Da quando ha aperto i battenti in Italia (parliamo del 2006, o giù di lì) ho sempre acquistato musica dall'iTunes Music Store (ora solo iTunes Store, visto che non vende solo musica), fregandome del DRM. Intendiamoci, non che ritenessi la questione dei DRM priva di significato, ma la comodità di acquistare singoli a basso prezzo (anche di musica che difficilmente di trova in negozio), in ogni momento della giornata, senza muovere un passo, aveva la meglio sui DRM. Tra parentesi, anche l'acquisto di CD non sarebbe stato esente da DRM (per non parlare di eventuali rootkit che certe major installavano sui computer ad insaputa degli utenti), mentre quelli di Apple erano tutto sommato accettabili visto che consentivano l'ascolto su 5 computer simultanei (con autorizzazioni attivabili e disattivabili a piacere), nessun limite per gli iPod e, la possibilità di masterizzare CD audio senza alcuna protezione. L'unico vero limite dei DRM di Apple era il legame indissolubile con iTunes e iPod, ma ora che tutto il catalogo è DRM free, anche questo limite è stato superato, anche se a caro prezzo: chi aveva già acquistato ha dovuto pagare per l'update alla versione DRM-free, e le major hanno ottenuto la possibilità di differenziare i prezzi (ovviamente facendo pagare più cari i brani di maggior succcesso...).
Al di là delle scelte di Apple, il DRM musicale è morto perché schiacciato dall'evidenza della sua inutilità: ci sono così tanti metodi per procurarsi musica gratis senza DRM, che mettere delle protezioni sui file acquistati da iTunes o da qualsiasi altro negozio di musica online diventa un esercizio inutile che serve solo a limitare inutilmente chi la musica la compra regolarmente. Tra parentesi, spesso capitava di trovare musica "pirata" compressa ad una qualità migliore rispetto a quella venduta online, quindi il dubbio sull'effettiva convenienza all'acquisto era più che legittimo.
A fronte dell'eliminazione dei DRM dalla musica venduta online, osserviamo però che lo stesso non è ancora avvenuto per i film, anzi, in questo caso l'accanimento verso gli utenti sembra essere aumentato, come abbiamo visto nei giorni scorsi. Il motivo, a mio avviso, è molto semplice, ed è legato al fatto che le major sperano di riuscire a fare con i film quello che non sono riuscite a fare con la musica. Tecnicamente hanno qualche arma in più, visto che l'HDMI ha il suo sistema di protezione (in ogni caso cracckabile, come ogni sistema di protezione), e anche a livello pratico lo scambio in rete di file video non ha ancora raggiunto i livelli dello scambio musicale: i file sono molto più grossi, soprattutto se si cerca una buona qualità, e anche la visione sulla TV può richiedere accorgimenti che magari non sono alla portata di tutti. Di fatto credo (e spero) che sia solo questione di tempo, anche perché ho la sensazione che il Blu-ray non riuscirà a prendere piede com'è successo col DVD, e il futuro della distribuzione passerà per la vendita online, così com'è successo per la musica. A quel punto (possiamo pensare ad un tempo massimo di 5 anni) sarà più difficile riuscire ad imporre la protezione dei contenuti, anche perché nel frattempo la capacità di scambiare film in rete, anche in alta definizione, sarà alla portata di tutti: o ci sarà un'escalation dei sistemi di protezione hardware (cosa fattibile più facilmente, a differenza di quanto è successo in ambito musicale, ma che sicuramente provocherebbe una dura reazione degli utenti), oppure il DRM collasserà su sè stesso.
Come postilla finale possiamo dare uno sguardo veloce a quello che sta succedendo in ambito letterario, dove gli eBook reader che stanno ottenendo maggiore successo sono quelli che prevedono il supporto ai formati senza DRM (come il PDF o l'EPUB), e anche Amazon, nonostante gli ottimi risultati ottenuti con il suo kindle, ha dovuto aggiustare un po' il tiro rispetto alle chiusure iniziali per far fronte alla concorrenza sempre più vasta. Il motivo è presto detto: è relativamente semplice scambiare file di un libro, quindi insistere sui DRM sarebbe inutile.
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