che non abbia una forte necessità di utilizzare Siri o non stia talmente stretto nei 32GB dei modelli precedenti da voler passare alla versione top dell'ultimo arrivato. Anche chi possiede un iPhone 3Gs può continuare ad utilizzarlo con iOS5 e trarne tutti i benefici del caso: contrariamente al decadimento di prestazioni che si verificò con l'iPhone 3G a seguito dell'aggiornamento con iOS4, il 3Gs funziona molto bene anche con l'ultimo aggiornamento del firmware, senza apprezzabili rallentamenti e con una migliorata gestione della batteria (che si traduce in un maggiore autonomia). Chi invece dovesse possedere un iPhone 3G (se non la versione ancora precedente) e si trova bene con iOS, può sicuramente valutare il passaggio al nuovo modello, anche perché iOS5 è il requisito minimo per accedere ad iCloud, e la prossima estate chiuderà definitivamente i battenti anche MobileMe. Se messa in quest'ottica può sembrare un numero ristretto di persone, sappiate che nei soli tre giorni del primo week-end del lancio, sono stati venduti 4 milioni di iPhone 4S: una cifra impressionante che contribuirà sicuramente a realizzare il miglior trimestre natalizio di tutta la storia di Apple.

giovedì 3 novembre 2011

Hackers a confronto

Leggendo la biografia di Steve Jobs, è inevitabile il ricordo di un altro libro che lessi molti anni fa... Hackers.Gli eroi della rivoluzione informatica, di Steven Levy (la cui prima edizione risale addirittura al 1984) racconta la storia di quelle persone che si davano da fare per capire, smontare, rimontare, aggirare i limiti, e migliorare tutto il possibile, non solamente ciò che aveva a che fare con l'informatica... anche se il termine, per ragioni storiche, si è poi identificato sempre di più nell'ambito dell'elettronica e dei computer... chi sa di cosa sto parlando capisce bene di cos'erano capaci queste persone... chi non lo sa spero sia stuzzicato dalla curiosità di andare a scoprirlo...

L'altro giorno, parlando con dei conoscenti, mi raccontavano della loro titubanza nell'aggiornare il loro iPhone con iOS5, non tanto perché "temessero" le novità del nuovo sistema, ma perché un loro amico hacker lo aveva "cracckato" (cioé aveva lanciato il programmino che esegue il jailbreak, oppure era andato sull'apposita paginea internet, qualche mese fa) per farli installare le App gratis e non voleva rinunciare a questa cosa (e, sottolineo, installare gratis software che sarebbe a pagamento... non installare applicazioni che per vari motivi non sono pubblicati sull'App Store, motivazione che quantomeno avrebbe un certo senso).

Chiamare hacker una persona di questo tipo mi pare quasi offensivo nei confronti di chi il termine hacker l'ha fatto nascere, ma il mondo è bello perché è vario e chissà che un domani la storia dell'informatica non diventi un argomento studiato da più persone, anche per pura curiosità...