lunedì 30 aprile 2012

[10 anni fa] vecchie abitudini e falsi miti

Il mese di aprile del 2002 non riservò grosse novità nel settore informatico; tra la solita guerra tra le console che passava attraverso i soliti tagli dei prezzi, le solite polemiche sulla privacy di cui potremmo non smettere mai di parlare, i soliti alti e bassi del marketing Microsoft (che annunciava Longhorn, nome in codice di Windows Vista, per il 2004), e la corsa ai supercomputer più veloci, Apple presentava l'eMac (macchina che, nonostante i dichiarato target educational, onestamente non sono mai riuscito ad inquadrare bene) e la versione DVI del PowerBookG4-Titanium.

A dimostrazione che il tempo non cambia certe abitudini (non in 10 anni perlomeno... magari in 20 o 30...) vi ripropongo un mio articolo di 10 anni fa in cui mi lamentavo della disinformazione creata intorno al mondo Apple (il testo che trovate qui di seguito è leggermente rivisitato rispetto all'originale):

Capita con una certa frequenza, anche frequentando siti di cosiddetti "esperti" (o addirittura leggendo rinomate riviste di informatica), di riscontrare inesattezze di un certo rilievo quando si parla di argomenti meno comuni rispetto al classico PC-Windows, in particolare quando si parla di Linux ed Apple. Visto che io stesso vorrei evitare di fare disinformazione su argomenti che conosco solo marginalmente (Linux), mi limiterò a fare qualche considerazione su alcune cose che ho letto ultimamente riguardo a MacOS.

Frequento abitualmente newsgroup e siti, dove ogni utente registrato può scrivere le proprie notizie o esperienze (come Tevac); qui certi strafalcioni vengono talvolta riportati per far sorridere gli utenti Mac, anche se in alcuni casi capita che qualcuno si infastidisca leggendo errori di valutazione macroscopici.

Facciamo qualche semplice esempio: qualche mese fa scopro che esiste un sito dove "esperti di informatica" rispondono a domande tecniche di ogni tipo relative ad ogni sistema operativo. Capita quindi che chiedano informazioni anche su MacOS, ed una delle domande nelle quali mi sono imbattuto era relativa alla posizione della striscia di controllo: per chi non lo sapesse, questo elemento del sistema operativo è una sorta di mini-pannello di controllo che si àncora ai lati del desktop e si può spostare a proprio piacimento trascinandolo mentre si preme il tasto "alt". Purtroppo capita che alcune applicazioni, ridimensionando lo schermo, lascino questa striscia "fuori posto" (tipicamente a 1/3 dello schermo) ma, come appena spiegato, basta un semplice click del mouse per riportarla dove vogliamo. Peccato che "l'esperto di Macintosh" della situazione fosse così poco esperto da considerare l'evento come il sintomo di un gravissimo malfunzionamento del sistema con conseguente consiglio di riformattare l'hard disk e reinstallare tutto (ci mancava solo che tirasse in ballo qualche virus). L'utente Macintosh più smaliziato potrebbe considerare questa uscita come una barzelletta, ma l'utente che chiedendo un consiglio su una questione apparentemente banale si sente rispondere in questo modo, non ci avrà certo riso sopra... Viene quindi da chiedersi con quale coraggio certa gente si dichiara tanto esperta da diffondere simili consigli senza avere, apparentemente, la minima conoscenza del sistema di cui sta parlando.

Ma se internet è un mondo per molti versi "volatile" e anarchico, forse i danni maggiori vengono da quello che si può trovare scritto su certe riviste. Evito di commentare quanto apparso su una rivista di videogiochi, dove si parla di Mac come oggetto "puramente estetico" (e a seguire la consueta sfilza di luoghi comuni che lasciano il tempo che trovano e non meritano neanche di essere riportati).

Mi soffermerei invece su quanto apparso sul numero di questo mese di una rivista ben più importante, riguardo una recensione del nuovo iMac. Ci terrei a fare qualche considerazione su queste righe in quanto sono un esempio più che lampante di quello che si intende per disinformazione. Cito dall'articolo: "...quando proviamo ad accenderlo (il nuovo iMac, NdR) cominciano i problemi! Windows avrà molti difetti, ma anche molte caratteristiche agevoli ed intuitive, come la gestione del multitasking: le finestre in esubero vengono ordinatamente ridotte ad icona, visualizzate nella barra di sistema e richiamate con un semplice click, mentre MacOSX non contempla questa possibilità..."

Tanto per cominciare, la persona in questione ha un concetto molto vago del multitasking e della sua gestione, che pare voler "limitare" al fatto di poter aprire più finestre e ridurle poi ad icona. Mi chiedo poi se questa persona abbia utilizzato MacOSX oppure se abbia visto solo degli screenshot: in MacOSX ogni finestra può trovare posto nel dock, così come applicazione, ogni cartella ed ogni disco (con relativa possibilità di navigazione); evito di infierire sulla maggior versatilità del dock rispetto alla barra di sistema di Windows, poiché l'articolo prosegue con altre "chicche" molto più divertenti.

Il recensore trova scomode le icone giudicandole troppo grandi: evidentemente non si è accorto che le icone sono ridimensionabili a piacere da 0 (semplice elenco) a 128x128. Si lamenta poi che "...per gestire le risorse di sistema bisogna infilarsi in cunicoli di opzioni non propriamente immediati...": sarà che il recensore è troppo abituato a maneggiare Windows, ma tutte le principali preferenze di MacOSX trovano posto in un unico pannello di controllo ordinato e di accesso immediato. Come se non bastasse, la recensione si conclude dicendo che "...il Finder serve a fare pulizia ma per gli utenti inesperti resta un cavillo ambiguo e non propriamente agevole...", da cui si deduce che non abbia nessuna idea di cosa sia il Finder e quali siano le sue funzioni e le sue caratteristiche. Se una recensione del genere fa sorridere l'utente medio Apple, mi chiedo però cosa potrà pensare chi di MacOSX non sa nulla e legge queste "impressioni d'uso".

Non mancano poi utenti convinti che MacOS e Windows non possano stare nella stessa rete, che con il Mac sia impossibile navigare in Internet o che i file di Windows (tipicamente documenti di Office) non si possano leggere con un Mac.

Ultimamente pare che Apple si sia accorta di queste false idee che girano intorno ai propri sistemi e ai propri computer, e che abbia deciso di porvi rimedio... o almeno di fare un tentativo in tal senso. Sul depliant del nuovo iMac ci sono due pagine dedicate a sfatare alcuni di questi "falsi miti". La speranza di Apple è che queste notizie possano arrivare a chi ancora non conosce i computer della mela, visto che gli utenti Mac conosco già bene queste cose. Proprio per questo motivo, da un po' di tempo a questa parte, pare che anche Apple Italia stia organizzando numerosi tour per presentare MacOSX, le applicazioni di maggior rilievo, e quello che Apple stessa definisce il digital-lifestyle, ovvero tutte le possibilità digitali audio e video che girano intorno al proprio mondo. Oltre a tutto ciò, sul sito Apple sono apparse diverse pagine che invitano gli utenti Windows ad esprime il loro parere su MacOS chiedendo quello che li soddisfa e quello che vorrebbero in più. Ancora più importanti le pagine dedicate alle spiegazioni di come far convivere Mac e PC-Windows, dimostrando come le macchine possono interagire e scambiare dati.

Per concludere, scopro in questi giorni che anche a livello educational Apple Italia sta facendo delle proposte interessanti, e le prime macchine Apple (tutte con predisposizione per rete wireless Airport) stanno entrando nelle scuole italiane, consentendo così agli studenti interessati di scoprire che il mondo dell'informatica non è necessariamente legato a Microsoft e che esistono delle alternative che per certio versi possono anche essere migliori. Non so se il merito sia di queste iniziative (ancora ai primi stadi) ma l'impressione è che il mercato italiano del Mac sia in espansione, almeno giudicando la popolarità del marchio e la notevole richiesta di informazioni su newsgroup e forum da parte di utenti alle prime armi.


Pur restando valido in alcuni concetti basilari, un articolo come questo, oggi, fa un po' sorridere: non avrebbe senso né di essere scritto né di venire pubblicato. In 10 anni internet ha fatto passi da gigante, così come le informazioni reperibili in rete; anche Apple ha fatto passi da gigante e probabilmente certi strafalcioni non sarebbero più ripetibili (anche se di cose assurde mi capita di sentirne tutt'oggi, come quelli convinti che l'iPod possa riprodurre solo la musica comprata sull'iTunes Store...). Quello che è rimasto è un certo alone di disinformazione intorno ad Apple, magari non necessariamente a livello "tecnico"... ma non ne parlerò in questo post...

venerdì 27 aprile 2012

La corsa di iPhone non si arresta

Di seguito, il mio commento alla trimestrale Apple (articolo pubblicato ieri su Punto-Informatico):

Una settimana fa Verizon presentava i risultati fiscali del trimestre appena concluso, evidenziando come più della metà delle nuove attivazioni riguardava telefoni Apple (3,2 milioni di iPhone su un totale di 6,3 milioni di smartphone). Qualche giorno dopo AT&T (sempre in occasione della presentazione dei risultati fiscali) faceva un annuncio ancora più sbilanciato: su 5,5 milioni di smartphone attivati nel corso del trimestre, ben 4,3 milioni sono iPhone (nello stesso trimestre del 2011 erano stati 3,6 milioni); nonostante l'immancabile calo nel confronto col trimestre natalizio, il 78 per cento dei nuovi telefoni attivati da AT&T sono stati iPhone, cioé 3 telefoni su 4.

Con queste premesse non era difficile immaginare quale sarebbe stato il motivo trainante dei risultati presentati da Apple la sera del 24 aprile: iPhone. Con oltre 35 milioni di unità vendute, e nonostante le immancabili polemiche che da qualche anno a questa parte accompagnano ogni nuovo prodotto Apple (ve lo ricordate l'Antennagate di iPhone 4?) il melafonino continua la sua crescita inarrestabile e sembra quasi non risentire del consueto calo post-natalizio, che aveva visto vendere "solo" 2 milioni di iPhone in più. Il confronto col 2011 fa segnare una crescita dell'88 per cento e, con un fatturato pari a 22,7 miliardi di dollari, iPhone rappresenta il 58 per cento dei 39,2 miliardi totali (l'anno scorso era circa al 50).

Proprio questi 39,2 miliardi di dollari rappresentano l'ennesimo record trimestrale della società della Mela (escludendo il solito trimestre natalizio): più 59 per cento rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso e un utile di 11,6 miliardi di dollari (pari a 12,30 dollari per azione diluita, grossomodo il doppio del 2011) con un margine lordo che sale dal 41 al 47 per cento.

Se la parte del leone l'ha fatta iPhone, chi registra la crescita maggiore è iPad: con quasi 12 milioni di unità vendute rispetto ai 4,7 milioni dell'anno scorso, iPad segna una crescita del 132 per cento, una crescita realizzata quasi esclusivamente da iPad 2 visto che il nuovo modello è arrivato a metà marzo (motivo in più per aspettare i risultati anche del trimestre in corso). Anche a livello di fatturato iPad rappresenta ormai una quota pari a oltre il 16 per cento del totale (contro il 20 del trimestre precedente, condizionato però dai regali natalizi) mentre l'anno scorso si attestava intorno al 11.

Complessivamente sommando iPhone, iPad e iPod Touch (di cui manca il dettaglio nel totale degli iPod), il comparto iOS supera i 50 milioni di unità vendute nel corso del trimestre, pari a oltre 550mila dispositivi venduti ogni giorno. Mel trimestre natalizio, complici le vendite molto più elevate (soprattutto di iPod Touch) questa cifra si attestava tra i 650 e i 700mila. Come evidenziato a inizio settimana parlando dell'evoluzione dell'interfaccia di OS X verso iOS, questi 50 milioni fanno quasi scomparire i 4 milioni di Mac venduti nel corso dei primi tre mesi del 2012, cifra comunque considerevole sia guardando al panorama globale del mondo dell'informatica, sia rispetto allo stesso periodo del 2011, nei confronti del quale rappresenta pur sempre una crescita del 7 per cento (crescita che, una volta tanto, è trascinata dai desktop più che dai portatili).

Considerando che questi mesi sono stati caratterizzati da uno stop in attesa dei nuovi processori Ivy Bridge che equipaggeranno le nuove macchine attese in questi mesi, il risultato è comunque buono. Fa un po' specie notare che i Mac rappresentino poco meno del 13 per cento del fatturato (meno di iPad) ma rispetto a cinque anni fa si parla di cifre che in valore assoluto sono più del doppio. Anche se, a quei tempi, i Mac totalizzavano il 43 per cento del totale.

In mezzo a tutti questi numeri positivi si registra l'inevitabile calo del settore iPod (meno 15 per cento rispetto al 2011) anche se nonostante tutto, e considerando che non ci sono stati aggiornamenti, la linea sembra tenere più del previsto. Parallelamente al mondo iOS crescono anche i ricavi di iTunes Store (App Store e iBookStore inclusi) e anche la vendita di software per Mac, complice probabilmente il Mac App Store, fa segnare un più 12 per cento.

Di fronte a questi risultati, gli investitori ringraziano: martedì sera, prima dell'annuncio dei risultati, il titolo AAPL aveva chiuso a 560 dollari, mentre il mattino seguente ha riaperto a 616 dollari, per chiudere poi a 610 dollari, 50 in più del giorno precedente, quasi il 9 per cento. Per il prossimo trimestre Apple è prudente e stima un fatturato intorno a 34 miliardi, in calo rispetto al trimestre appena concluso ma comunque in crescita di oltre il 20 per cento rispetto ai 28 miliardi degli stessi mesi del 2011.

giovedì 26 aprile 2012

[cs] WWDC 2012

Ricevo e pubblico

[PS: se state pensando di acquistare un biglietto, sappiate che non ci sono più posti disponibili:i 5000 pass da 1600 dollari cadauno sono andati esauriti in due ore, a testimonianza dell'interesse intorno all'argomento (l'anno scorso sembravano già un record le nove ore...)]

La Worldwide Developers Conference di Apple inizierà l’11 giugno presso il Moscone West di San Francisco

CUPERTINO, California— 25 aprile, 2012—Apple ha annunciato oggi che la sua annuale Worldwide Developers Conference (WWDC) avrà luogo dall’11 al 15 giugno presso il Moscone West di San Francisco. Nel corso della conferenza di cinque giorni, gli sviluppatori potranno conoscere il futuro di iOS e OS, consentendo loro di creare nuove ed incredibili applicazioni. Il WWDC includerà inoltre più di 100 sessioni tecniche presentate da ingegneri Apple così come i popolari Apple Design Awards, una vetrina con le applicazioni più rilevanti dell' ultimo anno.

"Il WWDC di quest' anno sarà eccezionale e non vedo l' ora di condividere le novità di iOS e OS X Mountain Lion con gli sviluppatori", ha affermato Philip Schiller, Senior Vice President Worldwide Product Marketing di Apple. "La piattaforma iOS ha creato un' industria interamente nuova, con fantastiche opportunità per gli sviluppatori del nostro paese e di tutto il mondo."

Gli sviluppatori saranno in grado di esplorare le ultime innovazioni, caratteristiche e potenzialità di iOS e OS X Mountain Lion, e di imparare a ottimizzare funzionalità, performance, qualità e design delle loro applicazioni. Gli sviluppatori potranno persino portare il proprio codice e lavorare fianco a fianco con gli ingegneri Apple, applicando tecniche di sviluppo e best-practices per migliorare le loro app.

Tra le attività previste per la Apple WWDC 2012 ci sono:

• oltre 100 sessioni tecniche presentate dagli ingegneri Apple su un’ampia gamma di argomenti specifici e mirati per lo sviluppo, la distribuzione e l'integrazione delle più recenti tecnologie di iOS e OS X;
• 100 laboratori pratici con più di 1000 ingegneri Apple pronti a offrire agli sviluppatori assistenza a livello di codice, approfondimenti sulle migliori tecniche di sviluppo e aiuto su come ottenere il massimo dalle tecnologie di iOS e OS X nelle loro app;
• l’opportunità di entrare in contatto con migliaia di altri sviluppatori iOS and OS X di tutto il mondo - l'anno scorso hanno partecipato piu di 60 paesi;
• sessioni all’ora di pranzo, coinvolgenti e ricche di ispirazione, con le menti più brillanti e le personalità più influenti del mondo della tecnologia, della scienza e dello spettacolo;
• i premi Apple Design Awards, assegnati alle migliori app per iPhone, iPad e Mac che dimostrino eccellenza tecnica, innovazione e design d’avanguardia.

Per maggiori informazioni, aggiornamenti e per acquistare biglietti, è possibile visitare il sito web della Apple Worldwide Developers Conference 2012 (developer.apple.com/wwdc).

Gli sviluppatori che non sono in grado di partecipare alla conferenza di quest' anno potranno accedere gratuitamente a tutte le sessioni tecniche dal sito Apple Developer (developer.apple.com/videos) non appena pubblicate.

mercoledì 25 aprile 2012

Interfacce, questione di convergenze e divergenze [3/3]

In attesa dell'analisi sui dati fiscali pubblicati ieri, ecco la terza e ultima parte del mio commento sull'evoluzione delle interfacce (pubblicato su Punto-Informatico):

Parallelamente a quanto visto finora, non dobbiamo dimenticarci di Android: nel confronto con Apple e Microsoft, Google si pone in un contesto completamente differente, sia perché non ha alcuna tradizione nel mondo dei computer (ad eccezione dei ChromeBook che non sono stati propriamente un successo), sia perché con Android ha abbracciato la filosofia open source, a parte la breve parentesi della versione 3. Partendo da zero Google non ha alcun preconcetto sull'interfaccia utente, anche se finora non ha dato grandi prove nella proposta di soluzioni innovative (a differenza dell'interfaccia a piastrelle di Microsoft, più o meno piacevole, più o meno adatta alle diverse situazioni, e più o meno limitata in alcune funzioni, ma comunque originale). Da un po' di tempo a questa parte si parla di portatili basati su Android, anche se personalmente trovo che questo sistema sia adatto solo in prospettiva di macchine con schermo touch rimovibile, in grado di vivere di vita propria come un tablet.

La natura open source di Android ha poi permesso a Canonical di realizzare una sorta dicomputer tascabile ovvero di sfruttare uno smartphone collegato ad un dock con monitor, tastiera e mouse, come se fosse un semplice computer desktop, ma non credo che Google voglia seguire esattamente quella strada. Google punta probabilmente ad offrire Android come sistema adatto anche a piccoli portatili dedicati a compiti relativamente semplici: il fatto che sia open source permette (potenzialmente) a chiunque di modificare l'interfaccia creando qualcosa che sia utilizzabile agevolmente anche su un normale computer, eventualmente anche senza la necessità di uno schermo touch. Sotto certi aspetti è una soluzione ottimale, ma in realtà andrebbe ad incrementare ulteriormente il livello di frammentazione software di questo sistema: ulteriori risoluzioni da gestire, ulteriore variabilità dell'hardware e (soprattutto) modalità di interazione ancora diverse per le applicazioni.

Un'applicazione che richiede una gesture multitouch non potrà essere utilizzata col mouse, mentre un'applicazione che necessiti di un click preciso eseguito tramite il puntatore del mouse sarà poco utilizzabile in modalità touch. Si tratta di un problema simile a quanto già evidenziato per Windows 8, solo che Microsoft prevede entrambi gli ambienti come standard e applicazioni differenti per le diverse situazioni, mentre su Android non esiste un vero e proprio standard in tal senso: ogni produttore potrebbe personalizzare l'interfaccia in base a quello che vuole realizzare, e ogni sviluppatore si potrebbe trovare nella situazione di dover adattare la propria applicazione a troppe varianti. Riallacciandoci a quanto detto in apertura, Apple bypassa questo problema tenendo ancora i due sistemi separati e obbligando adattamenti dell'interfaccia quando le applicazioni di OSX passano in modalità a schermo pieno: il punto d'unione rimane invece la modalità di interazione multitouch che, nel caso di OSX, avviene attraverso il trackpad.

Per chiudere il discorso Android, va infine ricordato che la sua caratteristica open source ha aperto la possibilità di realizzare dei player in grado di far funzionare le applicazioni Android su Windows 7 (e quindi Windows 8), possibilità che, al di là dei consueti discorsi sui diversi modi di interagire nei due mondi, non è ancora ben chiaro a chi dovrebbe portare vantaggi: se possa essere un bene per l'Android Market Google Play, forse non sarà un bene per la diffusione di Android sui tablet, anche se stiamo facendo delle ipotesi su un mercato (se mercato c'è) che è ancora tutto da scoprire.

In definitiva lo scenario attuale e del prossimo futuro prevede:
- Apple che propone due diversi sistemi (iOS e OSX), con modalità di interazione simili ma scopi di utilizzo ben distinti e applicazioni specifiche per i due diversi ambienti (il che significa anche doppio guadagno per Apple); entrambi gli ambienti sono completamente chiusi, con hardware proprietario, OS proprietario, e App Store che, nel caso di iOS, è anch'esso proprietario (per OSX invece il software può comunque provenire anche da altri canali).

L'ecosistema della soluzione Apple, nella sua chiusura, offre meno possibilità di scelta hardware e meno libertà di azione ma, finché si resta al suo interno, ha il vantaggio di risultare più semplice e immediato nell'utilizzo. Inoltre, parlando di iOS e di tablet (dispositivo su cui tutti sembrano voler puntare per il mercato consumer del futuro), c'è il vantaggio di una scelta di App molto più variegata, e il modello di distribuzione del software adottato per iOS potrebbe portare benificio anche al Mac App Store (cosa che in parte sta già accadendo). Parlando di mercato consumer, di chi non ha particolari esigenze su tipologie di software eventualmente non ammesse sull'App Store, o di chi più in generale non ha tempo e voglia per smanettare (jailbreak a parte), la soluzione di Apple potrebbe essere quella più indicata.

- Microsoft proporrà invece un unico sistema (Windows 8) che racchiude due modalità di interazione completamente diverse (le tiles di metro e il classico ambiente desktop) ma disponibili contemporaneamente sulla stessa macchina, sia su PC che tablet, ma con applicazioni ben distinte per le due modalità dell'interfaccia. Anche il sistema Microsoft è chiuso ma ha il vantaggio di girare su più hardware e quindi offrire maggiore possibilità di scelta. La soluzione Microsoft ha inoltre il potenziale vantaggio di unificare diverse tipologie di macchine e quindi potrà garantire a quei professionisti che utilizzano determinati software, disponibili solo per Windows, di poter utilizzare lo stesso software anche su un tablet. Ammesso e non concesso che sia usabile a livello di interfaccia (se non viene adattato a Metro) e con eventuali limiti legati alle possibili differenti architetture (Intel o ARM).

- Google offre la massima libertà proponendo un unico sistema con un'unica interfaccia che può essere personalizzata a piacere e presentare molte differenze a seconda di chi produce l'hardware, senza nessuno standard che definisca dei punti chiave nel caso di utilizzo in modalità desktop (grande flessibilità ma possibili ripercussioni a livello di compatibilità delle applicazioni). Lasciando perdere il discorso mobile, dove Android la sta facendo da padrone nel settore degli smartphone (grazie alla grande disponibilità di modelli a basso costo, anche se spesso non aggiornati nel software) ma pare arrancare un po' nel settore dei tablet (dove si sente la mancanza di app specifiche), nel campo dei computer più tradizionali la strada di Android è molto in salita, senza considerare che non è detto che Google abbia un interesse diretto per l'utilizzo di Android in questo settore, dove forse vuole giocarsi ancora qualche carta con ChromeOS. In tal caso, però, a giudicare da quanto visto finora non ci sarebbe nessuna convergenza.
Parlando più nello specifico dell'interfaccia (argomento principale di questo commento) non vedo particolari motivi per cui una persona dovrebbe preferire un sistema rispetto ad un altro: anche se gli approcci che abbiamo visto sono completamente differenti, la scelta del sistema continuerà ad essere fatta in relazione al software di cui ogni persona ha bisogno. Proprio per questo motivo Microsoft, nonostante la sua posizione attuale di stretta minoranza nel settore mobile, potrebbe avere ancora molto da dire sui tablet dopo l'avvento di Windows 8, sistema che per forza di cose si diffonderà a partire dai computer tradizionali ma troverà modo di permeare anche altrove. A parità di disponibilità di software e servizi (qui non ne abbiamo parlato, ma il futuro si giocherà in parte anche sul cloud) la scelta diventa più personale e ognuno può avere le sue preferenze o le sue abitudini, oppure basare la sua scelta sulla migliore compatibilità con ciò che già possiede.

Difficile dire, alla lunga, quale soluzione sarà vincente, senza considerare che in questa lotta a tre potrebbe inserirsi un ulteriore incomodo, quel WebOS che diventando open source potrebbe trasformarsi in un'alternativa interessante per tutti quei produttori che non sono legati né a Microsoft (come Nokia) né a Google (come Motorola). Se gli operatori non sono molto soddisfatti del sistema proposto da Microsoft (situazione che potrebbe cambiare con Windows Phone 8), e i produttori dovessero sentirsi minacciati dall'acquisizione di Motorola da parte di Google, WebOS potrebbe ritagliarsi un suo spazio e iniziare a crescere, anche se potrebbe essere un po' difficile coordinarne lo sviluppo.

L'ipotesi migliore è sempre quella di un mercato equamente diviso tra le varie possibilità, così che l'utente possa realmente scegliere la soluzione migliore per le proprie necessità senza trovarsi in una posizione di minoranza o di carenza di software. Per tirare le prime conclusioni in merito a questo argomento credo che dovremo aspettare un altro paio di anni, e valutare il reale impatto che avranno i tablet sul mercato: è arrivata davvero l'era Post-PC?.

martedì 24 aprile 2012

Interfacce, questione di convergenze e divergenze [2/3]

Seconda parte dell'articolo cominciato ieri e pubblicato su Punto-Informatico; si parla di Windows 8:

Parlando più in generale dell'interazione uomo-macchina e dell'evoluzione a cui stiamo assistendo in questi anni, verrebbe da chiedersi se il futuro delle interfacce passerà davvero attraverso un utilizzo intensivo di gesture. Pensando alle ipotesi fatte in alcuni film di fantascienza verrebbe da rispondere "sì": basti pensare ad uno degli esempi più classici, quello del film Minority Report, dove si interagisce con schermi olografici tramite gesture eseguite direttamente nello spazio tridimensionale. Questo tipo di interazione richiama alla mente la tecnologia kinect di Microsoft, tecnologia sicuramente interessante ma che personalmente vedo ancora poco applicabile nell'interazione quotidiana con computer e tablet, mentre potrebbe trovare maggiori applicazioni in salotto, per interagire con console, Media Center o prodotti analoghi. In ogni caso, che sia più o meno futuribile, questo spunto ci offre l'aggancio per parlare di come si stanno muovendo a Redmond.

Microsoft, con Windows 8, porterà sui sistemi desktop le "mattonelle" introdotte con Windows Phone: anche in questo caso si assiste quindi all'integrazione su un sistema desktop di funzionalità sperimentate prima nel settore mobile. Nonostante la similitudine di questa idea di base, l'approccio di Microsoft mostra delle differenze sostanziali rispetto a quello di Apple. La casa della mela mantiene (almeno per ora) una precisa distinzione tra i due mondi, "limitandosi" a portare su OSX alcune funzionalità di iOS ma mantenendo ben distinti i due sistemi (nonché i relativi store, con conseguente doppia possibilità di guadagno) e riservando ai due ambienti diversi compiti: non è possibile, per esempio, sviluppare un'App direttamente in iOS. Microsoft punta invece a realizzare un unico sistema operativo, sia per desktop che per tablet, sia per Intel che per ARM, un sistema che contemporaneamente metta a disposizione dell'utente due diverse interfacce.

Dietro le tiles di Windows 8 c'è il classico desktop, sempre pronto a far girare il software più tradizionale in un ambiente già noto e iper-collaudato (a parte alcuni fattori estetici, molte finestre di configurazione sono esattamente identiche a com'erano in Windows 95). Anche l'approccio di Microsoft presenta tanto vantaggi quanto difetti: il vantaggio principale è che lo stesso software potrebbe girare sia su un computer desktop che su un tablet o, meglio ancora, su un dispositivo "convertibile" che possa fare da tablet in mobilità sfruttando l'interfaccia Metro, ma che possa essere collegato a monitor, mouse e tastiera per funzionare anche come computer fisso (utilizzando in tal caso l'interfaccia più classica). A mio avviso il problema principale di questa unificazione globale è che ci saranno software dedicati esclusivamente all'interfaccia Metro che su desktop rischiano di essere troppo semplificati, e software che continueranno a funzionare nel classico desktop, quasi inutilizzabile su un tablet. Tutto questo senza considerare eventuali ulteriori distinzioni relative al processore.

L'interfaccia Metro sembra poco adatta ad un utilizzo desktop tradizionale (così com'è poco adatto, a mio avviso, il Launchpad di Lion) e con tutta probabilità in molte situazioni continueremo ancora per molto tempo a vedere utilizzato l'ambiente più classico: chiunque abbia installato la beta di Windows 8 avrà notato come sia innaturale sbloccare lo schermo utilizzando il mouse (un gesto invece più che natuarale da effettuare con le dita su schermo touch) o accedere alla seconda finestra delle tiles scorrendo la barra inferione, come se fossimo in un'enorme finestra... tiles che comunque richiamano in molti casi l'ambiente classico, che a sua volta (a mio avviso) su di un tablet è tutto fuorché comodo.

Per certi versi, e con le dovute cautele per comprendere le situazioni differenti ed evitare paralleli troppo spinti, la situazione è simile a quando (nei primi anni '90) sui PC giravano MS-DOS e Windows 3.11, ognuno come se fosse una cosa a sé stante con le proprie applicazioni distinte. Dove sta allora il reale vantaggio di una simile scelta? Per l'utente si potrebbe prospettare l'utilizzo di macchine "ibride", notebook ai quali staccare il monitor da portare in giro come tablet (con potenziali limiti di autonomia) oppure tablet che posizionati in un apposito dock e collegati a video, tastiera e mouse, si comportano come normali computer (con i dovuti limiti di potenza). Dal punto di vista di Microsoft c'è inoltre un ulteriore vantaggio: nel mercato mobile la società di Redmond sta partendo da una posizione svantaggiata ma, se l'utente che utilizza il normale computer (dove Microsoft è in stragrande maggioranza) si abituasse all'interfaccia Metro di Windows 8, ci sarebbero maggiori probabilità che quando comprerà un tablet si rivolgerà a qualcosa che già conosce: un percorso esattamente inverso a quello che sta cercando di fare Apple, che partendo da una posizione di maggioranza nel settore dei tablet, cerca di conquistare utenti Macintosh proponendogli un OSX che abbia le stesse modalità di interazione apprese su iPad.

Bisogna però evidenziare un'altra differenza tra Apple e Microsoft. La prima ha sempre "forzato" l'adozione dei nuovi sistemi tagliando i ponti col passato, a costo di scontrarsi con determinate fasce dei propri utenti (tipicamente quelli professionali, che prima di effettuare cambiamenti drastici preferiscono, giustamente, verificare la piena compatibilità di tutto ciò che serve per il loro lavoro): per esempio non è possibile comprare oggi un Mac con Snow Leopard, e lo stesso iCloud è disponibile solo per gli utenti che utilizzano Lion, sistema che a sua volta ha eliminato anche Rosetta (l'interprete per il vecchio codice PPC). Questo passo forzato ha fatto si che Snow Leopard e Lion (le ultime due versioni del sistema) siano al momento presenti sull'80 per cento dei Mac e le scelte effettuate da Apple, volenti o nolenti, sono adottate dalla maggioranza degli utenti.

Il comportamento di Microsoft invece è totalmente differente, quasi opposto: Windows ha sempre puntato ad una forte retrocompatibilità, scelta quasi forzata visto il modello di distribuzione adottato e la quota di mercato conquistata. Fino a pochi mesi fa era ancora possibile acquistare computer con Windows XP (un sistema del 2001 che verrà supportato per altri due anni), Windows Vista ha avuto una diffusione estremamente bassa (ad oggi non arriva al 10 per cento), e solo con Windows Seven si è avuto un certo rinnovamento nel panorama Windows, anche se XP rappresenta ancora una grande percentuale delle macchine attive.

Se Apple, per certi versi, può permettersi di "forzare la mano" con gli aggiornamenti (anche se ha sempre concesso dei periodi di transizione, sia nel passaggio da Classic ad OSX, che da PPC ad x86) Microsoft deve fare i conti con una percentuale molto più alta di utenti e con un numero molto più elevato di software che non possono permettersi di smettere di funzionare. In un simile panorama, quale sarà il ritmo di adozione di Windows 8? A mio avviso lo scoglio più grosso è quello che finora ha tenuto molti utenti legati a Windows XP, scoglio che sta per essere superato grazie al fatto che non è più possibile aquistare computer con quel sistema operativo: il che costringe anche gli sviluppatori ad aggiornare il loro software. Grazie alla sua doppia faccia, non credo che Windows 8 avrà grossi problemi ad essere accettato dagli utenti che attualmente sono migrati verso Seven, e questo potrebbe essere un trampolino di lancio anche per la diffusione di tablet equipaggiati con il sistema operativo di Microsoft.

lunedì 23 aprile 2012

Interfacce, questione di convergenze e divergenze [1/3]

Riporto oggi la prima parte di un articolo pubblicato stamane su Punto-Informatico. Nei giorni a seguire le restanti parti.

Nell'estate del 2009 descrivevo i possibili sviluppi delle interfacce uomo-computer, considerando anche le possibili evoluzioni dell'hardware. La strada intravista in quell'occasione cominciò a diventare più evidente l'anno successivo, quando Apple introdusse il Magic Tackpad: si trattava di un modo come un altro per portare sul Mac tutte quelle gesture diventate di uso comune sugli schermi touch di smartphone e tablet.

Ho già avuto modo di raccontare come un approccio semplificato all'informatica possa essere più che sufficiente per molti utenti consumer (o anche per alcuni utenti professionali, in determinati ambiti o per utilizzi specifici) e la nuova generazione di tablet, che si tratti di iPad o di un qualsiasi tablet Android, ha segnato l'inizio di quella che molti chiamano "l'era Post-PC", definizione che per il momento non mi sento di condividere completamente: è vero che il tablet può sostituire il PC in alcune situazioni (anche completamente per alcuni utenti) ma, non potendolo rimpiazzare in tutto e per tutto, per il momento resta ancora un dispositivo che affianca il normale computer. L'era Post-PC non è ancora arrivata.

Detto questo non possiamo dimenticare che, nel solo 2011, Apple ha venduto più dispositivi iOS di quanti Mac abbia mai venduto in tutta la sua storia; anche guardando all'ultimo trimestre fiscale non è difficile notare come, pur tralasciando iPod Touch (le cui cifre di vendita non sono certo esigue ma quantificabili tra i 15 e i 20 milioni di unità) sommando le vendite di iPhone e iPad si ottiene un numero che è 10 volte quello dei Mac. A fronte di questi numeri non dovrebbe sorprendere più di tanto il fatto che Apple punti, almeno in parte, a ricreare sul Mac la stessa esperienza d'uso che gli utenti già conoscono tramite iOS: per Apple non si tratta solo di sperimentare nuove forme di interazione tra l'utente e il computer, ma anche di un modo per conquistare nuovi utenti nel settore desktop, conquistarli offrendo loro un'ambiente già noto e una metodologia d'uso col quale hanno già dimestichezza.

La convergenza delle interfacce non è certo una prerogativa di Apple, ma ognuno la affronta in modi diverso: di seguito andremo ad esaminare come si stanno muovendo i tre principali attori del settore computer e mobile, ovvero Microsoft, Apple e Google. L'analisi partirà da Apple perché temporalmente è quella che ha iniziato per prima questo processo e perché, guardando a quello che possiamo trovare ora sul mercato, è quella che (con i suoi pro e contro) ha fatto più passi in questi direzione e offre maggiori spunti di discussione.

Al di là del lancio del Magic Trackpad di cui abbiamo parlato sopra, l'arrivo del Mac App Store a inizio 2011 (omologo dell'iTunes App Store per iOS), e l'uscita di Lion nell'estate dello stesso anno, hanno segnato l'inizio vero e proprio alla convergenza: Apple ha unificato l'aspetto grafico di alcune applicazioni (in particolare agenda e rubrica, che in Lion sono esteticamente identiche alla controparte su iPad), ha portato sul Mac il concetto di applicazioni a pieno schermo (concetto un po' diverso da quello di una finestra a pieno schermo, visto che presuppone anche un adattamento dell'interfaccia), ha implementato le gesture per scorrere gli spazi di lavoro (così come su iPad si scorrono le applicazioni aperte in multitasking), e ha migrato da iOS intere applicazioni come Facetime e Launchpad (una sorta di layer per avviare le applicazioni in stile iOS, che a mio avviso andrebbe rivisto per offrire qualche possibilità in più di personalizzazione).

L'annuncio di Mountain Lion non ha fatto che rafforzare le similitudini con iOS: nella prossima versione del sistema operativo per Mac, Apple aggiungerà applicazioni come "note" e "promemoria" (sincronizzabili attraverso iCloud), rimpiazzerà iChat con un'applicazione in grado di scambiare messaggi con iOS, e porterà anche su Mac il centro notifiche. Tra le altre novità derivate da questo processo di convergenza, non mancano quelle soggette a critiche più meno feroci, in particolare Gatekeeper: una sorta di "centro di controllo" in grado di verificare la provenienza delle applicazioni e il relativo certificato digitale che le associa in modo univoco allo sviluppatore. Secondo alcuni l'integrazione di questo sistema di controllo prelude ad un futuro in cui si potranno installare solo applicazioni provenienti dal Mac App Store, come a sigillare una transizione definitiva di OSX verso iOS (dove da sempre, jailbreak a parte, si possono installare solo applicazioni provenienti da iTunes App Store). Nonostante le polemiche, dalle preferenze di Mountain Lion sarà possibile decidere se installare software proveniente solo del Mac App Store, applicazioni di altra provenienza ma comunque certificate, oppure qualsiasi tipo di applicazione: per il momento non c'è quindi alcuna forzatura in tal senso.

Al di là di questo, è evidente che l'attuale processo di convergenza messo in atto da Apple veda più OSX avvicinarsi a iOS che non il viceversa, una tendenza spiegata sia da questioni numeriche dei dispositivi venduti (come visto sopra) sia dal fatto che iOS offra un maggior ventaglio di novità rispetto alla classica metafora del desktop che è nata quasi trent'anni fa. Dietro il vantaggio di un'uniformità di interazione con i diversi tipi di dispositivi si nascondono anche alcuni difetti: prima di tutto, per poter sfruttare al meglio l'interazione tramite gesture è indispensabile utilizzare un trackpad, che sia quello integrato nei portatili oppure il Magic Trackpad da affiancare alla tastiera; una possibile alternativa è rappresentata dal Magic Mouse ma in questo caso le possibilità di interazione sono più limitate (e anche più scomode).

Utilizzando un mouse normale si rinuncia alla gesture, e per chi vuole affiancare un mouse ad un trackpad (situazione più che comune quando è richiesta la precisione che solo un mouse può dare) lo spazio sulla scrivania aumenta: forse non è un caso che Apple, da un po' di tempo a questa parte, proponga tastiere senza tastierino numerico. Questioni hardware a parte, l'attuale versione di OSX mostra alcune disuniformità di interfaccia legate al momento di transizione: l'obiettivo è quello di trarre vantaggio dall'utilizzo delle applicazioni a pieno schermo, ma questo presuppone un lavoro di adeguamento dell'interfaccia da parte degli sviluppatori, e comunque per alcune applicazioni potrebbe non aver senso lavorare a tutto schermo (la stessa rubrica indirizzi di Apple non prevede questa possibilità). Non mancano inoltre diverse critiche ad alcune funzionalità modificate o rimosse, come il salvataggio automatico delle diverse versioni di ogni documento (accompagnato dalla sparizione del "Salva con nome...") o l'eliminazione delle frecce per lo scrolling dei documenti (inutili se si utilizzano le gesture di scrolling dinamico, ma potenzialmente utili per chi utilizza un mouse "normale").

L'idea di Apple è presumibilmente quella di semplificare l'interazione, come avviene con iOS, ma davanti ad un computer si lavora in modo un po' diverso e alcune differenze devono necessariamente rimanere: chissà se con Mountain Lion riusciranno ad aggiustare un po' il tiro, procedendo nella convergenza, ma lasciando il giusto spazio di azione anche alle caratteristiche più specifiche di OSX.

venerdì 20 aprile 2012

Retina per tutti

Nei giorni scorsi ho parlato dei possibili sviluppi del display dell'iPhone e del fantomatico iPad nano (ammesso che esisterà mai e che si chiamerà così).
Oggi vorrei parlare di cosa potrebbe accadere sui display dei computer, in particolare sui MacBook (Pro e Air). Partiamo dai portatili semplicemente perché sono display più piccoli: creare un retina display da 9.7" per l'iPad è stato decisamente più complesso (e più costoso) rispetto a quello da 3.5" dell'iPhone... saltare direttamente ai 21.5" o 27" dell'iMac e del Thunderbold display sarebbe pretendere troppo (sebbene non sia richiesta la stessa densità di pixel, vista la distanza maggiore di utilizzo) anche perché nell'ipotesi non troppo remota che Apple proceda alla consueta quadruplicazione della risoluzione, occorre anche un processore grafico in grado di gestire tutti quei pixel... e pare che i prossimi Intel Ivy-Bridge attesi sui nuovi MacBook siano pensati proprio per questo.
Presumibilmente potremmo quindi avere un MacBook Pro da 13" che passa dall'attuale risoluzione di 1280x800 ad un molto più definito 2560x1600, risoluzione ancora più elevata, per via del diverso rapporto, di quella dell'iMac da 27" (che arriva a 2560x1440). Un simile display avrebbe la rispettabile densità di 232 ppi, un bel salto in avanti rispetto ai 116 ppi attuali e non molto distante dai 264 ppi del nuovo iPad (potete verificare le varie densità e fare tutti i test che volete utilizzando un po' di matematica oppure un calcolatore online).
Il MacBook Air invece ha già adesso una risoluzione più elevata (1440x900, pari a circa 131ppi) ma è probabile che venga anch'esso unificato alla già elevata risoluzione di 2560x1600, lasciando i 2880x1800 come raddoppio delle dimensioni del MacBook Pro da 15", che in tal caso guadagnerebbe una definizione di 226ppi.
Chi ne guadagnerebbe di più da questo processo di quadruplicazione dell'area potrebbe essere il MacBook Air da 11", che passando a 2672x1536 raggiungerebbe l'esagerata definizione di 280ppi, superiore anche a quella del nuovo iPad; se però supponiamo qualcosa di più modesto per arrivare ad una definizione simile agli altri modelli già esaminati, potremmo pensare ad un 2048x1280 (che significherebbe 220ppi), 2400x1440 (254ppi) o un più standard 2560x1400 (264ppi).
Per il momento mi fermerei qui, sia perché (felice di essere smentito) non sono sicuro che anche il modello da 17" potrebbe godere da subito di un display ad alta definizione (nè tantomeno gli iMac), sia perché limitandosi a considerare queste taglie affrontiamo anche il discorso che vuole il nuovo MacBook Pro da 15" ridisegnato in veste Air. Premesso che la tendenza è sicuramente questa (rimozione dell'unità ottica e utilizzo di di dischi a stato solido) vedo ancora difficile un'unificazione delle due linee: un SSD da 512GB costerebbe troppo (anche da 256GB non è che sia molto economico), ma un MacBook Pro con un disco più piccolo mi pare poco indicato per un utilizzo Pro... Quello che vedo probabile è, da un lato l'ampliamento della linea Air con un modello da 15" (anche se cadrebbe un po' il significato di "ultrabook") e dall'altro un'evoluzione della linea Pro che veda sparire l'unità ottica a vantaggio di un computer più sottile e/o un doppio disco e/o una batteria che possa assicurare più autonomia. Probabilmente ne sapremo di più entro l'estate.

PS: chiudendo il discorso dei display, su MacRumors di qualche giorno fa c'era una scaletta di possibile evoluzioni dei display.

giovedì 19 aprile 2012

(c)ensura

Chi mi segue forse si ricorderà che qualche tempo fa avevo fatto un "simpatico" esperimento per verificare il grado di censura di certi siti e blog. Premetto (come avevo fatto a sue tempo) che non sono contrario a priori alla censura: non trovo nulla di sbagliato nel censurare messaggi volutamente offensivi o inutilmente e ripetutamente polemici (censure alle quali darei comunque una spiegazione) così come non mi sono fatto nessuno scrupolo a censurare un paio di messaggi di SPAM (unici casi di censura fatti su questo blog).
A distanza di quasi due anni, nel fine-settimana ho voluto riprovare il "simpatico esperimento" ed ho scoperto che c'è molta gente che predica bene ma razzola male... gente capace di dirti che "il blog è mio e ci scrivo quello che voglio io perché sono contro ogni censura", perfettamente condivisibile se non fosse che poi si contraddice censurandoti e sbattendoti la porta in faccia, e magari te la ritrovi casualmente su altri forum a dire agli altri che non devono scrivere certe cose sui loro blog, perché vorrebbero leggere altro... per la serie: "la censura degli altri è sbagliata, ma la mia ©ensura è OK, e tutti dovrebbero scrivere le mie stesse cose"... una censura "personalizzata", col ©opyright... A volte la cosa più ridicola è l'atteggiamento pomposo che si danno questi individui (avete presente quelli che parlano di sè stessi in terza persona?) come se fossero gli unici ad aver diritto di parola su certi argomenti.
In ogni caso, numericamente parlando, il test si è svolto ancora con l'invio di 10 messaggi "anonimi" (ovvero con un nick diverso dal mio solito) assolutamente non offensivi e non provocatori, ma semplicemente e pacatamente in disaccordo con l'autore dell'articolo, il pensiero espresso nel blog, o un commento del forum. Le cose sono andate un po' meglio dell'altra volta, visto che solo 5 messaggi sono stati censurati: due di questi non hanno ricevuto alcuna risposta (svaniti nell'etere), uno ha ricevuto la risposta sgarbata di cui sopra, in un caso sono stato "bannato" (messaggio cancellato senza spiegazioni e nessuna possibilità di pubblicare nuovi messaggi) e solo in un caso ho ricevuto un feedback che spiegava i motivi della censura (che poi questi motivi siano o meno condivisibili è un altro discorso). Devo però aggiungere che dei 5 messaggi che sono stati pubblicati senza censura, in un caso l'amministratore del forum non si è fatto problemi a rispondere in malomodo nel forum stesso, cercando di farmi dire cose che in realtà non avevo scritto e lasciandomi intendere che non avrebbe accettato repliche, repliche che comunque non ci tenevo a fare...

Per inciso, gli argomenti di discussione sui quali sono intervenuto non erano necessariamente legati all'informatica (né tantomeno al mondo Apple) ma spaziavano in ogni campo, dalla cronaca alla tecnologia in genere, su alcuni siti che frequento regolarmente (e che continuerò a frequentare, nonostante la censura) e su alcuni in cui sono capitato più o meno per caso cercando informazioni su notizie specifiche (siti sui quali, probabilmente, non capiterò mai più).

Il consiglio che vorrei darvi è lo stesso dell'altra volta: diffidate da chi vi vende le proprie opinioni come verità assolute perché un'opinione non potrà mai essere obiettiva al 100%, sia che si tratti di un sito "rinomato", sia che si tratti di un blog; abbiate dubbi quando sentite una sola campana e, se l'argomento vi sta a cuore, approfonditelo leggendo diverse pareri da più fonti... ma soprattutto approfonditelo leggendo le pagine di chi (sito, blog o forum) scrive qualcosa che segue un certo filo logico (anche se poi non siete d'accordo col suo modo di ragionare) non di chi scrive solo per fare polemica invocando libertà d'opinione e veneggiando sulla ©ensura.

mercoledì 18 aprile 2012

Mini display

Settimana scorsa ho fatto qualche considerazione sui possibili sviluppi del display dell'iPhone (considerazioni che bene o male sono sostenute anche da altri).
Oggi vorrei invece parlare dello schermo del fantomatico iPad nano; restiamo nel campo delle vaghe ipotesi perché, nonostante i numerosi indizi, non c'è la minima certezza che questo dispositivo verrà mai alla luce: desiderato da molti (me compreso, anche se con forti dubbi sulla reale utilizzabilità) ma dichiarato inutile da Jobs, potrebbe arrivare tra le nostre mani come primo segno tangibile dei cambiamenti portati da Tim Cook (a onor del vero alcuni cambiamenti ci sono già stati, ma non a livello di linee di prodotto). In realtà mi viene un po' difficile pensare che un nuovo dispositivo come l'iPad nano possa entrare in produzione a soli 6 mesi dalla scomparsa di Jobs, senza che Jobs ci abbia messo lo zampino: più facile pensare che lo stesso Jobs sia ritornato sui suoi passi pensando che leggere un libro su uno schermo in verticale grande grossomodo la metà di quello dell'iPad, non è molto dissimile da leggere un libro sull'iPad con orientamento orizzontale... se ci aggiungiamo le voci che vogliono uno schermo AMOLED per l'iPad nano, e la recente impennata d'interesse di Apple verso il mercato dell'editoria digitale, il discorso potrebbe quadrare. Il famoso iPad nano potrebbe anche non essere un tablet in miniatura ma una sorta di eBook reader evoluto: nell'eBook reader "puro" Apple (o perlomeno Jobs) non ci ha mai creduto ma in questo caso, essendo un dispositivo basato su iOS, sarebbe in grado di far funzionare anche le applicazioni che già girano sui tablet e smartphone della mela, potrebbe chiamarsi iBooks (e non "iPad nano") e potrebbe puntare a far concorrenza al Kindle Fire piuttosto che agli altri tablet Android (o comunque puntare a quel settore specifico di mercato, a metà strada tra l'eBook-reader e il tablet). Idealmente, per una serie di motivi che andrò a spiegare in seguito, lo schermo dovrebbe essere da 7,85" ed avere la stessa risoluzione dell'iPad-non-retina (cioé 1024x768) quindi dal punto di vista della applicazioni farebbe riferimento a quelle per iPad; per via delle dimensioni dello schermo mi aspetto però che la variante iOS per questo dispostivo abbia alcune caratteristiche più vicini alla versione per iPhone (per esempio potrebbe non girare le icone del desktop in modalità landscape, oltre ad avere meno icone nel dock, nelle cartelle, o in ogni pagina).
Ma torniamo a ragionare sul display: dando per scontato che, per questioni tecniche e di compatibilità dei formati, la risoluzione sia di 1024x768 (sicuramente non può essere quella da 2048x1536, che già si fatica a produrre sui 10") se spalmiamo questi pixel su un display da 7,85" otteniamo una definizione di 163 dpi, decisamente inferiore ai 264 dpi del nuovo iPad, ma comunque superiore ai 132 dpi delle prime due generazioni del tablet Apple. Al di là del confronto con gli altri iPad, i più attenti avranno sicuramente notato che 163 dpi corrispondono alla stessa definizione dell'iPhone 3GS e dei suoi predecessori, quindi anche a livello di usabilità della GUI non si andrebbe incontro ad alcun controsenso, a patto di derivare alcune caratteristiche dell'interfaccia dalla versione iPhone di iOS, come accennato sopra.
Vista in quest'ottica l'idea comincia a stuzzicare anche me, anche se rimango un po' dubbioso sulla reale utilizzabilità di uno schermo di queste dimensioni in determinati contesti: non a caso vedo questo potenziale nuovo dispositivo puntare al segmento degli eBook reader evoluti, piuttosto che a quello dei tablet... chissà "se" e "cosa" salterà fuori...

venerdì 13 aprile 2012

Quattro pollici

Volevo fare un post su qualche previsione azzardata dei futuri dispositivi Apple, ma prendo spunto da una discussione iniziata su Melablog per parlare anche qui della possibile evoluzione del display del prossimo iPhone.

Premesso che non credo all'ipotesi di un display aumentato solo in altezza (non introdurrebbe benefici in leggibilità e romperebbe le uova nel paniere degli sviluppatori) secondo me c'è da ragionare sotto due aspetti: la dimensione/risoluzione del display e la dimensione del telefono.

Intorno all'universo iPhone/iPod vive un mondo di accessori basato sulla connessione dock. Ora, è vero che Apple sta puntando tutto sull'Airplay, è vero che si è parlato di rivoluzioni dello stesso connettore dock, è vero che Apple non si è mai fatta problemi a fare di testa sua stravolgendo ogni retrocompatibilità, ed è anche vero che già ora, ogni nuova uscita, introduce delle piccole differenze che portano all'utilizzo di adattatori o al possibile cambio di alcuni accessori... ma aumentare la dimensione del telefono significherebbe mandare a monte la quasi totalità degli accessori, compresi gli impianti HiFi e i vari dock montati sulle automobili. In realtà potrebbe significare aggiungere "solo" un adattatore di dimensioni generose (magari non funzionale in tutte le situazioni) ma c'è comunque qualcosa che non mi convincerebbe in questa scelta: il Galaxy S che sto usando in accoppiata con l'iPhone è più grande, e lo trovo irrimediabilmente più scomodo, nonostante le mie mani non siano piccole... Anche in tal senso non vedo molto probabile che Apple aumenti in modo significativo la dimensione dell'iPhone e credo che un eventuale aumento delle dimensioni del display vada a ridurre l'attuale cornice mantenendo la dimensione totale grossomodo inalterata.

Ammesso (e non concesso) che abbia ragione sul punto precedente, proviamo quindi a ragionare su come potrebbe cambiare il display. La prima soluzione, la più semplice, è che il display mantenga lo stesso fattore di forma (3:2) e la stessa risoluzione (960x640) aumentando leggermente la dimensione (3,7"-3,8"). In questo modo calerebbe leggermente la densità di pixel ma si avrebbe l'enorme vantaggio della compatibilità totale di tutte le applicazioni attualmente esistenti.
Un'altra ipotesi interessante è quella di uno schermo da 4" a 1024x768: un tale schermo rientrerebbe comunque nelle dimensioni del telefono attuale (a filo con il bordo) e manterrebbe una densità di pixel più elevata, ma cambierebbe il fattore di forma da 3:2 a 4:3; il vantaggio di questa soluzione sarebbe l'unificazione della risoluzione con l'iPad ma cosa succederebbe alle applicazioni pre-esistenti? Quelle pensate per l'iPhone potrebbero girare "incorniciate" (come avviene sull'iPad) e quelle pensate per l'iPad girerebbero a risoluzione piena ma con un interfaccia "miniaturizzata"... nonostante l'ipotesi di unificazione delle risoluzioni sia interessante, dubito che Apple voglia puntare in una simile direzione, anche perché a parità di risoluzione non si avrebbe un'uniformità dell'interfaccia.
Un'altra ipotesi che si legge qua e là è quella di aumentare lo schermo mantenendo inalterata la densità di pixel, ma questo implicherebbe risoluzioni differenti dalle attuali con pesanti ripercussioni a livello applicativo... personalmente mi sento di scartare questa ipotesi a priori.
Infine l'ipotesi più fantasiosa, che è quella con cui ho aperto il post: un telefono delle stesse dimensioni dell'attuale con uno schermo che diventa sì da 4" ma aumentando solo in altezza, mantenendo la stessa densità di 326dpi; il risultato sarebbe una risoluzione pari a 1152x640, qualcosa di ancora più "sbilanciato" rispetto ad un 16:9. Magari mi sbaglio, ma a mio avviso questa ipotesi è assolutamente fuori luogo: come detto sopra non introdurrebbe benefici di leggibilità, romperebbe le uova nel paniere agli sviluppatori, introdurrebbe un form factor del display assolutamente inedito (utile, forse solo per vedere film) e anche nell'ipotesi che la parte di schermo aggiuntiva fosse riservata a pulsanti virtuali, costringerebbe alla riscrittura di tutte le App.

In definitiva, la mia opinione è che l'ipotesi più plausibile sia quella che ho dato per prima, ovvero quella di un display leggermente più grande che mantenga la stessa risoluzione, con una lieve penalizzazione dei dpi (che calerebbero leggermente) ma senza inficiare l'ingombro del telefono.

Settimana prossima, compatibilmente col tempo a disposizione (che ultimamente scarseggia per vari motivi) continuerò l'analisi dei display parlando dell'ipotesi retina sui MacBook (ipotesi che è quasi una certezza) e della rediviva ipotesi di iPad nano.

giovedì 12 aprile 2012

The never-ending story

Mi sono lamentato più volte in passato del mio Galaxy S, della relativa versione di Android (o quantomeno della customizzazione realizzata da Samsung), e del fatto che non siano previsti aggiornamenti del firmware per un dispositivo che fondamentalmente è nuovo: lanciato insieme all'iPhone 4 si trova ancora alla versione 2.3.3 di Android e non verrà mai aggiornato (con ROM ufficiali) a ICS... mentre l'iPhone 4 è stato aggiornato a iOS5 e verosimilmente verrà aggiornato anche a iOS6.

Premesso questo, qualche tempo fa un mio amico mi dice che teoricamente lo posso aggiornare, ufficialmente, alla versione 2.3.6.qualcosa, che non sarà ICS ma è decisamente meglio della 2.3.3. La cosa mi giunge nuova, ed infatti, controllando tramite l'apposita voce di aggiornamento del firmware tra le impostazioni del telefono, mi viene detto che non ci sono aggiornamenti disponibili: la 2.3.3 è l'ultima versione per il mio telefono. A sto punto però mi metto ad indagare un po' su internet: il sito della Samsung è abbastanza criptico e inutile (a parte il modo assurdo di selezione delle categorie, basti dire che secondo loro l'unica FAQ relativa al mio modello di telefono riguarda la possibilità di "modificare lo stile dei numeri visualizzati sul display quando invio una chiamata") ma cercando su qualche forum o siti dedicati scopro che questa versione effettivamente esiste ed è una sorta di "Value Pack" che però si installa solo attraverso Kies, una sorta di corrispettivo di iTunes per la gestione dei telefoni Samsung.

Bene, alla prima serata utile accendo il Mac, scarico Kies (che non mi aspettavo esistesse anche per OS X) e collego il Galaxy sperando di fare l'update. A parte il fatto che per far vedere il telefono da Kies collegandolo via USB devo entrare nelle impostazioni "Wireless e rete" ("leggermente" incongruente), selezionare l'apposita "Modalità Kies", scollegare e ricollegare il cavo accertandomi di essere nel sistema, e non in un'applicazione (tutte cose che già sapevo, ma trovo inutilmente laboriose), e a parte il fatto che, dopo tutta sta procedura, prima che il telefono venga visto passano altri 20-30 secondi buoni (e pensare che c'è chi si lamenta di iTunes...), qui inizia la storia infinita...

Kies sul Mac mi dice qualcosa tipo: "aggiorna Kies per installare la nuova versione del firmware". ??? Ma come ??? L'ho appena scaricato Kies !!! mi aspetto che il sito Samsung mi abbia fatto scaricare l'ultima versione !!! In ogni caso, confortato dalla prospettiva di installare una nuova versione del firmware clicco sul pulsantino che dovrebbe fare questo update, ma non succede nulla... clicco una seconda volta e l'applicazione si chiude (come se avessi fatto un mela-q). Rimango basito ma rilancio l'applicazione, ri-scollego e ri-collego il telefono (che altrimenti, non so perché, non si vede) rifaccio il tutto, e succede esattamente la stessa cosa. Pensando di aver preso un abbaglio, chiamo mia moglie e le dico "prova tu a vedere cosa riesci a combinare con 'sto software", ma la situazione non cambia.

Vabbé, guardo che versione ho installato, è la 1.2.qualcosa, torno sul sito Samsung e noto che nella pagina principale del supporto c'è un "Scarica Kies 2.0". Perfetto, mi dico... peccato che cliccando su "scarica per Mac" viene ri-scaricata la versione 1.2.qualcosa che avevo già...

Ma non mi do per vinto: sfruttando VirtualBox con la beta di Windows 8 (che ho "studiacchiato" per un articolo di prossima uscita) scarico Kies 2.0 per Windows e lo installo ma... non so se per colpa di VirtualBox, di Windows 8, di Lion, di Kies, o di chi altro, non c'è stato verso di far vedere il Galaxy S da Kies nella macchina virtuale.

Poco male: visto che non è urgente mi riprometto di provarci sul Dell con Windows XP appena ne avrò l'occasione, occasione che si è presentata nei giorni scorsi in un raro quarto d'ora di libertà. Scarico Kies 2.0, lo installo, seguo la solita procedura per farlo vedere dal software, entro nell'apposita finestra per gli aggiornamenti e... ... ...mi dice che non c'è alcun aggiornamento firmware disponibile: almeno per ora mi devo tenere Gingerbread 2.3.3... ??? Vabbé... tutto 'sto casino per un nulla di fatto...

A questo punto ho smesso di farmi domande: se è vero che Samsung ha copiato da Apple, purtroppo non ha copiato abbastanza bene...

PS: se qualcuno ha qualche informazione più precisa da darmi, le accetto volentieri... personalmente però ci ho già perso troppo tempo

mercoledì 11 aprile 2012

Il nuovo iPad: qualche commento extra sull'era "post-PC"

Come avevo già fatto l'anno scorso, al di là del consueto articolo scritto di corsa per pubblicare una recensione il prima possibile, dopo un periodo di prova più intensivo mi ritrovo a scrivere qualche commento aggiuntivo sul nuovo iPad, qualche pensiero realizzato con più calma e in modo più rilassato, dettagli che arrivano dall'esperienza quotidiana.

Prima di tutto il colore: quest'anno il modello in prova era di colore bianco (con smart cover in pelle blue marina) mentre in passato ho sempre avuto a che fare con dispositivi iOS di colore nero. Se sull'iPhone il bianco pare che stoni, lo schermo di maggiori dimensioni dell'iPad distoglie competamente lo sguardo dalla cornice, che durante il normale utilizzo sembra quasi scomparire... anzi... la cornice chiara tende a far scomparire dalla vista anche il sottile profilo di alluminio del corpo unibody, profilo che invece salta subito all'occhio con l'iPad nero. In definitiva, se dovessi comprare un iPad adesso, la mia preferenza andrebbe proprio sulla combinazione di colori che ho avuto in prova.

Utilizzo: inizialmente (complice la novità del prodotto e l'ansia di testarlo) non ci si fa caso ma è assolutamente vero che, avendo un iPad a disposizione, il computer quasi non lo si accende... nelle ultime due settimane avrò utilizzato il MacBook Pro solo un paio di volte, di cui una per la sincronizzazione iniziale dell'iPad. Il numero di applicazioni presenti è poi così elevato e variegato, che spesso viene più comodo fare certe cose sull'iPad piuttosto che sul Mac, anche se poi si corre il rischio di scontrarsi con certe mancanze: alcune applicazioni di ritocco fotografico, per esempio, hanno dei grossi limiti sulla dimensione delle immagini elaborate, spesso insufficienti per la stampa (lo stesso Photoshop Touch lavora su immagini di soli 1600x1600 pixel) e la stessa stampa offre meno possibilità di personalizzazione (quantomeno passando dall'applicazione HP... non so se con una stampante Airprint cambierebbe qualcosa).
Nonostante ciò, in queste settimane ho avuto modo di provare in modo più dettagliato iMovie e Garageband, scoprendoli davvero ottimi come prodotti (Garageband l'ho testato anche con un mio amico musicista)... e dopo tutte queste prove vi posso assicurare che il presunto "eccessivo riscaldamento" del nuovo iPad è in gran parte una grossa montatura: certo, scalda un po' più dell'iPad 2, ma niente di eccessivo... ho trovato temperature maggiori sull'iPhone dopo l'utilizzo intensivo del GPS col navigatore (quindi con display sempre accesso e spinotto inserito nella presa a 12V dell'accendisigari).

Piccola controindicazione: un oggetto come l'iPad rappresenta un vero è proprio surrogato del "paese dei balocchi"... i miei figli mi chiedono in continuazione di "giocare con quello bianco", in contrapposizione con "quello nero" che qualche anno fa erano l'iPod Touch o l'iPhone (sicuramente meno affascinanti di fronte ai 10" dell'iPad); da genitore che non vuole usare gli strumenti informatici come servizi di baby-sitting, ma non vuole nemmeno negarli, puntare ad un utilizzo limitato, guidato e consapevole dell'iPad, significa avere un oggetto in più da gestire nel complicato mestiere dell'educazione... quando però vedi un bimbo di 6 anni che grazie all'iPad comincia ad interessarsi alla fotografia, al fotoritocco e alla musica (interesse che si evolve nel voler apprendere uno strumento "reale") allora capisci che dietro un oggetto che molti vedono solo come un gadget, si nasconde anche un potenziale educativo enorme, potenziale che probabilmente è ancora in gran parte da scoprire.

In ogni caso, l'utilizzo intensivo mette in luce, purtroppo, un altri due aspetti negativo di iOS di cui mi lamento da sempre: l'impossibilità di gestire liberamente le proprie librerie e la mancanza di uno spazio comune alle App per scambiarsi i files. Se questo secondo problema può essere aggirato (almeno in parte) con DropBox e Phone Drive (o applicazioni simili), l'impossibilità di gestire liberamente le proprie librerie musicali, fotografiche o di video, possono diventare pesanti. Facciamo qualche esempio: le foto presenti nel rullino possono essere utilizzate per creare nuovi album, ma non posso aggiungerle ad album pre-esistenti che ho sincronizzato dal computer... anzi, dagli album sincronizzati non posso nemmeno cancellare foto. Sotto certi versi il comportamento può anche essere legittimo: il computer fa da master e qualsiasi operazione fatta da una qualunque applicazione (compreso iPhoto per iOS) è non-distruttiva; sotto altri versi però è limitante perchè presuppone una sorta di dipendenza dal computer. Se per le foto il problema potrebbe anche essere sopportabile (dopotutto si può lavorare a partire dal rullino, soprattutto per chi non sincronizza da computer ma, scatta, elabora e importa dal Camera Connection Kit), con la musica la situazione è ancora più contorta: l'unico modo per importare nella libreria è passare da iTunes o acquistare direttamente dall'iTunes Store, ma i singoli brani possono essere cancellati causando incongruenze rispetto a quanto sincronizzato da iTunes... se si importano brani per altre vie (per esempio l'immancabile Phone Drive) non è possibile spostarlo nella libreria musicale, e da iTunes non è possibile importare i brani della libreria musicale (per le foto invece si può accedere direttamente al rullino). Se iOS6 potesse dare una scrollata a queste gestioni, l'iPad potrebbe davvero diventare un po' più indipendente, altrimenti la famosa era del post-PC non inizierà mai...

Trollallero trollallà

"Con il termine troll, nel gergo di Internet e in particolare delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi" [Wikipedia]

Anche se a tratti può sembrare divertente smontare le tesi assurde e strampalate dei provocatori (io stesso l'ho fatto più volte in passato), non bisogna dimenticare che chi trolla, o lo fa consapevolmente (fregandosene quindi delle vostre argomentazioni) oppure lo fa inconsapevolmente ma non è minimamente intenzionato a comprendere ciò che gli spiegate perché troppo fissato sulle sue idee. Se in alcuni casi può essere accettabile un primio tentativo di contatto (per stabilire se effettivamente trattasi di troll), continuare a discutere con certi individui è inutile: si perde tempo in polemiche sterili e si genera traffico inutile... è vero che non ci sono più (o quasi) problemi di connettività (scaricare messaggi testuali da una connessione a banda è l'ultimo dei problemi) ma il traffico inutile genera confusione anche nella normale ricerca di informazioni utili.

I troll ci sguazzano negli ambienti in cui gli si dà corda, quindi il consiglio è sempre e solo uno:



PS: ovviamente, per chi lo vuole capire, questo post nasce dalla mia esperienza di questi giorni su usenet (in particolare su i.c.m. e i.t.c.iphone) e vuole essere un invito indiretto a non rispondere a certe persone. Chi non lo capisce, e vuole prendere questo mio post per puro spirito polemico, non fa altro che dimostrare di essere lui stesso una sorta di "troll a distanza" (oltre che dimostrare di non sapere più che pesci pigliare per fare le solite polemiche per partito preso...)

martedì 10 aprile 2012

Controsensi e controtendenze

Settimana scorsa c'era un articolo su Wired che spiegava alcuni dei controsensi del mondo Android; l'articolo, a mio avviso, è un po' poco dettagliato (anche se in linea con gli scopi divulgativi della rivista) ma racconta un po' di dettagli che a molti sfuggono, dettagli che io stesso (in parte) ho avuto modo di raccontare in passato.

Parallelamente RIM (il cui trend è continuamente in calo) annuncia l'intenzione di modificare il sistema di installazione delle applicazioni per seguire una filosofia più simile a quella di Apple.

Per concludere le frecciatine di oggi, sabato ho rivisto dopo diversi mesi un amico che non vedo da molto; anche lui ha un Galaxy S, dice che gli piace "per fare gli esperimenti", conferma in buona parte i problemi che ho descritto su queste pagine in diversi post e conferma che per farlo funzionare decentemente ha dovuto smanettarci abbastanza installando ROM non ufficiali. Anche lui, deluso dalla politica di Samsung sugli aggiornamenti, cconcorda con me che un telefono dovrebbe semplicemente funzionare, senza richiedere smanettamenti... dopotutto, per quanto evoluto, è solo un telefono...

giovedì 5 aprile 2012

Riflessioni

Tra le tante notizie di queste settimane (una vera e propria abbuffata tra le indiscrezioni sulle uscite dei prossimi MacBook Pro/Air, Foxconn in varie salse, iPad nano, dichiarazioni di Larry Page, e chi più ne ha più ne metta) ce n'è una che è passata un po' sottotono ma che a mio avviso è abbastanza importante: pare che i prossimi iMac (a loro volta oggetto di indiscezioni che li vedono in uscita tra giugno e luglio) avranno lo schermo antiriflesso.
Gli schermi lucidi offrono una maggiore luminosità e colori più brillanti ma, di contro, soffrono dell'annoso problema dei riflessi. Il mio MacBook Pro è ancora di quelli che avevano lo schermo matte di default, e anche il Dell che ho scelto per lavoro (nonché il monitor ad esso collegato) sono rigorosamente antiriflesso.
Nell'estate del 2009 avevo accolto favorevolmente il ritorno dello schermo antiriflesso sul MacBook Pro da 15" (sebbene in opzione e a prezzo maggiorato) per cui non posso che accogliere con piacere il ritorno di questa tipologia di schermo anche sull'iMac (vi rammento che comunque siamo ancora a livello di indiscrezioni) e spero che riguardi non solo l'iMac ma anche il Thunderbolt Display e tutti gli altri prodotti.

Detto questo, due domande mi sorgono spontanee: questa marcia indietro è segno di un processo di cambiamento innescato da Tim Cook, è qualcosa che era già stato programmato con Jobs, o è segno della maggiore volontà di Apple di dare retta alle lamentele/richieste dei suoi utenti (che, tra parentesi, non sono sempre valide)?

La seconda domanda riguarda invece più nello specifico l'iMac: non è che Apple vuole proporre un iMac con una configurazione più adatta al professionista, a scapito dei MacPro? Non credo che l'intenzione sia questa, anche perché in tal caso il costoso Thunderbolt Display (lucido o antiriflesso, se così sarà) rimarrebbe utilizzabile solo dal "modesto" MacMini o come secondo display... un controsenso... magari ne prossimi giorni torneremo a ragionare su queste due domande.

martedì 3 aprile 2012

Vecchia sfida, nuovi numeri

Ho già avuto modo di parlare delle mie perplessità sui numeri dell'universo Android, perplessità confermate anche dalle ultime impressioni ricevute da amici che parlano del loro smartphone Android come di un normale telefono, comprato solo perché "è un touch che costa poco, ma lo uso come il vecchio telefonino da 50 Euro" (ma i modaioli non compravano l'iPhone?). In ogni caso, moda o non moda, fedeltà o infedeltà al marchio, mi ritrovo oggi ad osservare due notizie che sembrano confermare le mia impressioni:

-la prima, pubblicata da AllThinghsD, ci dice che gli operatori USA che hanno a catalogo l'iPhone, vendono il melafonino molto più di tutti gli altri telefoni messi insieme. Ovvio che non è un dato esaustivo, vale solo negli USA e solo con alcuni operatori, ma questo ci dice che l'iPhone ha ancora margine di crescita: quando sarà disponibile con tutti gli operatori USA (visto che in America il contratto è pressoché d'obbligo, e gli utenti scelgono in primis l'operatore) la sua quota non potrà che crescere

-la seconda, pubblicata da Forbes, ci dice che chi usa iOS tende a rimanere con iOS, mentre una discreta percentuale di chi utilizza Android, sta pianificando di abbandonarlo per passare a iOS; sarà la fedeltà al marchio, sarà che l'esperienza d'uso è migliore su iOS (o peggiore su Android) fatto sta che qualcuno pronostica un'inversione della tendenza che vede Android in continua crescita...

Di mio aggiungo che in questo panorama dovranno infilarsi anche Windows Phone e Windows 8 (se estendiamo il ragionamento ai tablet), e a farne le spese penso che sarà principalmente Android, visto che iOS ha una maggiore fedeltà. In realtà, pensando ad un utilizzo aziendale dei tablet, già m'immagino che chi si è orientato sull'iPad per mancanza di ulteriori scelte, potrebbe puntare a tablet con Win 8 per questioni legate alla compatibilità con le solite esigenze aziendali (leggasi l'imprescindibile compatibilità cone le solite applicazioni Microsoft) ma guardando al mercato consumer la battaglia dei tablet sarà apertissima.

lunedì 2 aprile 2012

Vecchio e nuovo, iPad a confronto

Di seguito, l'articolo pubblicato settima scorsa su Punto-Informatico:

Dopo l'attesa per il lancio italiano, finalmente abbiamo la possibilità di testare il nuovo iPad e di mettere (letteralmente) le mani sul Retina Display da 10 pollici.

Lo schermo prima di tutto
Partiamo subito parlando di quest'ultimo (ovvero dal Retina Display) per un motivo ben preciso: lo schermo è la prima cosa che ci si trova di fronte quando si maneggia un tablet e l'elevata risoluzione è ciò che più colpisce del nuovo iPad. Un tablet è un oggetto "tutto schermo" e ogni cosa che si fa su di un tablet la si fa interagendo con esso: chi minimizza l'importanza dello schermo sottovaluta il valore aggiunto che può avere un simile display, anche se questa cosa non vale in senso assoluto (in particolare non vale per chi ha delle necessita molto specifiche su certe caratteristiche o determinati software).

In ogni caso, parlando di dati oggettivi che vanno al di là delle sensazioni personali,Displaymate ha fatto un'analisi molto dettagliata delle tecnologia che sta dietro il Retina Display, analisi dalla quale emergere una gamma cromatica in grado di sovrapporsi quasi completamente all'area standard: un enorme passo in avanti rispetto all'iPad precedente e anche rispetto al Retina Display dell'iPhone (che ricoprono solo i 2/3 dell'area standard) anche se, sotto questo aspetto, la tecnologia AM-TFT (Active Matrix Thin Film Transistors) rimane ancora inferiore a quella di alcuni display Super AMOLED. La migliore resa cromatica è evidente mettendo a confronto, l'una di fianco all'altra, le diverse generazioni di iPad, e si nota soprattutto sulle sfumature del blu e del rosso: a cercare un difetto per quanto riguarda questo aspetto, i colori sul nuovo iPad appaiono leggermente più freddi, probabilmente proprio per la maggiore resa del blu.

Batteria XL
Oltre alla gamma cromatica, il Retina Display del nuovo iPad si distingue anche per la brillantezza dei colori, brillantezza assicurata da una retro-illuminazione molto più potente rispetto a quella dell'iPad precedente (7 watt attuali contro i 3 scarsi di iPad 2). Se si considera anche la maggiore potenza del comparto grafico, indispensabile per gestire un numero così elevato di pixel, ecco un altro punto chiave dell'architettura del nuovo iPad: la batteria. Per assicurare la stessa autonomia del modello precedente, la capacità della batteria è stata aumentata del 70 per cento, con conseguente incremento dei tempi necessari per una ricarica completa. Inoltre i maggiori consumi elettrici generano inevitabilmente una maggiore quantità di calore, con conseguenti lamentele relative a problemi di surriscaldamento.

Venendo alla prova pratica, l'autonomia è grossomodo identica a quella di iPad 2 ma, di contro, la ricarica completa della batteria richiede molto più tempo rispetto a prima; inoltre i 50 grammi di peso in più dovuti alla maggiore dimensione della batteria, sebbene costituiscano solo una piccola percentuale dei 662 grammi totali, si sentono. Viceversa non si riscontrano grossi problemi relativi al surriscaldamento di cui tanto si parla: è vero che il nuovo iPad scalda di più, ma solo quando si chiede grande potenza di calcolo ai quattro core della GPU (quindi, tipicamente, utilizzando gli immancabili giochi 3D in alta risoluzione, comeInfinity Blade II oppure Real Racing 2); con un normale utilizzo il riscaldamento del nuovo iPad non genera alcun problema e, sebbene sia maggiore rispetto a quello del modello precedente, pare che sia in linea con quello degli altri tablet presenti sul mercato.


Infinity Blade II

La CPU
Parlando della potenza di calcolo arriviamo a parlare del processore integrato nel nuovo iPad. L'Apple A5X è fondamentalmente un processore Apple A5 con un comparto grafico potenziato. La CPU è sempre basata su architettura ARM Cortex A9 e le sue prestazioni sonogrossomodo identiche a quelle dell'Apple A5 montato da iPad 2. La differenza la fanno la RAM integrata (che è pari ad 1GB, il doppio rispetto al passato) e il comparto grafico, che vede l'integrazione di due GPU dual core di nuova generazione, per un totale di quattro core complessivi. La nuova GPU non è solo in grado di gestire il quadruplo dei pixel, ma riesce anche ad assicurare prestazioni grafiche doppie rispetto al modello precedente. Al di là deiraffronti numerici con altri processori (confronti che lasciano il tempo che trovano visto che poi il dispositivo va visto nella sua globalità, e non limitatamente alla forza bruta di uno dei suoi elementi) le migliori prestazioni sono ben evidenti: nonostante iOS 5.1 sia già fluido di suo anche sui precedenti modelli iPad, il nuovo iPad offre una sensazione di fluidità ancora migliore, e la differenza si nota sia nell'utilizzo delle applicazioni di grafica e video, sia in altre applicazioni come iBooks.


Real Racing 2

Ancora schermo
Con quest'ultimo richiamo torniamo inevitabilmente a parlare di display. Se due anni fa il confronto di utilizzo tra iPhone e iPad faceva emergere indiscutibilmente il vantaggio di avere sottomano (con lo stesso OS e applicazioni simili) uno schermo di dimensioni generose, l'anno scorso il confronto dell'iPad con il Retina Display dell'iPhone 4 offriva indicazioni contrapposte: da un lato c'era il vantaggio della maggiore dimensione dello schermo, ma dall'altro si notava chiaramente la differenza densità di pixel tra i due display. Ora che anche iPad offre il Retina Display, il confronto diventa inevitabile quando si torna a lavorare sul monitor di un normale computer: dopo aver passato un po' di tempo con iPad (anche solo mezz'ora) i pixel dei normali monitor diventano subito evidenti e solo i display ad alta risoluzione di alcuni portatili (come i 15" in fullHD) riescono, in parte, a reggere il paragone.

Se in certe situazioni una definizione così elevata si potrebbe notare solo in parte (per esempio con gli ingrandimenti delle foto), quando si parla di "testo" la differenza è molto più marcata: che si tratti di un libro o una pagina Web, la definizione dei font sullo schermo del nuovo iPad rende la lettura molto piacevole. È vero che un display e-Ink, per la sua "similitudine" con la carta e la mancanza di retro-illuminazione, rappresenta ancora l'alternativa migliore per una lettura intensiva, ma visto che stiamo parlando di un tablet (e non di un e-reader) lo schermo di iPad offre una maggiore versatilità e la definizione del Retina Display offre comunque diversi vantaggi anche per la lettura di testi.

La fotocamera
Per concludere (o quasi) il discorso hardware, arriviamo alla fotocamera. Premesso che difficilmente la fotocamera sarà uno degli elementi più importanti delle specifiche di un tablet (se non per il fatto di avere quantomeno la possibilità di effettuare una videochiamata), il nuovo iPad permette di scattare immagini di qualità decisamente migliori rispetto al precedente. Al di là della risoluzione da 5 megapixel, Apple ha montato un'ottica a 5 elementi di dimensione maggiore, che unitamente al sensore retroilluminato, a al filtro infrarossi, assicurano una discreta qualità dello scatto anche in condizioni di bassa luminosità. Tra le altre novità: la stabilizzazione automatica, il riconoscimento automatico fino a 10 volti e la possibilità di registrare video fullHD, video che successivamente può essere elaborato direttamente nella nuova versione di iMovie per iOS, una nuova versione che, oltre al montaggio tradizionale con la classica timeline, permette di realizzare una sorta di filmato breve simile ad un trailer cinematografico, con modelli e linee guida pre-impostati.

Il software
Anche Gargeband è stato aggiornato con l'aggiunta degli strumenti ad arco, la possibilità di eseguire jam session tra più dispositivi e molti altri dettagli, ma la vera novità in grado di sfruttare anche il nuovo display è iPhoto per iOS. iPhoto consente di fare dell'editing non distruttivo sulle foto della propria libreria utilizzando strumenti semplici, al pari di quanto offerto dall'omologa versione per Mac, anche se i due software non sono identici in tutto e per tutto: la versione iOS manca di diverse funzioni presenti su Mac (in particolare tutto ciò che riguarda la gestione della libreria in base a diversi criteri) ma di contro offre anche qualcosa di più. Una delle funzioni più interessanti della versione iOS è quella che permette di creare dei "diari fotografici", una sorta di mosaico delle proprie foto dove aggiungere note, didascalie, date, riferimenti geografici ecc. Il risultato, oltre che essere importato sul computer o avviato come presentazione, può essere facilmente condiviso sul web attraverso iCloud, così da mostrarlo ai propri amici. iPhoto per iOS consente inoltre di abilitare la funzione di Photo Beaming, ovvero la possibilità di trasferire automaticamente (tramite WiFi o Bluetooth) le proprie foto tra i vari dispositivi iOS: è possibile scattare una foto a 8 Mpixel con iPhone 4S, ritrovarsela istantaneamente suiPad per una rielaborazione più agevole e, in modo altrettanto automatico, vedere il risultato dell'elaborazione sull'iPhone che aveva scattato la foto originale.


iPhoto per iOS


Sky Gamblers: Air Supremacy

Continuando a parlare di software, giochi come Infinity Blade II e Real Racing 2 sono stati già ottimizzati per il Retina Display e mettono in luce la potenza della GPU quad-core con grafica 3D che gira a risoluzione superiore al fullHD, con risultati paragonabili (se non superiori) a certe console casalinghe. Volendo continuare a parlare di giochi si potrebbe accennare anche a Sky Gamblers: Air Supremacy, ma il Retina Display non serve solo per giocare: tra le applicazioni educative già adattate al nuovo schermo vanno sicuramente menzionate Solar Walk (un viaggio virtuale attraverso il sistema solare) e Star Walk (che permette di osservare le stelle in realtà aumentata), mentre tra le applicazioni grafiche che hanno da subito abbracciato la risoluzione del nuovo iPad ritroviamo SketchBook Pro di Autodesk.


Star Walk


Autodesk SketchBook Pro

Il dilemma dell'aggiornamento
A valle di tutto ciò, in molti si staranno chiedendo se valga la pena cambiare il vecchio iPadcon il nuovo. Premesso che ognuno può fare valutazioni personali in relazione alle proprie esigenze, sicuramente va considerato che lo sforzo di Apple nella realizzazione di questo nuovo iPad è orientato quasi esclusivamente in direzione del Retina Display, tant'è che la risoluzione quadruplicata ha richiesto una GPU molto più performante e una batteria maggiorata che potesse assicurare la stessa autonomia del modello precedente. Gli altri miglioramenti riguardano la fotocamera e la velocità di trasferimento dati sulla rete cellulare: è vero che la connettività 4G LTE è supportata solo sulle reti di alcuni operatori USA e canadesi, ma è anche vero che il nuovo iPad supporta HSPA+ e DC-HSDPA (Dual Cell HSDPA) consentendo di raggiungere velocità maggiori di iPad 2 anche sulle reti nostrane.

Detto questo, nonostante l'impatto visivo del Retina display sia notevole, se non siete soliti girare con un tablet da 10 pollici per fare foto o girare filmati, e la lettura non è l'utilizzo principale che pensate di fare del tablet, iPad 2 rimane tutt'ora una macchina più che valida e probabilmente non vale la pena di effettuare il cambio: meglio attendere la prossima generazione che, verosimilmente, dovrebbe portare una nuova architettura anche a livello di CPU. Se invece avete un iPad del 2010, il passaggio al nuovo modello offre molti più vantaggi: oltre al display ad alta risoluzione, si otterrebbe un notevole incremento di prestazioni, la doppia fotocamera (completamente assente sul primo modello), nonché la possibilità di installare alcuni software che il primo iPad non digerisce. Per i più indecisi, il punto cruciale per la decisione finale potrebbe essere l'uscita di iOS6, ma non è facile adesso prendere una decisione basata su questo aspetto.

Finora Apple ha sempre supportato i device iOS con almeno 3 major release del propriosistema mobile: a titolo di esempio, iPhone 3GS è stato lanciato nel 2009 con iOS3, è stato aggiornato nel 2010 con iOS4, e ancora oggi (2012) è supportato da iOS5; sebbene non ci sia nulla di certo, potremmo facilmente pronosticare che iOS6 verrà rilasciato in concomitanza della presentazione del prossimo iPhone (tra circa sei mesi) e che funzionerà su iPhone 4 ma non più sul 3GS. Per l'iPad del 2010 però è più difficile fare una previsione, perché il primo modello è arrivato a metà strada tra iOS3 e iOS4 e ufficialmente è già passato per 3 release di sistema.


Solar Walk

Se è vero che il primo iPad monta lo stesso processore di iPhone 4 (ovvero un SoC Apple A4) è anche vero che la RAM del primo iPad è la metà di quella dell'iPhone (256MB contro 512MB) quindi non possiamo dare nulla per scontato. Rimandare la scelta nei mesi di settembre/ottobre significherebbe arrivare a ridosso delle indiscrezioni dell'iPad successivo (e magari anche del fantomatico iPad nano da 8 pollici), indiscrezioni che complicherebbero ulteriormente la decisione. Chi ha un iPad del 2010, e lo usa intensamente, probabilmente trarrebbe molti vantaggi da un update immediato senza rimanere nell'indecisione di iOS6; chi invece utilizza iPad in modo limitato può permettersi di attendere, ed eventualmente di affrontare qualche mese con una versione di iOS non aggiornata, in attesa dell'uscita del modello 2013.

Conclusioni
In definitiva il nuovo iPad rappresenta un passo in avanti significativo nella definizione dei confini di questo mercato emergente. Uno schermo con questa definizione mantiene iPad ai vertici della categoria, soprattutto considerando che la chiusura dell'ecosistema Apple è in grado di assicurare che tutte (o quasi) le applicazioni presenti sull'App Store sfrutteranno a dovere ogni pixel del Retina Display. Chi non ha ancora un tablet, o chi ne utilizza uno già datato, può guardare al nuovo arrivato come ad buon un acquisto; per chi invece possiede già iPad 2, se riesce a resistere ai vantaggi del nuovo schermo, il consiglio è quello di attendere gli ulteriori sviluppi derivanti da un futuro cambio di architettura atteso verosimilmente nella prossima generazione 2013.