So di non avere una folta schiera di lettori, ma probabilmente qualcuno dei pochi affezionati si sarà chiesto come mai non ho ancora parlato del Nexus One, il cosiddetto G-Phone, o Googlefonino...
Beh, non ne ho ancora parlato (ma lo faccio ora) perché in realtà non vi ho trovato nessun elemento che mi ha fatto gridare al miracolo: si tratta alla fin fine di un telefono Android come gli altri, volendo con qualche caratteristica hardware più spinta e interessante, ma nulla di più. Se ha un pregio, a mio avviso, è quello di tentare di definire una sorta di hardware standard per Android, che altrimenti (nonostante i numeri lo diano in forte crescita) rischia di "naufragare" in una marea di personalizzazioni dei vari produttori, che adattandolo a differenti hardware finiscono col generare confusione tra chi sviluppa le applicazioni. A tal proposito, non so se avete mai fatto un giro sull'Android Market, ma l'aria che tira è ben diversa da quella dell'App Store, e la troppa libertà concessa (che dovrebbe essere un vantaggio e garantire maggiore sicurezza), apre ahimé le porte anche alle prime grane (qui se volete la notizia in italiano). Come ho avuto modo di ripetere più volte, la libertà è una gran cosa, ma chi vuole "solo" un telefono vuole qualcosa che funziona e che non gli dia problemi: l'utente tipo di un telefonino è la massima espressione dell'utente consumer, non dello smanettone fedele alla filosofia Open Source che si mette a programmare le proprie applicazioni. Ben venga questa possibilità per chi la cerca, ma serve davvero a tutti? Ci siamo mai fatti troppe domande sulla libertà di modificare il software dello Startac di Motorola o del Nokia 3210?
Lascio a voi le risposte per tornare a parlare un attimino del Nexus One. La partnership HTC-Google, che potrebbe concretizzarsi in futuro anche in un tablet, ha creato un po' di dissapori sia da parte di Microsoft (che con HTC aveva un rapporto stretto), che da parte degli altri produttori che hanno investito pesantemente in Android, e che adesso si sentono messi un po' "da parte" (o comunque vincolati a ripensare i loro piani futuri); inoltre questa "doppia anima" del G-Phone sta creando qualche problema anche agli utenti, che in caso di problemi non sanno bene a chi rivolgersi: ufficialmente l'unico referente è Google, ma pare che spesso vengano "indirizzati" ad HTC, che a sua volta li rimanda a Google... Nel complesso, se quello di Google è un tentativo di definizione di uno standard, si tratta di qualcosa che va un po' contro la filosofia "Open" del progetto Android; se invece vuol soltanto essere la proposta di un telefono come ce ne sono anche altri, viene da chiedersi il perché di questa mossa, visto che Google non ha bisogno di vendere un telefono per fare cassa (e non voglio tirare in ballo la bontà del telefono, anche se i primi pareri non sono molto favorevoli), e non ha nemmeno bisogno di trovare hardware sul quale far girare il proprio sistema visto che tutti i maggiori produttori hanno già "abbracciato" Android... se poi l'intento fosse quello di offrire (in quanto Google) "qualcosa in più", sicuramente non sarebbe il modo migliore per conquistarsi i favori di chi realizza altri telefoni con lo stesso sistema...
E' un po' presto per tirare le somme adesso, ma forse a fine anno (ben prima della fine del 2012), e dopo aver visto la prossima generazione di iPhone, potremo iniziare a fare qualche considerazione in merito alla strategia di Google.
mercoledì 13 gennaio 2010
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