martedì 30 ottobre 2012

Il cambiamento che non ti aspetti...

...o quasi.

Apple annuncia grandi rivoluzioni nella leadership di due settori chiave del momento: Scott Fortsall, alla guida della divisione iOS, lascerà Apple il prossimo anno... resterà per un anno come consulente di Tim Cook (probabilmente più per questioni strategiche) ma sarà Jonathan Ive che guiderà l'evoluzione dell'interfaccia operativa, coadiuvato Craig Federighi per lo sviluppo vero e proprio del sistema. Parallelamente Eddy Cue cercherà di raddrizzare Siri e Mappe, due pomi della discordia che probabilmente hanno contribuito all'allontanamento di Fortsall. Nonostante tutto, visto la genesi di OSX e iOS (Fortsall arriva direttamente dalla NeXT ed è uno dei progettisti delle prime versioni di MacOSX e dell'interfaccia AQUA, oltre che essere una delle persone che hanno portato iOS al successo) non pensavo che si sarebbe arrivati a questo punto... ma tutto cambia, e forse era giunto il momento di dare una svolta anche sotto questo aspetto. Resta da chiedersi se Ive riuscirà a guidare lo sviluppo dell'interfaccia dei sistemi Apple, così come ha guidato l'evoluzione delle linee esterne dei Mac e dei dispositivi iOS, e in modo altrettanto efficace: i due settori sono completamente differenti, e questa sarà una bella sfida per Jony.

L'altro grande allontanamento è quello di Jhon Browett, da sei mesi a capo degli Apple Store, ma mai realmente in sintonia con la filosofia Apple, troppo focalizzato sui ricavi a scapito (talvolta) dell'esperienza dei clienti negli store.

Infine Bob Mansfield, che sembrava in procinto di andare in pensione, assume il ruolo guida della divisione wireless e dello sviluppo dei semiconduttori, e quindi dei futuri processori (che, qui lo dico e qui lo nego, nel giro di qualche anno potrebbero tornare ad essere basati su architettura proprietaria anche sui Mac)

mercoledì 24 ottobre 2012

Apple e il mini-maxi evento

Come di consueto, ripropongo l'articolo già pubblicato su Punto-Informatico. Come nota  a margine noto che iBook 3.0 è stato rilasciato nella giornata di oggi (stanotte, quando ho preparato l'articolo, non era ancora presente sullo store) ma non ho ancora avuto modo di darci un'occhiata: in questo momento non avrei nemmeno un iPad per provarlo. A seguire, l'articolo (nei prossimi giorni, magari, un approfondimento):

È difficile dire come sarebbero andate le cose con Steve Jobs ancora alla guida di Apple, e forse non ha neanche tanto senso chiederselo. Certo è che, nonostante i proclami di voler mantenere un elevato livello di segretezza intorno ai propri prodotti, ultimamente le fughe di notizie precedono gli eventi di Apple con largo anticipo e questo, forse, con Jobs non sarebbe successo. Non in modo così eclatante perlomeno.

iPad Mini
Ma veniamo all'evento vero e proprio, e partiamo dal tanto discusso iPad mini. Qui il richiamo a Steve Jobs è d'obbligo, visto che fu il co-fondatore di Apple a dichiarare pubblicamente che un iPad da 7 pollici non avrebbe avuto senso: con solo il 45 per cento dell'area di lavoro di un iPad "normale", avrebbe richiesto della carta vetrata per appuntire le dita in modo da poter gestire l'interfaccia utente su una superficie così piccola. Ma forse Jobs stava confondento le idee ai propri interlocutori, oppure cambiò opinione in seguito, perché dal recente processo che ha visto contrapposte Apple e Samsung è emerso che Jobs era in realtà propenso ad esplorare anche questo settore di mercato.

Ci sarà quindi della carta vetrata inclusa in ogni confezione di iPad mini? Ovviamente no, e la ragione è molto semplice perché ricadiamo in un banale calcolo numerico. Innanzitutto iPad mini ha una diagonale di 7,9 pollici, una misura più vicina agli 8 che non ai 7, due centimetri in più sulla diagonale che portano la superficie fino al 67 per cento di quella del'iPad da 9,7 pollici o, se preferite, il 35 per cento in più" rispetto ad un tablet da 7": ottimi numeri da snocciolare a livello di marketing, soprattutto se abbinati ad uno spessore ed un peso estremamente ridotti . Tralasciando gli aspetti commerciali, una risoluzione di 1024x768 su una diagonale da 7,9 pollici corrisponde ad una densità pari a 163 dpi, di gran lunga inferiore ai 264 dpi dell'iPad con display Retina (o ancora meno rispetto ai 326 dpi di iPhone) ma leggermente superiore ai 132 dpi delle prime generazioni del tablet della Mela. 


Quel che più conta però, è che 163 dpi corrispondono esattamente alla definizione dei primi modelli di iPhone, prima dell'introduzione del display Retina, il che rende l'interfaccia di iOS su iPad mini perfettamente compatibile con gli standard di usabilità imposti da Apple. In definitiva, stessa risoluzione di iPad 2 (quindi massima compatibilità delle App) e stessa definizione dei vecchi iPhone (quindi stessa usablità d'interfaccia).

Sciolto questo dilemma, resta da chiedersi cos'abbia spinto Apple ad entrare in questo segmento di mercato, e qui le risposte possibili sono molteplici: si va dalla banale volontà di realizzare un dispositivo intermedio tra i 3,5 pollici (diventati ora 4) dell'iPod Touch e i 10 (per la precisione 9,7) dell'iPad, all'intenzione di realizzare un prodotto dal prezzo più abbordabile o che mettesse il bastone tra le ruote alla concorrenza, che da sempre punta su questa dimensione. In realtà lo scopo, nemmeno tanto nascosto, di iPad mini è quello di ampliare la penetrazione di Apple nel settore dell'editoria elettronica. Jobs (ennesimo richiamo inevitabile) disse che non credeva negli eBook reader, dispositivi dalle capacità troppo limitate se paragonati ad un tablet che, oltre a consentire la lettura di eBook, permettono di fare molte altre cose; evidentemente la sua idea non era tanto sbagliata se anche Amazon (leader indiscussa nel settore dell'editoria digitale) si è lanciata nel mercato dei tablet con il Kindle Fire, uno dei tablet Android più venduti.

Al momento però, Apple, nonostante iTunes U (servizio interessante che però coinvolge solo il settore educational) e nonostante abbia fatto leva sulla possibilità di autopubblicazione dei propri manoscritti, con tanto di applicazione orientata alla realizzazione di libri interattivi, ha fallito nelle proprie aspettative in questo settore, o quantomeno le ha di molto ridimensionate. I motivi di questa défaillance sono molteplici, ma tra questi va sicuramente annoverata anche la mancanza di un dispositivo adatto ad attirarare quella parte di clientela interessata principalmente alla lettura di libri.

iPad "classico" offre un'ampia area di lavoro e un'elevata definizione, ed ha anche una potenza tale da gestire senza problemi multimedialità, interattività, e PDF di grosse dimensioni (punto debole degli eBook reader tradizionali); di contro, però, (anche tralasciando l'argomento della tipologia di schermo) ha un peso ed una dimensione che non si possono minimamente paragonare ai leggeri e snelli e-reader. iPad mini invece pesa meno della metà rispetto all'iPad tradizionale (solo 308 grammi) ed è di oltre 2 millimetri più sottile rispetto ad iPad Retina (è anche leggermente più sottile dell'iPhone 5). Per rendere ancora più evidente il fatto chèiPad mini "sta in una mano" Apple ha anche ridotto la cornice sul lato verticale, rendendolo simile ad un grosso iPod.

Un altro elemento che dovrebbe rendere evidenti le intenzioni di Apple è l'attesa nuova release di iBooks, che dovrebbe offrire piena compatibilità con il formato EPUB3, ma al momento non è ancora stata rilasciata: forse sarà disponibile in concomitanza con la disponibilità di iPad mini. Resta invece un mistero l'impossibilità di leggere su computer i libri comprati su iBookStore, che attualmente sono visualizzabili solo sui dispositivi iOS: questa scelta sarebbe comprensibile (quantomeno strategicamente, non certo dal punto di vista dell'utente) se Apple fosse in una posizione dominante nel settore dell'editoria digitale, ma visto che si trova nella condizione di dover recuperare strada perché non offrire la lettura anche da iTunes (magari con la prossima release attesa a giorni) o da un'applicazione apposita? Conquisterebbe di colpo un gran numero di potenziali clienti per iBookStore, tutti quelli che utilizzano iTunes (anche su PC-Windows) ma che non possiedono un dispositivo iOS.

Tornando all'iPad mini, com'era facilmente prevedibile, il processore è un Apple A5: non è necessario il comparto grafico potenziato dell'A5X (o addirittura A6X) che gestisce lo schermo Retina, e un Apple A6 avrebbe reso il prodotto troppo concorrenziale rispetto all'iPad tradizionale. Il prezzo si posiziona esattamente nello spazio compreso tra iPod Touch e iPad da 9,7 pollici: partendo della verione WiFi, si va dai 329 Euro per il modello base da 16 GB (stesso prezzo di iPod Touch, che però offre il doppio dello spazio) e i 529 Euro per il modello da 64GB (praticamente lo stesso prezzo dell'iPad Retina da 16GB, che costa 499 Euro). Il modello intermedio da 32GB costa invece 429 Euro, ovvero si trova a concorrere con i 399 Euro di iPad 2 (che a parità di processore offre uno schermo più ampio ma una capacità di archiviazione dimezzata).

Tutto bene quindi? A giudicare dalle reazioni in borse sembrerebbe di no, visto che a seguito della presentazione il titolo AAPL ha perso più del 3 percento (anche se nel mercato After Hours è in leggero recupero) probabilmente perché in molti si aspettavano un prezzo più aggressivo, sotto i 300 dollari, a costo di sacrificare parte delle memoria proponendo un modello da 8GB. Resta il fatto che quello che è appena iniziato è il trimestre natalizio, ed è difficile pensare che iPad mini rimarrà sugli scaffali a prendere polvere.

Restando in tema iPad, l'evento di ieri non si è limitato a proporre la versione mini del tablet della mela, ma si è spinto oltre, aggiornando anche il modello tradizionale (d'ora in poi identificato come iPad con display Retina) con il connettore Lightning e con un nuovo processore Apple A6X. Per quanto riguarda il connettore, nessuna sorpresa: Apple vuole spingere i produttori di accessori all'adozione del nuovo formato, a costo di scontentare chi si ritrova con diversi dispositivi o accessori dotati del connettore dock classico (che comunque essendo il connettore di iPhone 4 e 4S, nonché di iPad 2, avrà ancora qualche anno di vita). Per quanto riguarda il processore, l'Apple A6X è un derivato dall'Apple A6 con comparto grafico potenziato (esattamente come per l'Apple A5 e l'A5X), quindi eredita gli stessi incrementi prestazionali del passaggio tra le due differenti architetture, che si traducono in prestazioni doppie.

Al di là delle perplessità di un aggiornamento così ravvicinato (soprattutto tra chi ha recentemente acquistato un iPad con A5X), è evidente che Apple vuole spingere l'acceleratore al massimo in questo settore, e forse non è un caso che, tra tutte le indiscrezioni trapelate, non ci fosse il sentore di un cambio così radicale dell'hardware (anche se era data per scontata l'adozione del connettore Lightning). Curiosamente l'iPad con processore A6X non va ad affiancare il vecchio modello, ma lo rimpiazza completamente; a listino rimane invece l'ormai "vecchio" iPad 2. Da segnalare che, in base a quanto riporta CNet, alcuni Apple Store sostituiranno gratuitamente gli iPad comprati negli ultimi 30 giorni con il nuovo modello presentato oggi.


Accantonando il mondo iOS, le novità di ieri sera sono state molte anche nel settore Mac, con un iMac completamente rinnovato nel design, e un nuovo MacBook Pro Retina da 13 pollici. Lasciando perdere gli assenti (cioé il Mac Pro che non è arrivato) partiamo dal nuovo iMac. Quello che più colpisce del nuovo all-in-one di Apple è sicuramente il design: più volte mi è capitato di vedere gente che confondeva iMac con un monitor, ma ora le possibilità di confusione crescono esponenzialmente, visto che il bordo arriva ad uno spessore di soli 5 millimetri. Ovviamente, per raggiungere un tale risultato, al di là delle complicazioni sul processo costruttivo (come "il processo di saldatura per frizione e rimescolamento") è stata rimossa l'unità ottica, già assente dagli Air, dal Mac mini, e dal MacBookPro 15 pollici Retina.

Estetica a parte, la rimozione del drive non fa che segnare un ulteriore passo verso la sparizione di questo supporto: nella situazione ideale immaginata da Apple, il software di scarica dal Mac App Store, la musica dall'iTunes Store e i film pure, senza dare nanche una chance al Blu-ray. Non c'è spazio per il supporto ottico, così come a cavallo del nuovo millennio, per motivi differenti, non c'era spazio per il floppy disc (l'iMac del 1998 segnò l'inizio della fine di quel supporto). Nella realtà dei fatti CD e DVD (in misura minore anche Blu-ray) sono ancora nelle case di molte persone anche se gran parte di musica e film sono già stati convertiti e copiati su hard disk esterni, NAS, chiavette USB e quant'altro (quando non sono già stati già comprati o scaricati dalla Rete in questo formato). Anche se io stesso non ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho utilizzato il drive ottico sul computer, credo che questa transizione sarà un po' più lunga da completare.

Il nuovo iMac ovviamente non è nuovo solo nell'estetica, ma anche nelle specifiche tecniche: processori Core i5 o i7 fino al quad-core da 3,4GHz, da 8 a 32 GB di RAM, schede grafiche NVIDIA Kepler in varie versioni (dalla GT-640M del modello base, alla GTX 680MX con 2GB di memoria, installabile sul modello top), porte USB 3.0 e Thunderbolt, e nuove opzioni di archiviazione. Si parte dal classico disco rigido da 1TB (fino a 3TB) ai 768GB di memoria flash, passando per dischi ibridi che Apple chiama Fusion Drive, in cui il sistema decide automaticamente (in base alle abitudini dell'utente) cosa mettere sul disco rigido tradizionale o sulla memoria flash. 


Infine, anche lo schermo del nuovo iMac subisce una piccola rivoluzione: criticato da molti per le sue proprietà riflettenti, il display dell'iMac è ora completamente laminato e rivestito con un particolare processo che riduce del 75 per cento la luce riflessa. In attesa di vederlo dal vivo (il modello da 21,5 polliic sarà disponibile a novemente a partire da 1.379 Euro, quello da 27 solo a dicembre con prezzi da 1.899 Euro) resta da chiedersi, viste le dimension compatte, quanto questo "concentrato" di tecnologia sia "accessibile" dall'utente o anche dai tecnici addetti alle riparazioni.

Un po' più lontano dai riflettori (vista l'assenza di novità eclatanti) Apple ha aggiornato anche il Mac Mini con nuovi processori i7 (fino al quad-core da 2,6GHz), RAM fino a 16GB (4GB nella configurazione standard ma facilmente espandibilie), porte USB 3.0 e Thunderbolt (oltre alla HDMI), e la tripla opzione anche qui per l'archiviazione: disco rigido tradizionale (500GB o 1TB), memoria flash da 256GB, o disco ibrido Fusion Drive sempre da 1TB. A meno di esigenze particolari, nonostante il prezzo d'acquisto non sia proprio invitante soprattutto se confrontato con l'iMac (si parte da 649 Euro, che diventano 869 se si aumenta la RAM e si aggiungono trackpad e tastiera), il Mac Mini rimane la soluzione più flessibile per aggiornare il proprio sistema senza essere legati ad uno schermo. Ovviamente la differenza è nelle prestazioni (soprattutto quelle grafiche), quindi la scelta va ben ponderata.

Dulcis in fundo, il MacBookPro retina da 13 pollici. Atteso già a giugno, quando fu presentato il modello da 15, il nuovo portatile sfoggia una risoluzione da 2560x1600 pixel con una definizione di 227 pixel per pollice, 8GB di RAM (senza nessuna possibilità di espansione) e memoria flash fino a 768GB. Tutto in uno chassis da 1,9mm di spessore per 1,6kg di peso, e 7 ore di autonomia. A differenza dal modello da 15 pollici monta solo la scheda grafica integrata Intel HD Graphics 4000, ma in ogni caso riesce sicuramente a rubare un po' di scena ai suoi fratelli: sottile quasi quanto l'Air da 13 ma con prestazioni maggiori (anche se più caro), più leggero e veloce del modello standard (che costa quanto l'Air ma ha una risoluzione inferiore) e più economico del retina da 15, col quale condivide però tutte (o quasi) le soluzioni tecniche.

Difficile comprendere come Apple voglia far coesistere tre diverse versioni della stessa taglia di macchina: probabilmente, quando i costi di schermo e SSD lo permetteranno, i MacBook Pro che conosciamo oggi usciranno di scena e l'offerta di Apple presenterà solo la linea Air (che ha già soppiantato il MacBook) e la linea Retina (che soppianterà in tutto e per tutto la linea Pro).

Nel complesso, nonostante l'andamento borsistico non abbia perdonato nulla (anzi, ha evidentemente bocciato alcune scelte fatte da Apple), quello di ieri è stato un evento molto importante per comprendere la strada intrapresa a Cupertino, una strada che guarda sempre di più alla mobilità estrema (sia in veste tablet con iPad mini, che nel settore computer con il MacBookPro Retina da 13) e alla ricerca di prestazioni tramite l'adozione standard di memorie flash o dischi ibridi gestiti in modo trasparente per l'utente. Ma soprattutto l'aggiornamento "prematuro" di iPad mostra che Apple mira a tenere alta la guardia in questo settore considerato strategico per il futuro, puntando a processori proprietari che, se sviluppati nella giusta direzione, le daranno un grande vantaggio competitivo.

domenica 21 ottobre 2012

Matematica e opinioni

In attesa dei dati trimestrali di Apple, quelli che stanno emergendo in questi giorni mostrano, per esempio, che il 46% delle nuove attivazioni di Verizon sono iPhone... e l'iPhone 5 rientra solo per un paio di settimane del trimestre. A questo dato possiamo aggiungere i soliti dati di accesso alla rete che evidenziano il maggior traffico (e non di poco) generato da iOS rispetto ad Android.

Se la matematica non è un'opinione, questi dati si scontrano con i numeri che vogliono i telefoni Android molto più venduti di quelli iOS... ma come ho già avuto modo di raccontare in altre occasioni, a mio avviso l'incongruenza è solo parziale.

Certo, stiamo parlando di un solo operatore USA e non del mercato mondiale, e può anche essere che l'iPhone generi di suo più traffico di Android, o che i metodi di rilevazioni del traffico siano affetti da qualche difetto, ma questo dato rappresenta quantomeno un "tendenza" sulla quale possiamo fare qualche considerazione.

E' vero, i telefoni Android sono più venduti dell'iPhone: avere un telefono touch è una moda (è di qualche settimane fa la notizia che in Italia le vendite di smartphone hanno superato quelle di telefoni "tradizionali") e Android offre più scelta, di marche, di display, e soprattutto di prezzo. Apple cerca di sopperire tenendo in vendita i modelli di due generazioni fa, ma non c'è paragone tra le due varietà di offerta... è un po' la stessa situazione che si riscontra anche nel mondo PC, e per certi versi è sorprendente che Apple riesca a fare numeri così grandi con una proposta tanto risicata.

...però... c'è un" però"...

Se a fronte di vendite maggiori, c'è un minor numero di attivazioni, a mio avviso la spiegazione è solo una: chi compra un telefono Android è già utente Android e non necessita ulteriori attivazioni.

Faccio un esempio semplice semplice: se io sto utilizzando il mio iPhone 4 comprato 2 anni fa, e un mio amico sta utilizzando ancora il 3GS comprato l'anno prima, Apple in tre anni ha venduto due telefoni e ha conquistato due clienti. Se un altro mio amico si è comprato il Galaxy S, poi l'SII e ora anche l'SIII, Samsung ha venduto tre telefoni in due anni: il 50% in più in meno tempo... ma ha un solo cliente (il 50% in meno di Apple).

L'esempio è volutamente estremizzato, ma la tendenza è sicuramente questa... anche perché l'iPhone 3GS (classe 2009) è aggiornabile con iOS6, mentre il Galaxy S (classe 2010), a meno di root e Cooked ROM, è fermo ad Android 2.3.3, mentre Google si appresta a fine mese presentare la versione 4.2. Aggiungo: la maggioranza dei dispositivi iOS è già stata aggiornata a iOS6, mentre nel mondo Android, a mio avviso, sussiste il caos più assoluto: il sistema più diffuso (Gingerbread) è "vecchio" di due anni e la versione 4.x del sistema è adottata solo da 1/4 degli utenti, con Jelly Bean (la release 4.1) fermo ad un 2% scarso. Google si appresta a rilasciare un nuovo aggiornamento, ma i costruttori vendono ancora modelli con versioni vecchie: quanto potrà continuare questa tendenza? Finché continua la moda touch, e la sfida volge principalmente sul prezzo, ancora per molto... nel frattempo, attenzione alle insidie...

Concludo tornando al traffico dati generato in rete: se è vero che avere un telefono touch è una moda, anche se poi magari il telefono stesso è utilizzato al 5% delle proprie potenzialità, allora è anche vero che questa "moda" colpisce più Android che iOS, visto che Android, nonostante le maggiori vendite (anche se, a mio avviso, un minor numero di utenti effettivi) risulta essere meno utilizzato... ma mi fermo qui per non rischiare di entrare nel solito giro di polemiche.


lunedì 8 ottobre 2012

Un mini evento

Tra desideri, smentite, controsmentite e indiscrezioni varie, pare che siamo ormai giunti all'arrivo dell'iPad mini (o iPad nano, o qualunque altro nome avrà): secondo qualcuno già domani verrà diffuso l'annuncio ai giornalisti, per un evento dedicato che si terrà le prossima settimana; secondo altri il tutto va spostato di una settimana in là, il prodotto sarà comunque disponibile tra un mese, comunque in tempo per il canonico Black Friday che tradizionalmente segna l'inizio della corsa agli acquisti natalizi, data oltre la quale Apple chiude ogni aggiornamento di prodotto fino all'anno successivo.
Dando ormai per scontato l'oggetto (qualcuno è ancora incredulo, ma personalmente credo che quando troppi indizi convergono nella stessa direzione, e a quasi si aggiunge anche qualche voce autorevole, i giochi ormai son fatti) resta da capire che specifiche avrà e, soprattuto, in che fascia di prezzo si collocherà, argomento sul quale si interrogano molti siti e al quale si accennò anche qui nei commenti di un mio post di qualche tempo fa.
Procediamo con ordine e partiamo dalle specifiche.
-Schermo. Pare quasi certo che sarà un 7.85" da 1024x768, ovvero uno schermo con le stesse proporzioni del "normale" iPad ma con una risoluzione identica a quella del modello precedente, e una densità di pixel identica a quella dei "vecchi" iPhone e iPod Touch (considerazione utile per comprendere il livello di attenzione agli elementi grafici della GUI). Volendo pensare a qualcosa di alternativo, si potrebbe pensare che Apple voglia puntare tutto al formato 16:9, il che porterebbe and uno schermo da 1366x768, che se conservasse la stessa densità di pixel sarebbe leggermente più grande dei famosi 7.85". Le foto (vere o presunte) delle indiscrezioni non sembrano però andare in questa direzione, e nemmeno lo scopo di utilizzo dell'oggetto, idealmente pensato anche per la lettura di libri (con tanto di applicazione dedicata alla loro creazione). Qualche dubbio in più sulla tecnologia utilizzata: ancora IPS o arrivano finalmente gli schermi IGZO?
-Processore. Per il processore Apple ha un paio di opzioni: può utilizzare l'A5 tenendo bassi i costi di produzione (non che l'A6 costi uno sproposito rispetto al prezzo totale dell'oggetto) e assicurando comunque un ottimo livello di prestazioni (lo schermo non è retina, quindi non serve l'A5X, e l'A5 è montato anche sull'ultima generazione di iPod Touch), oppure può montare l'A6 per presentare un prodotto più "fresco". A mio avviso l'utilizzo dell'A5 consentirebbe anche un miglior posizionamento del prodotto, creando una scala ben definita tra i diversi dispositivi iOS, pur senza sacrificare le prestazioni rispetto a quelle dell'iPad da 9.7" (l'A5X è un A5 con la GPU potenziata per il retina... ma l'iPad mini non ha il retina...); un eventuale iPad mini con processore A6 rischierebbe invece di cannibalizzare il normale iPad in virtù del processore più potente.
-Camera. Per la camera immagino che non ci sia nulla di nuovo: la solita 5Mpixel, senza flash.
-Varie. Senz'ombra di dubbio il connettore sarà il nuovo Ligthning, mentre le dimensioni ridotte (soprattutto della cornice sul bordo lungo) potrebbero significare la mancanza dei magneti utilizzati per l'aggangio della smartcover. Un iPad da 7.85" si tiene comodamente con una sola mano, soprattutto se gli si fa una cornice più sottile sul lato verticale, quindi non è detto che ci sarà la smartcover di questa dimensione per appoggiarlo a mo' di tastiera.

Ma arriviamo al tanto discusso fattore prezzo. Come dicevo qualche mese fa nei commenti all'articolo linkato sopra, a mio avviso l'iPad mini (che immagino in sole  due taglie da 16GB e 32GB) dovrebbe posizionarsi su un livello prezzo compreso tra i 299 e 399 Euro, o al limite qualche decina di Euro in più (329 Euro) sul modello base. Il motivo di tale posizionamento è presto detto: l'iPod Touch (5th generation) ha un prezzo di partenza pari a 329 Euro, e l'iPad parte da 479 Euro (399 per il "vecchio" iPad 2 da 16GB). La fascia di prezzo da colmare è quindi questa, e se il prezzo del modello base sembra troppo simile a quello dell'iPod Touch, non dimentichiamo che quest'ultimo ha un display retina e il doppio della capacità (il modello da 329 Euro ha 32GB, contro i 16GB previsti per l'iPad mini), mentre per il modello top non si può andare oltre dai 399 Euro perché a quel prezzo si trova ancora in vendita l'iPad 2 da 16GB (che quindi, a parità di prezzo e processore, offrirebbe metà della capacità ma con uno schermo più grosso, anche se con lo stesso numero di pixel). In rete c'è chi lo vorrebbe tra 200 e e 250 Euro, ma mi pare un prezzo improponibile, anche rispetto al vecchio iPod Touch che è ancora in vendita a 219 o 269 Euro. Prezzi ancora più alti renderebbero invece il prodotto troppo vicino all'iPad di terza generazione ma con caratteristiche sensibilmente inferiori: considerando che sul formato da 7" la concorrenza è molto agguerrita, non credo sia il caso di esagerare...

Come ultima cosa, completamente slegata dal mondo iOS, viene da chiedersi se questo (ancora ipotetico) evento di metà ottobre sarà dedicato esclusivamente al piccolo iPad o se, in vista degli aggiornamenti per le vendite natalizie, non arrivi qualche novità anche nel settore Mac, in particolare sulla linea dei MacBook Pro o i Mac mini: iPad mini e Mac mini... l'ideale per un evento mini...

venerdì 5 ottobre 2012

Un anno fa

Un anno fa Steve Jobs passava a miglior vita.
Se avete visitato oggi il sito Apple, sicuramente avrete trovato il messaggio commemorativo di Tim Cook:

A message from Tim Cook, Apple's CEO.

Steve's passing one year ago today was a sad and difficult time for all of us. I hoper that today everyone will reflect on his extraordinary life and the many ways he made the world a better place.

One of the greatest gift Steve gave to the world is Apple. No company has ever inspired such creativity or set such high standards for itself. Our values originated from Steve and his spirit will forever be the foundation of Apple. We share the great privilege and responsability of carryng his legacy into the future.

I'm incredibly proud of the work we are doing, delivering products that our customers love and dreaming up new ones that will delight them down the road. It's a wonderful tribute to Steve's memory and everything he stood for.

Tim

giovedì 4 ottobre 2012

iPhone 5, la prova italiana

Di seguito la recensione sull'iPhone 5 pubblicata nei giorni scorsi da Punto-Informatico:

Dopo mesi di attesa caratterizzati da indiscrezioni che hanno svelato di tutto e di più, causando un inevitabile calo di vendite del modello precedente, iPhone 5 è arrivato sugli scaffali segnando un nuovo record di vendite, seppur con cifre al disotto delle aspettative degli analisti

5 milioni di unità vendute nei primi tre giorni del lancio, il 25 per cento in più rispetto a quanto ottenuto lo scorso anno da iPhone 4S ma meno dei 6-8 milioni previsti (anche se non è ben chiaro quanto le scorte abbiano influenzato questi numeri, e se nei 5 milioni sono compresi tutti i 2 milioni dei preordini, e le unità vendute nei negozi degli operatori telefonici). Probabilmente in questi giorni avremo dei dati più precisi anche in relazione ai dati dei 22 paesi coinvolti nel lancio di venerdì scorso: in ogni caso, grazie alla disponibilità nel Belpaese, siamo finalmente pronti anche noi a prendere contatto con il nuovo iPhone.

Con iPhone 5 la consueta attenzione ai dettagli di Apple raggiunge livelli quasi maniacali, e i risultati si vedono: a tal proposito vi consiglio di dare un'occhiata al video introduttivo per meglio comprendere come viene realizzata una tale precisione nell'assemblaggio. La prima cosa che si nota prendendo in mano iPhone 5 è il suo peso, sensibilmente inferiore rispetto ad iPhone 4 o 4S (sostanzialmente identici) nonostante lo schermo di maggiori dimensioni: il merito è sicuramente del nuovo corpo in alluminio, un cambiamento che va al di là dell'effetto finale sull'estetica (estetica che resta quasi invariata alla vista frontale). Il corpo realizzato con un unico pezzo conferisce al nuovo modello una struttura completamente differente, nonché più semplice da smontare in caso di inconvenienti. 


Purtroppo, nonostante i sofisticati dettagli del processo di assemblaggio, pare che alcuni esemplari siano stati consegnati agli acquirenti con alcune ammaccature, esemplari che probabilmente saranno prontamente sostituiti ma che mettono in evidenza una "caratteristica" dell'iPhone 5: se il vetro era più duro e meno suscettibile ai graffi, ma più fragile in caso di caduta, il nuovo iPhone è più resistente agli urti (a meno che non cada "di faccia" proprio sul display) ma più suscettibile ai graffi.

L'alluminio nero ardesia rende inoltre più uniforme il colore dell'intero dispositivo nella variante scura (anche se rimane ancora più sensibile ai graffi, a differenza del modello bianco/argento), e per aumentare ulteriormente questa sensazione di uniformità anche il consueto quadrato bianco del pulsante Home è diventato grigio. Parlando sempre del pulsante Home, al di là della dimensione leggermente ridotta per lasciare spazio allo schermo più lungo, il meccanismo di pressione sembra diverso e più resistente rispetto ai modelli precedenti.

Ma torniamo alla prova vera e propria: come al solito, il ripristino del backup ripropone un telefono configurato al 100 per cento come il precedente, e gli aggiornamenti delle App eseguiti nella scorsa settimana hanno preparato la strada al nuovo display maggiorato. Nonostante fossi inizialmente scettico sul nuovo formato, le scelte operate da Apple per aumentare la taglia del display di iPhone sono in realtà molto conservative: la larghezza é rimasta identica, sia a livello fisico (così da assicurare la stessa maneggevolezza dei modelli precedenti) che come pixel (per limitare gli adattamenti necessari agli sviluppatori). Anche l'ingombro in altezza non varia più di tanto, solo 8 mm in più di iPhone 4s, mentre la rimozione del fondo in vetro ha permesso di guadagnare quasi 2 mm di spessore, che in mano si sentono: lo spessore e il peso ridotti danno la sensazione di possdere un oggetto completamente differente, esattamente il contrario di chi pensa che iPhone 5 sia identico al 4s.

Alcune applicazioni (per esempio quella del meteo fornita con iOS6) mettono in mostra già da subito le diverse possibilità per sfruttare i pixel in più presenti sul nuovo schermo. Per concludere la parentesi del display (una delle novità più "visibili" di iPhone 5,) non si può non accennare all'approfondita analisi tecnica di DisplayMate, che mette in evidenza tutte le caratteristiche del nuovo schermo, in particolare la luminosità, la gamma cromatica, e il minor numero di riflessi rispetto al passato.

La scelta di Apple va un po' controcorrente sia rispetto alla concorrenza (che propone dispositivi di dimensione ancora maggiore, forse più comodi per certi compiti ma per altri versi meno maneggevoli) sia rispetto gli utenti Apple più tradizionali, che consideravano i 3,5 pollici come il formato ottimale per lo smartphone. Complessivamente la scelta di aumentare la dimensione del display modificando il formato ma mantenendo la stessa larghezza è un buon compromesso sotto molti punti di vista. Resta da chiedersi se il nuovo corso dei dispositivi mobile di Apple si orienterà in tutto e per tutto su questo formato: se l'uscita di un iPad nano da 7.85" (ancora ipotetica, nonostante le numerose indiscrezioni) si rivelasse in formato 16:9 con uno schermo da 1366x768, si potrebbe aprire la strada ad un ampliamento nella stessa direzione anche del display dell'attuale modello da 9.7", così da differenziare ulteriormente le due versioni di iPad, e unificare gli schermi di tutti i dispositivi e computer Apple (compresa la Apple TV, la cui uscita video è quella di un pannello full HD).


Tornando ad iPhone 5, l'altra grande novità è il nuovo processore Apple A6, un SoC dual core a frequenza variabile con una GPU a tre core; l'architettura è proprietaria Apple ma utilizza il set standard di istruzioni ARMv7s, le stesse utilizzate dall'architettura standard ARM Cortex A15, e ciò assicura (a detta di Apple) prestazioni doppie rispetto al precedente Apple A5, un SoC dual core basato sulla precedente architettura ARM Cortex A9. Tecnicismi a parte, nell'utilizzo reale la sensazione di maggiore velocità è evidente, e la si può notare sia nei tempi di avviamento di applicazioni "pesanti" (come può essere Garageband) sia nell'utilizzo vero e proprio delle applicazioni, per esempio nei tempi di rendering dei filmati montati in iMovie, nell'elaborazione delle fotografie (compresi i tempo di salvataggio degli scatti in HDR) o nell'aggiornamento delle librerie (operazione che spesso viene eseguita al lancio di iPhoto).

La maggior reattività dl sistema è comunque evidente anche nelle operazioni più semplici, come lo scorrimento degli album nella classica visuale Cover Flow, il semplice rendering delle pagine durante la navigazione, o lo scorrimento delle pagine degli eBook e dei documenti PDF (a volte molto "pesanti" da digerire in fase di visualizzazione).

Rimanendo sulle novità hardware, sicuramente non si può dimenticare il nuovo connettore Lightning che ha sostituito il connettore 30 pin (comunque sempre presente sui modelli 4 e 4s, ancora in vendita, nonché sull'iPad e l'iPod Touch di quarta generazione). Le foto non rendono l'idea di quanto sia piccolo e compatto il nuovo connettore riuscendo però, nello stesso tempo, a risultare robusto. Le dimensioni ridotte e sottili, e la flessibilità offerta dalle connessioni tutte digitali dei pin (ricordiamo, per esempio, che il connettore può essere inserito in entrambi i sensi), consentiranno al nuovo "standard" di accompagnare i futuri dispositivi iOS per molti anni, anche nell'eventualità che vengano raggiunti spessori veramente estremi.


Una delle cose che a livello hardware pare cambiata solo marginalmente è la fotocamera. In realtà, sebbene il sensore sia il sempre da 8Mpixel, l'ottica ha subito qualche cambiamento: la lente si è leggermente rimpicciolita, ma lo scatto è diventato del 40 per cento più veloce e sono stati inclusi nuovi sistemi di stabilizzazione. Inoltre, grazie alla retroilluminazione del sensore, al filtro IR ibrido, e a nuovi algoritmi di elaborazione dell'immagine, la nuova fotocamera riesce a garantire risultati molto buoni sia rispetto a iPhone 4S che rispetto ad altri telefoni in tutti quegli scatti caratterizzati da condizioni ambientali di scarsa luminosità. In condizioni di luce ottimale la differenza si riduce, ma le foto fatte con iPhone 5 sembrano meglio bilanciate a livello di tonalità, luminosità e contrasto.

Di contro pare che in particolari condizioni di luce (quando compaiono forti sorgenti luminose vicino all'inquadratura) iPhone 5 soffra di problemi di lens flare che lasciano aloni violacei sulle foto (non è ancora ben chiaro se il problema sia negli algoritmi di elaborazione oppure nella nuova superficie della fotocamera in cristallo di zaffiro). Miglioramenti più significativi si hanno invece nella stabilizzazione dei video (con tanto di possibilità di scattare foto mentre si effettuano riprese) e nella camera frontale utilizzata principalmente per FaceTime, che diventa HD a 720p (a 30 fps), con possibilità scattare foto a 1,2MPixel.


Infine, tra le novità non propriamente legate al melafonino, rientrano gli EarPods. Finalmente, dopo 11 anni di cuffie che ho sempre trovato inutilizzabili, ed ho sostituito con un modello in-ear della Sennheiser, i nuovi auricolari di Apple diventano convincenti: la nuova forma si adatta in modo naturale all'orecchio e la resa sonora ha poco da invidiare a quella di modelli più blasonati, e più costosi, sia sulle basse frequenze (cosa che si percepisce da subito, già al primo ascolto) che su quelle alte (a patto di non eccedere troppo con il volume). Se siete interessati a scoprire i dettagli dei vari componenti interni, potete consultare l'immancabile "disassemblaggio" di iFixit.

Come ultimo argomento parliamo della batteria: dare un giudizio basato su pochi giorni di utilizzo è un po' difficile, soprattutto se in questi giorni si è utilizzato il telefono in modo intenso per testarne tutte le nuove caratteristiche. L'impressione è che, nonostante questo utilizzo intenso, la batteria di iPhone 5 si comporti leggermente meglio rispetto a quella di iPhone 4S, anche se bisogna considerare che la batteria del modello precedente è in funzione ormai da un anno, mentre quella di iPhone 5 è nuova. Inoltre, nel caso specifico, i due telefoni in prova utilizzavano SIM di due operatori differenti, altro parametro che può modificare l'autonomia del telefono quando ci si trova fuori casa.

Arriviamo infine alle dolenti note dei prezzi italiani: al di là delle offerte più o meno vantaggiose dei vari operatori (che in questo caso, più che in passato, vanno prese seriamente in considerazione) non si può fare a meno di notare che sui prezzi dei modelli sbloccati, l'Italia è il paese più svantaggiato di tutta Europa, e forse anche del mondo intero: iPhone 5 da 16GB viene venduto nel nostro paese a 729 Euro, 50 Euro in più della maggior parte degli altri paesi (a parte la Svezia, dove costa solo 19 Euro in meno) e addirittura 125 Euro in più rispetto alla Svizzera. Le cose non cambiano se scegliamo un modello di capacità maggiore, anzi, sul modello da 64GB (che in Italia arriva a ben 949 Euro) ci sono quasi 150 Euro di differenza rispetto alla Svizzera, e 80 Euro con la Spagna, mentre resta quasi invariata la differenza con gli altri paesi e si pareggia il conto con la Svezia (in questo caso il prezzo differisce di un solo Euro). Stesso ordine di grandezza anche sul modello intermedio da 32GB (che in Italia costa 839 Euro) e sul vecchio iPhone 4S, che è rimasto in vendita a 629 Euro in un'unica variante da 16GB (anch'esso costa mediamente 50 Euro in meno negli altri paesi europei).


iPhone 5 è senz'altro il miglior iPhone prodotto finora (non potrebbe essere diversamente, cronologicamente parlando) ma il prezzo italiano ha toccato livelli davvero esorbitanti, soprattutto sul modello di punta. Chi dovesse già possedere un iPhone 4S può trovare ben pochi motivi per cambiare telefono (regola che vale in generale ogni anno, all'uscita di un nuovo modello, nei confronti della generazione precedente) e soprattutto diventa quasi d'obbligo valutare le offerte degli operatori: a fronte di quello che diventa a tutti gli effetti un pagamento rateale, è comunque inclusa una buona dose di traffico telefonico e di traffico dati, indispensabile per sfruttare al meglio tutte le caratteristiche di uno smartphone e, nello specifico, di iOS6.

mercoledì 3 ottobre 2012

Mhmmm... avevo detto basta?

Avevo detto che non avrei più scritto nulla sulle mappe? Forse no... in ogni caso, man mano che i test proseguono, arrivano ulteriori riprove del fatto che la nuova applicazione Mappe di Apple nasca per essere migliore rispetto alla precedente, nonostante i numerosi errori da correggere nel database...
Uno dei motivi per cui è migliore, è che i dati sono completamente vettoriali, il che non si traduce solo in una maggiore fluidità di scorrimento e zoom nell'applicazione, ma anche in un minor traffico dati.
Onavo propone un confronto con numeri ben dettagliati, utilizzando un titolo che suona come un elogio: "Forget Mapplegate. Apple Maps are Maptastic!"