lunedì 12 aprile 2010

L'iPad non è un computer

Prendo spunto da una mia risposta data su it.comp.macintosh, sull'argomento iPad e sul fatto che il computer bisognerebbe programmarlo, non solo usarlo, mentre l'iPad spingerebbe ad un uso passivo (nonché ad un "consumismo compulsivo" sull'AppStore).

Inizio subito premettendo che l'iPad non è un computer, né si propone di sostituirlo, se non per compiti particolari e specifici. Che poi l'esperienza d'uso del computer di alcune persone sia talmente limitata da poter essere tranquillamente rimpiazzata dall'iPad, è un'altro discorso... ma non è che Apple ha dismesso la sua linea di Mac a vantaggio dei soli iPad: iPad e Mac sono e restano due prodotti distinti, tant'è che l'iPad "necessita" di un computer (che sia Mac o PC-Win) per molte cose: dalla banale sincronizzazione della musica all'aggiornamento del sistema operativo. Alla luce di questa premessa, il discorso si potrebbe già chiudere, ma può essere comunque interessante proseguire nel ragionamento.
Come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni, i tempi in cui il computer era usato solo dai programmatori è finito da un bel pezzo, ma anche negli anni '80, ai tempi dello ZX-Spectrum del Commodore 64, c'era gente la cui unica massima espressione della programmazione consisteva nello scrivere LOAD "", premere il tasto enter e far partire la cassettina pirata comprata in edicola (che ai tempi le leggi sulla pirateria erano a dir poco inconsistenti)... non veniamo quindi a dire, come sta facendo qualcuno, che iPhone e iPad stanno introducendo il consumismo nell'informatica.
Considerando che c'è gente che si compra i netbook per far vedere i cartoni animati al figlioletto, dove sta il consumismo? Negli strumenti o nell'educazione all'uso degli stessi? Non mi pare che quando le nostre nonne hanno smesso di fare i maglioni in casa per comprarlo in negozio, ci siano stati scandali riguardo il consumismo... Così come non mi pare che si sia smesso di fare buona musica perché invece di regalare strumenti musicali si sono diffusi i lettori MP3... anzi, da quel che vedo (per il mio giro di amicizie, che include diversi musicisti) le scuole di musica sono aumentate e c'è molta più gente che sa suonare gli strumenti e di dedica alla musica dal vivo.
Tornando a parlare di informatica, l'accesso al computer ha raggiunto un bacino di utenza sempre più ampio: un tempo usava il computer solo chi ne aveva realmente bisogno, e che probabilmente aveva necessità di programmarlo (anche perché un tempo non è che ci fosse chissà quale abbondanza di software...). Ai tempi (come direbbero i nostalgici) Apple forniva Hypercard, ma anche oggi ci sono Automator e Xcode inclusi in ogni Mac, quindi non mi sento di dire che Apple non voglia stimolare allo sviluppo del software... dall'altro lato della medaglia non dimentichiamo che è stata la stessa Apple ha cambiare un po' le regole dell'informatica rendendo il computer più semplice da utilizzare per tutti, e oggi, il computer è utilizzato anche per un'infinità di compiti più o meno futili, quindi perché non delegare "altri" strumenti a questi compiti futili, rendendo la vita ancora più semplice a chi non ha voglia/tempo/necessità di programmare?
Il computer è uno strumento, un tempo usato dal 5-10% della popolazione (ottimista?) oggi usato dal 60% (in certi paesi di più, in altri di meno): che d'improvviso tutti abbiano necessità di programmare? Non credo proprio... anzi... per molti un computer offre "troppe" possibilità non sfruttate, quindi ben vengano strumenti dalle capacità ridotte se possono semplificare la vita a chi chiede solo di navigare in internet, controllare la mail e frequentare Facebook.
Poi si può anche essere d'accordo che l'AppStore "induca" all'acquisto, ma da lì ad usarlo come pretesto per demonizzare il consumismo mi pare tantino azzardato: il consumismo c'è sempre stato in varie forme e in tutti i settori. Se si va ad indagare sulla spesa media fatta mensimente sull'App Store si scopre che, in realtà, non è certo così elevata... inoltre, parlando di "educazione all'uso" degli strumenti (e riferendosi soprattutto alla musica) possiamo anche dire che forse è più educativo "comprare" (che sia da iTunes o altrove) che non affidarsi ad altri metodi di dubbia legalità, quindi ben venga l'acquisto semplificato... purché non se ne abusi...

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