sabato 22 dicembre 2012

I numeri, bisogna saperli leggere...


...e le verità non vanno raccontate solo a metà.

Qualche giorno fa uscì la notizia (uno studio realizzato da MoPro) che la pubblicazione di Google Maps sull'App Store, avesse provocato una forte impennata nell'adozione di iOS6, addirittura del 29%.

Apriti cielo!!!

Ve li immaginate i soliti detrattori, quelli il cui unico (triste) scopo nella vita è contestare Apple, quelli che per settimane hanno spalato m**** sulle nuove mappe di iOS, come hanno accolto questa notizia? Come se davvero ci fosse così tanta gente che non aveva aggiornato iOS a causa delle mappe di Apple; sicuramente c'è anche chi ha fatto questo ragionamento, ma vi assicuro (per "interviste" dirette) che molta gente non ha nemmeno capito che la nuova applicazione delle mappe ha la cartografia di Apple e non più quella di Google...

In ogni caso, come ho già avuto modo di evidenziare altre volte, i numeri delle statistiche bisogna saperli leggere, altrimenti possono dare informazioni "truffaldine"...

Pare (non avendo approfondito più di tanto, non mi pronuncio, per non cadere nell'errore opposto) che l'incremento registrato da MoPro non sia da mettere in relazione con la pubblicazione di Google Maps, ma piuttosto con il lancio dell'iPhone 5 in Cina (e anche lì ci sarebbero dei dati su cui discutere, ma non oggi) e la riprova starebbe nel fatto che, un altro studio realizzato da Chitika, evidenzia che se si limita la statistica ai mercati di USA e Canada non si registra alcun picco di adozione di iOS6 (lo studio di MoPro invece era a livello mondiale, quindi includeva anche i 2 milioni di iPhone 5 venduti nel primo week-end cinese).

Da parte mia posso dire che in realtà neanche lo studio di Chitika può avere una valenza assoluta, perché USA e Canada sono i due paesi dove probabilmente le mappe di Apple hanno riscontrato il minor numero di problemi, soprattutto per quanto riguarda i punti di interesse... ma pensate che qualcuno dei detrattori di cui sopra abbia avuto la decenza di pubblicare anche questo secondo studio? Evidentemente per qualcuno la verità non sta nel mezzo, ma sta solo nella metà che vi racconta... 


venerdì 21 dicembre 2012

Paragoni

Una decina di giorni fa, Eric Schmidt ha dichiarato in un'intervista a Bloomberg che oggi Android è per Apple, quello che Microsoft fu negli anni '90. Sicuramente per alcuni aspetti ha ragione (non è certo il primo a cui è venuto in mente un simile paragone) ma la situazione non mi pare esattamente la stessa e le differenze sono molte, a partire dal contesto di cui parliamo: negli anni '80 e '90 il computer era un dispositivo riservato a pochi, nella "battaglia" attuale lo smartphone è un oggetto in mano a ogni persona. Ci sono poi considerazioni sul diverso stato dei mercati, le guerre sui brevetti che ai tempi non esistevano, gli store delle App, i servizi forniti a corredo, e molte altre cose...
Al di là di tutto questo, il paragone scelto da Schmidt non mi pare troppo felice... nonostante il successo commerciale, la reputazione di Microsoft non è certo delle migliori, e nel campo mobile (quello dove si concentra la battaglia iOS vs Android) le scelte di Microsoft si sono rivelate, per così dire, poco convincenti: Windows Mobile è sostanzialmente sparito dalla circolazione e Windows Phone (nonostante l'alleanza con Nokia) fatica a trovare spazio; in realtà la vera battaglia dei tablet deve ancora cominciare ed è proprio in questo settore che Microsoft potrebbe dire la sua grazie alla forzatura imposta da Windows 8... ma a quel punto chi ne farà le spese? Secondo me è più probabile che sia Android a risentire di un'eventuale crescita di Windows 8.
Da spettatore esterno vivo questi anni di piccole ma continue rivoluzioni informatiche in modo molto piacevole, molto più degli anni '90, perché trovo questa concorrenza molto più stimolante rispetto all'appiattimento che c'era quando Microsoft era monopolista incontrastata in tutti i settori... c'è chi dice che Google sia la nuova Microsoft (alludendo alla parte dispreggiativa di questo paragone) e in parte è vero, ma io vedo un mercato che nella sua globalità è diviso in maniera più equa dove il consumatore (perlomeno quello consumer) ha davvero ampia possibilità di scelta.

lunedì 17 dicembre 2012

Borsa e borsello

Dopo una capatina sui 700 dollari nel mese di settembre (cioé in concomitanza con il lancio dell'iPhone 5), il titolo AAPL ha iniziato una discesa che l'ha portato, nel momento in cui sto scrivendo, intorno ai 500 dollari (anche se un mesetto fa stava risalendo e si era riavvicinata a quota 600).
Certo, siamo sempre a +25% rispetto all'inizio dell'anno, ma siamo anche di fronte ad una perdita di quasi il 30% nell'ultimo trimestre, nonostante l'uscita dell'iPad mini (le cui vendite pare stiano andando a gonfie vele) e nonostante notizie confortanti anche su tutti gli altri fronti di vendita.
Cosa sta succedendo quindi? Difficile, se non impossibile, decifrarlo, ma se facciamo un confronto con Microsoft, con Google, e con un generico NASDAQ, notiamo quello che ho già avuto modo di osservare altre volte: l'andamento è grossomodo il medesimo (in realtà GOOG ha avuto un inzio anno un po' difficile) ma le curve di AAPL sono, per così dire, "esasperate": crescita in primavera, leggero calo estivo, ripresa autunnale, e calo attuale con andamento molto altalenante negli ultimi 2 mesi.
Non sono un esperto di economia, ma so che le performance di Apple si basavano su dati concreti di fatturato: se si analizza la crescita di quest'ultimo negli ultimi 5 anni, e la si confronta con la crescita del valore del titolo, si riscontra una certa coerenza, il che mi porterebbe a dire che il valore attuale è sottostimato, anche se tra processi e cause in corso, ribaltoni ai vertici, attesa dei prossimi dati fiscali, crisi che può aver indotto alcuni investitori di vecchia data ad un realizzo certo anziché un futuro dubbio, ecc... ecc... è anche legittimo che il titolo abbia subito una battuta di arresto. Probabilmente potremo dire qualcosa di più in merito a fine gennaio, nel frattempo (se non siete azionisti Apple) gotetevi le imminenti festività senza pensare troppo a queste cose.

sabato 15 dicembre 2012

iMac 2012

Nei giorni scorsi ho avuto l'occasione di prendere contatto con il nuovo iMac.

Putroppo non ho la possibilità di eseguire un test vero e proprio, ma posso solo esprimere qualche commento in base a ciò che ho provato in pochi minuti.

Al di là di tutte le novità sulla tecnologia costruttiva, sul procedimento utilizzato per saldare le due parti di alluminio, sulla laminazione dello schermo (e successiva deposizione al plasma dello strato antiriflesso) nonché sulle migliorie prestazionali che possono fornire il Fusion Drive e le nuove schede grafiche, quello che conta è l'impatto finale... l'utente si trova davanti prima di tutto un computer con uno schermo davvero migliore rispetto alla versione precedente: i riflessi non sono spariti del tutto, ma sono molto lievi, e soprattutto sono compensati da un'incredibile luminosità e brillantezza dei colori... lo so, sembrano frasi da volantino, ma è quello che traspare quando ci si trova di fronte, anche se non ho avuto modo di verificare l'effettiva corrispondenza cromatica e l'assenza di dominanti di colore.

Anche l'audio, nonostante lo spessore sottilissimo, raggiunge un ottimo livello, anche se sui toni bassi sembra un po' carente (per quel poco che ho avuto modo di sentire... dovrei provarlo con la mia musica, con certi brani in particolare)

Per quanto riguarda le prestazioni, un giudizio vero e proprio andrebbe fatto in modo approfondito, ma certo è che il Fusion Drive fa la sua bella parte per assicurare un po' di spint in più, e la direzione intrapresa da Apple è a mio avviso quella giusta (in attesa di potersi affidare totalmente agli SSD come sui MacBook Air e Retina, ma serve grande capacità a prezzo accessibile).

A valle di tutto ciò, per quanto mi riguarda resta sempre valida la mia idea di qualche tempo fa: magari tra qualche mese cambierò opinione, ma allo stato attuale delle cose non comprerei un all-in-one per nessun motivo, e sono molto curioso di vedere come si evolverà il Mac Pro nell'aggiornamento promesso il prossimo anno. Nel frattempo, chi attendeva il nuovo iMac di Apple, sicuramente non rimarrà deluso.

venerdì 14 dicembre 2012

Tempismo [im]perfetto

Un paio di giorni fa vi raccontavo delle mie perplessità attorno alla TV Apple (iTV o comunque la vogliate chiamare), e quella stessa sera il Wall Steet Journal pubblicava un articolo che vuole Apple già all'opera per produrre gli oggetti in questione.
Confutare una testata così autorevole e solitamente ben informata su quello che succede a Cupertino è difficile, ma a mio avviso le perplessità sono ancora molte, nonostante gli investimenti di Apple in Sharp (investimenti che possono avere anche ben altre finalità visto che Apple, anche con i soli prodotti attuali, è comunque un gran "consumatore" di display).

Cosa succederebbe però se Apple decidesse di "unire" una Apple-TV con un display da 27" in full-HD?

Se questo oggetto fosse dotato di una discreta memoria di archiviazione, e potesse far girare anche le applicazioni iOS (dopotutto la Apple-TV già utilizza una versione ad-hoc di iOS), il risulatato sarebbe una sorta di iMac con architettura ARM, sicuramente limitato ma per certi versi innovativo... sarebbe una macchina in grado di mettere insieme anni di indiscrezioni, che vanno dalla TV-Apple (scopo principale a cui sarebbe destinato l'oggetto) alle App su Apple-TV, ad un Mac con architettura ARM, e magari (ma questa la vedo più dura) anche al fantomatico (e, IMHO, poco utile) iMac con schermo touch.

La butto qui, come possibilità che unisce le mie perplessità su un oggetto Apple destinato solamente fare da televisore, con i possibili sviluppi di cui si è tanto parlato negli ultimi mesi... sarebbe infine l'ennesimo tentativo di Apple di crearsi un nuovo mercato da conquistare, prima che arrivi la concorrenza...

mercoledì 12 dicembre 2012

La TV i(N)telligente

Ieri ho comprato una TV per un regalo di Natale. Nulla di stravolgente, un 26" HD-Ready (l'ambiente dove deve andare è piccolo) di una serie non recentissima (salvo esigenze particolari, secondo me non ha senso correre dietro agli ultimi modelli, visto che si tratta di prodotti che auspicabilmente possono durare anche un decennio) ma comunque a LED e ben accessoriata.
Ero partito con l'idea di comprare qualcosa di diverso da un Samsung, non perché abbia particolari antipatie verso quest'azienda, ma perché ho già comprato tre televisori di questa marca e (a parte il piccolo TV a tubo catodico che ancora uso in cucina) non sono rimasto particolarmente soddifatto né del software di gestione, né del display vero e proprio. Spulciando però le specifiche dei vari modelli candidati all'acquisto (quindi quelli congruenti ai requisiti di dimensione e budget) e valutando il fatto che chi lo riceverà in dono sarà sotto copertura WiFi, e già possiede un iPad (che con Samsung non fa proprio il paio, ma con qualche App dovrebbe riuscire quantomeno a gestire il DLNA), sono ricaduto proprio su una Smart TV della Samsung, il cui pannello LCD non sembrava peggio dei concorrenti che gli stavano vicino, e apparentemente era migliore dei modelli acquistati in passato, anche se questo sarà da verificare col segnale ricevuto a casa.
Ovviamente sarò chiamato in causa in prima persona per la configurazione della TV, e ammetto di aver fatto questa scelta anche come "esperimento", perché sono curioso di verificare (alla prova dei fatti) quanto questa TV sia davvero Smart. Aspettatevi quindi, se non una recensione vera e propria, quantomeno un commento su questa TV nel corso delle vacanze natalizie.

Nel frattempo, parlando sempre di TV e gadget annessi e connessi, qualcuno comincia a dire che forse Apple non produrrà nessuna iTV, mentre è più probabile che incrementerà le funzioni dell'attuale Apple-TV. Questo confermerebbe le perplessità che ho già espresso diverse volte in passato... ma deve passare ancora qualche mese per verificare la cosa: la mia impressione è che in primavera arriveranno novità Apple proprio in tal senso, debitamente scadenziate da iPhone (che al prossimo giro potrebbe tornare a giugno, come ipotizzato qualche tempo fa) e dall'iPad (che io considererei accasato a settembre, momento più opportuno anche in vista degli acquisti natalizi).

martedì 4 dicembre 2012

Il personal computer del futuro

Da Punto-Informatico:

Prospettive future

Nel maggio del 2009 ci si chiedeva cosa avrebbe fatto Apple dell'acquisizione di P.A. Semi o, meglio, ci si chiedeva quando si sarebbero visti i reali risultati di questa acquisizione: perché se lo scopo dell'acquisizione era abbastanza chiaro, un processore non si progetta da un giorno all'altro.

I primi risultati arrivarono l'anno successivo con il primo SoC targato Apple, il processore Apple A4montato sull'iPad originale e, successivamente, su iPhone 4. Ma quello era solo l'inizio. L'Apple A4 era (anzi "è", perché iPhone 4 è ancora in vendita) un processore basato sull'architettura standard ARM Cortex A8, e lo stesso dicasi per il suo successore l'Apple A5, basato su ARM Cortex A9 e "declinato" successivamente in una variante A5X con comparto grafico potenziato per gestire la risoluzione delprimo iPad con display Retina. Già dal principio però, Apple stava probabilmente lavorando alla preparazione di un processore completamente customizzato, progettato solo per i propri dispositivi, e progettato per dare il meglio intorno al proprio hardware e al proprio software, seguendo appieno la filosofia Apple che vuole la migliore integrazione di ogni dettaglio.

Seguendo questa via si è arrivati all'iPhone 5 con processore Apple A6 (nonché l'A6X utilizzato nellanuova versione dell'iPad Retina ) e stavolta Apple ha fatto un passo in più: A6 non è più basato su un'architettura standard, anche se utilizza le specifiche ARMv7A (le stesse che definiscono l'architettura standard ARM Cortex A15). In definitiva si tratta sempre di un SoC ARM, ma con alcune caratteristiche plasmate da Apple attorno all'hardware specifico dei propri dispositivi iOS.

Continuando a parlare di ARM, quando sono state presentate le nuove architetture Cortex della serie A50 (in dettaglio la Cortex-A53 e la A57) a 64 bit, in molti si sono chiesti se ARM non fosse pronta per insidiare il trono di Intel: domanda più che legittima considerando tanto il fatto che Windows 8 esiste in versione RT per processori ARM, quanto il fatto che l'interesse per questo tipo di architettura sta crescendo anche sul lato server, laddove è importante il risparmio energetico (e possiamo segnalare degli esempi in tal senso sia da HP, che da Dell, o anche da AMD).

Parlando però di personal computer la situazione diventa più complicata: la maggior parte del software in circolazione è pensata per funzionare in ambienti più tradizionali e molte applicazioni non sono nemmeno compatibili con le architetture a 64bit, tant'è che Windows XP rappresenta ancora una grossa fetta dei sistemi ancora attivi. Sommando tutto quanto detto sopra, molti hanno fatto quadrato intorno alla possibilità che fosse proprio Apple ad abbandonare Intel per adottare l'architettura ARM anche sui Mac, possibilità alla quale ho accennato anche su queste pagine in più occasioni


Per capire quanto questa possibilità sia reale, oltre a valutare la fattibilità tecnica di questo passaggio (considerando tanto gli aspetti di compatibilità, quanto quelli delle prestazioni richieste ad un computer, che sono diverse rispetto a quelle di un dispositivo mobile) dobbiamo fare un passo indietro per esaminare alcuni passaggi chiave della storia dei Mac.

La storia insegna

L'attuale architettura hardware dei Mac nasce ufficialmente nel corso della WWDC del 2005, quando Steve Jobs annuncia che, a partire dall'anno successivo, il PowerPC verrà progressivamente abbandonato per lasciare spazio a nuove macchine basate sull'architettura x86 dei processori Intel. La decisione non è delle più facili, ma il consorzio che aveva dato vita al PowerPC vedendo la collaborazione tra Apple, IBM e Motorola, era ormai defunto: il G4 era un processore vecchio e il G5 (oltre a non dare segnali di crescita) non entrava in un portatile neanche a forza per via dei consumi elevati... e soprattutto non c'era l'ombra di nuovi processori all'orizzonte. Fortunatamente Apple aveva preparato il tutto fin dalle prime fasi di sviluppo di Mac OS X e la transizione, sebbene non indolore (soprattutto in alcuni ambiti specifici) avvenne comunque senza troppi intoppi grazie a Rosetta (un interprete che traduceva le istruzioni PPC in istruzioni x86) e grazie alla possibilità di realizzare applicazioni che contenessero codice specifico per entrambe le architetture. 

Apple non era nuova a questo tipo di transizioni: qualche anno prima aveva traghettato gli utenti dal Mac OS "classico" a Mac OS X utilizzando anche in quel caso delle librerie di transizione (Carbon) per creare software universale, e un ambiente in grado di emulare il vecchio sistema sul nuovo. Andando più indietro nel tempo e tornando a parlare più specificatamente di hardware, gli utenti Apple di lunga data ricorderanno anche la transizione tra i processori 68k e i PowerPC, transizione anch'essa caratterizzata da applicazioni con doppio codice per la entrambe le architetture, e dai soliti problemi che inevitabilmente accompagnano un cambiamento di questo tipo.

Il succo del discorso è che Apple non si è mai fatta troppi problemi ad intraprendere dei cambiamenti drastici in nome di quella che (a torto o a ragione) giudicava essere la soluzione migliore del momento e per gli anni a venire, così come non si è mai fatta grossi problemi ad utilizzare soluzioni proprietarie quanto riteneva che la loro adozione comportasse dei vantaggi per le proprie macchine. Dal punto di vista "ideologico", se Apple dovesse ritenere che l'architettura ARM può offrire qualcosa di più dell'architettura x86, probabilmente cambierebbe le carte in tavola ancora una volta: premesso questo, andiamo quindi ad analizzare la cosa da un punto di vista un po' più tecnico.

Prima di tutto l'architettura ARM deve offrire la possibilità di realizzare processori sufficientemente potenti da poter rivaleggiare con i più classici processori Intel (o, più in generale, sui processori x86) montati sui normali computer. Questo, a mio avviso, potrebbe avvenire nel giro di 3 anni circa, soprattutto se consideriamo che al giorno d'oggi la prestazioni assolute di una macchina non si fanno solo con la potenza pura del processore, ma anche con una migliore gestione dei diversi core (Grand Central Dispatch), con l'adozione di memorie allo stato solido in luogo degli Hard Disk tradizionali (MacBook Air e MacBook Pro Retina), con la divisione di certi compiti con la GPU (Open CL) e con molti altri dettagli. Complessivamente, le prestazioni sono il risultato di una migliore integrazione di tutte le componenti hardware e software, qualcosa che Apple ha sempre cercato di fare anche in virtù della "chiusura" dei propri sistemi, e quindi della limitata variabilità dell'hardware.

In secondo luogo Apple non può rischiare un'altra volta di ritrovarsi nella stessa situazione che ha dovuto affrontare con il PowerPC, ma questo pericolo è già scongiurato dal panorama completamente differente in cui si trova oggi: Apple (come abbiamo detto sopra) ha comprato P.A. Semi assicurandosi la possibilità di avere personale che porterà sempre avanti lo sviluppo di nuovi processori. Inoltre, nonostante le personalizzazioni, in questo caso non si appoggerebbe su una tecnologia completamente proprietaria, ma porrebbe le sue basi su un'architettura in forte crescita, concessa in licenza e adottata da molti costruttori: in poche parole, considerando lo scenario attuale, è poco probabile che ARM sparisca da un momento all'altro.

Infine arriviamo al discorso della compatibilità, hardware e software. Dal punto di vista hardware possiamo notare come Apple si stia slegando da molti vincoli fisici appoggiandosi sempre più alle tecnologie WiFi, settore al quale (come abbiamo visto qualche settimana fa) è stato messo a capo Bob Mansfield: rimozione delle unità ottiche, stampa dai device iOS tramite AirPrint, software senza supporto fisico ma scaricato dalla Rete, AirPlay per la trasmissione di audio e video. Tutto passa da connessioni wireless slegate da particolari architetture hardware, e quando c'è la necessità di collegare qualcosa tramite cavo la risposta di Apple in chiave futura è Thunderbold, tecnologia ultraveloce potenzialmente in grado di supportare diversi protocolli, che potrebbe essere implementata anche attraverso il nuovo connettore Lightning dei dispositivi iOS.

Dal punto di vista della compatibilità software, iOS e OSX hanno già alcune basi in comune, pur girando su architetture diverse, quindi il passo potrebbe essere breve, e non è detto che Apple non abbia già dei prototipi sui quali lavora per tenersi pronta all'eventuale passaggio. Chi ritiene che Apple abbia guadagnato mercato grazie alla compatibilità con Windows assicurata dai processori Intel, potrebbe considerare il fatto che anche Windows 8 RT gira su processori ARM, e Microsoft sembra voler puntare in modo deciso in questa direzione, cioè su applicazioni realizzate per girare anche sulla versione RT del nuovo sistema. È vero che con l'A6 Apple è andata oltre le architetture standard, e le soluzione customizzate introdurrebbero delle incompatibilità anche sui Mac (precludendo quindi la strada a Windows RT) ma è anche vero che per i dispositivi mobile l'ottimizzazione spinta è quasi indispensabile per ottenere prodotti al top, mentre per un'eventuale Mac costruito intorno all'architettura ARM si potrebbe ricorrere alle ARM Cortex Standard (che sia la serie A50 basata su ARMv8, o quelle che arriveranno negli anni a venire). 

La prima mossa

Con tutta probabilità il passaggio non sarebbe totalmente esente da problemi: come già avvenuto in passato (e descritto sopra) si assisterebbe ad un periodo con applicazioni appesantite dal doppio codice, ambienti di emulazione, e qualche incompatibilità il cui disagio può essere più o meno importante a seconda degli usi specifici degli utenti. Chi usa le applicazioni Apple o poco più (magari scaricato dal Mac App Store) potrebbe non riscontrare alcun problema; i professionisti legati a software molto specifici sarebbero invece legati ai tempi di aggiornamento dei singoli sviluppatori, e quindi anche all'efficacia degli strumenti (Xcode) che Apple metterebbe a disposizione per eseguire la transizione.

Il bello dell'Informatica è che si tratta di un settore sempre in movimento e in questi anni, tra il successo dei tablet e le rivoluzioni di interfaccia, si potrebbe arrivare anche ad uno stravolgimento di quelle architetture che sembravano ormai assodate, quasi scontate. Quando si parla di Apple la storia ci insegna che il cambiamento è ancora più probabile, ma anche Microsoft sta offrendo un contributo molto forte con Windows 8, e Google ha fatto la sua parte nel settore parallelo dei servizi online, dei sistemi mobile, e anche con i Chromebook. Questi ultimi dispositivi nati intorno a Chrome OS e al concetto di cloud (altra scommessa del futuro) sono virtualmente indipendenti dall'architettura: sono stati presentati tanto modelli con processore Intel (come l'Acer C7), quanto modelli con processori ARM, economici e per molti versi più convincenti (come il nuovo Samsung).

Ma se i Chromebook, per il loro particolare (e quasi indissolubile) legame con il mondo online, non sono ancora riusciti a fare breccia tra gli utenti, Windows 8 RT ha tutte le potenzialità per fare qualcosa in più, soprattutto perché potrebbe riuscire a traghettare verso dispositivi con architettura ARM gli utenti che si affezioneranno abitueranno all'interfaccia Metro. 


Per tirare le somme è ancora presto, ma se è vero che l'avvento delle architetture x86 segnò (a suo tempo) l'inizio della diffusione dei PC come li conosciamo oggi, nonché la sparizione quasi totali di tutte le altre tipologie di Personal Computer (con Apple che è rimasta l'unica mosca bianca nella sua nicchia), uno stravolgimento di architettura accompagnato da un cambiamento di abitudini degli utenti potrebbe rimescolare le carte in tavola. Se alcune novità delle novità più attese si riveleranno poco apprezzate o addirittura infruttuose, Apple potrebbe sorprendere tutti presentando un personal computer con sistema operativo "tradizionale" (senza le limitazioni di Windows RT e meno cloud-centrico di Chrome OS) capace di far girare le applicazioni di sempre, ma basato su una nuova architettura hardware che potrebbe essere l'architettura del futuro. O, perlomeno, di quel breve orizzonte del futuro informatico che possiamo immaginare oggi.