No, non voglio parlarvi di cinema (la citazione è ovviamente del celebre film "Non ci resta che piangere", con Benigni e Troisi), né lanciarvi un monito che vi ricordi la fine del mondo o il giudizio universale...
Il titolo di questo post vuole riprendere quanto affermato da Jay Sullivan (vicepresidente e sviluppatore della versione mobile di FireFox) che in recente intervista alla rivista inglese PC Pro, ha dichiarato che App Store e tutti i servizi cloni nati sulla scia del recente successo ottenuto dallo store di Apple sono destinati a scomparire. Le ragioni di questa fine ingloriosa, a detta di Sullivan, risiedono nello sviluppo delle potenzialità dei browser per smartphone, che implementando funzionalità sempre più potenti, con capacità di eseguire rendering complessi di HTML e JavaScript (e, aggiungo io in vista del futuro, anche WebGL o X3D), renderanno inutile lo sviluppo di versioni native per le singole piattaforme.
Ora, il mio massimo rispetto per le competenze di Sullivan e per Firefox (che uso quotidianamente), ma credo che qui siano da fare molte puntualizzazioni:
-non voglio mettere in dubbio che in futuro sarà così, ma vedo questo futuro ancora molto lontano, perché presuppone la disponibilità sempre ed ovunque di una connettività veloce tramite cellulare (o al limite WiFi), il che non è sempre vero.
-ammesso che tutto il mondo abbia copertura 3G o equivalente, ci sarebbero da considerare i costi per l'utente: al di là di eventuali piani flat col proprio operatore, sarebbe economicamente impensabile usare costantemente il roaming quando si è all'estero.
-ammesso che tutti gli operatori mondiali si accordino per non far pagare il roaming, se parliamo specificatamente di Apple, una grossa fetta delle vendite dell'App Store è data dagli utenti di iPod Touch, che non possono certo collegarsi alla rete 3G (e la situazione sarà ancora diversa quando uscirà l'iPad).
-l'autonomia ne risentitrebbe parecchio, anche se in futuro potrebbero esserci nuove soluzioni.
-a livello di prestazioni, pensando alle ultime creazioni della Gameloft (come N.O.V.A. e Avatar), mi viene un po' difficile immaginarle implementate via web, e mi viene anche difficile pensare che ogni volta, per fare una partitina, devo prima scaricare diversi MB di istruzioni (non dico l'applicazione completa, ma perlomeno quello indispensabile che deve stare in memoria). Anche qui, bisognerà vedere quali soluzioni tecniche ci riserverà il futuro, ma sicuramente non parlaimo di un futuro a breve, e in questo settore le previsioni a lungo termine si rivelano spesso errate.
-il modello messo il piedi da Apple è chiaro e lineare, se vogliamo "rigido" ma efficace: c'è un "luogo" dove convergono tutte le applicazioni, gli utenti fanno i loro acquisti, la gestione è affidata ad un unico referente, lo sviluppatore ha la vita semplificata (al di là poi di eventuali problemi in merito all'approvazione, ma questo è un altro discorso). Non mi è chiaro invece come dovrebbe funzionare il modello ipotizzato da Sullivan, che per "stare in piedi" non solo dev'essere fattibile tecnicamente, ma deve anche essere valido dal punto di vista economico/commerciale.
-ci sarebbe molto altro da dire, ma concludo con due considerazioni pratiche in merito a questa idea: tutti ricorderanno che Apple iniziò la commercializzazione dell'iPhone con le sole Web Applications (l'SDK e l'App Store arrivarono solo l'anno successivo), scelta che fu molto criticata e che ebbe un successo "relativo", infinitamente inferiore all'esplosione di applicazioni che si è registrata con l'App Store. Vabbé che criticare Apple va di moda, ma dire adesso che l'App Store diventerà inutile perché soppiantato dal web, mi pare quantomeno prematuro... La seconda considerazione pratica riguarda Chrome OS, il sistema operativo ideato da Google (già disponibile in beta) la cui versione definitiva dovrebbe essere rilasciata il prossimo anno. Pensato per i netbook (almeno per la sua fase iniziale), Chrome OS si base proprio su concetti simili, con il browser al centro di tutto e le net application a supporto del sistema stesso. Personalmente ho già espresso i miei dubbi in merito a questa soluzione, ma da qui ad un paio d'anni avremo la prima prova pratica su larga scala di questo concetto... certo è che Android (l'altro sistema operativo di Google, quello che equipaggia diversi smartphone) si basa su altri presupposti ed ha il suo negozio di applicazioni esattamente come Apple...
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