venerdì 24 giugno 2011

Parzialmente nuvoloso

Sono sempre stato un po' scettico sul cloud-computing, o quantomeno su certi tipi di cloud computing. La definizione è infatti abbastanza generica, tant'è che la stessa wikipedia precisa che possono esserci diverse tipologie di cloud computing, senza considerare il fatto che a volte il termine è usato un po' a sproposito (il che non fa che aumentare la confusione intorno all'argomento).
C'è chi parla di cloud riferendosi al banale storage in rete, chi la fa menzionando lo streaming, chi guarda alle web application, chi alle applicazioni accessibili da remoto, ai progetti condivisi tra più utenti o alla condivisione della potenza di calcolo delle varie macchine. In linea generale sono scettico sul cloud-computing quanto questo implica la necessità di essere collegati alla rete per poter lavorare o per accedere ad un documento, e questo mio scetticismo deriva dal fatto che (per esperienza diretta) sono ben conscio del fatto che non sempre si ha un collegamento internet a disposizione, e anche quando questo è disponibile non è detto che sia sufficientemente veloce o dotato dell'accessibilità richiesta (proxy, firewall, porte chiuse, ecc...). Sarebbe assurdo avere una macchina completamente inutilizzabile per il solo fatto di non avere a disposizione una Internet, e cambierò idea su questo punto solo quando qualcuno mi assicurerà che in qualsiasi angolo del mondo ci sarà sempre e comunque una connessione attiva, anzi due, perché in caso di problemi devo avere la possibilità di una seconda via di accesso (cosa che attualmente mi pare utopistica).
Premesso questo, a meno di casi particolari sono dell'idea che le applicazioni debbano comunque essere "locali" e anche i documenti devono essere sempre disponibili sulla propria macchina: per questo non credo più di tanto in Chrome OS, così come non credevo nella scelta delle web applications del primo iPhone (quando ancora non c'era l'AppStore); e sempre per lo stesso motivo mi lamento spesso della ridicola gestione dei documenti in iOS.
Ora però Apple sta arrivando con iCloud, che è una cosa diversa da quello che abbiamo visto sopra e che mi lasciava scettico. iCloud sarà una sorta di "sincronizzatore globale" in grado di replicare applicazioni, musica, foto, e altri documenti su ognuno dei nostri dispositivi. Non c'è streaming nè utilizzo di applicazioni e documenti in rete: tutto avviene localmente e iCloud si preoccupa di propagare i nuovi documenti (o quelli modificati) a tutti gli altri dispositivi associati al nostro account, così che essi siano disponibili sempre, localmente, su ogni device; ovviamente la disponibilità si ha non appena il dispositivo risulta connessi, ma il vantaggio è che anche senza connessione si ha sempre disponibile l'ultima versione sincronizzata. Non sto a tediarvi nuovamente sulle considerazioni riguardo le modalità con cui i documenti saranno trasferiti in iOS (ne ho già parlato anche troppo, e comunque, in mancanza di dettagli, sono solo supposizioni), ma possiamo avere un assaggio delle potenzialità di iCloud guardando cosa avviene già oggi con le applicazioni dell'AppStore: se accedete alla pagina degli aggiornamenti avete un elenco di tutte le App acquistate (da sempre) e di quelle che al momento non sono installate sul device; a fianco, una nuvoletta ci indica che possiamo scaricarla da iCloud. Applicare lo stesso concetto alla musica non dev'essere tanto difficile, mentre per i documenti bisogna vedere se verrà mantenuta la stessa filosofia dell'attuale iDisk o se se verrà implementato qualcosa di meglio (basterebbe una "memoria locale" dell'iDisk).
In definitiva iCloud si discosta dal concetto di lavorare (solo) "nella nuvola" a adotta le potenzialità della rete per consentire di lavorare "con la nuvola" (ma anche senza). Intrinsecamente iCloud, oltre a sincronizzare i dati, effettua anche un backup, e mantiene una memoria storia della nostra attività sull'iTunes Store: che siano applicazioni o musica, in caso di cambio macchina non dovrete far altro che inserire il vostro account, e potrete riscaricacare le vostre librerie complete (anche se probabilmente sarebbe più veloce ripristinare il tutto da un backup).
Contrariamente a quanto visto sopra, questo tipo di approccio mi vede molto favorevole, ma anch'esso non è esente da problematiche. La prima, già emersa su vari forum, riguarda la memoria storica delle applicazioni acquistate: avete mai scaricato la versione lite/free di un'applicazione per poi passare (soddisfatti) alla versione completa? E quelle applicazioni subito cancellate perché ritenute brutte/inutili? Bene, sappiate che troverete la vostra cronologia degli acquisti affollata anche di queste App inutili e al momento non c'è verso di eliminarle (anche se bisogna riconoscere che iCloud non è ancora partito ufficialmente, quindi tutto può essere quando verrà realmente attivato). Se questo può essere solo un fastidio, ci sono altre situazioni potenzialmente più spiacevoli: ci sono applicazioni che magari, a seguito di un aggiornamento, richiedono una versione minima di iOS, che non è installabile sul vostro device... iCloud terrà traccia anche delle vecchie versioni o proporrà sempre e solo la più recente? Viceversa ci sono applicazioni "vecchie", abbandonate a loro stesse, che non funzionano sulle ultime release di iOS: ha senso continuare a proporle? E quelle applicazioni che invece che non sono più presenti sullo store perché rimosse (tipo VLC) che fine faranno? Spariranno in automatico anche dalla nostra libreria di iTunes?
Il secondo problema riguarda invece, più in generale, il concetto di sicronizzazione automatica totale: lasciando perdere musica e applicazioni (la cui lista di disponibilità è in funzione della cronologia degli acquisti) se cancello per sbaglio un documento rischio di vedermelo sparire da ogni dispositivo, vanificando (di fatto) la comodità di avere un backup intrinseco in iCloud. Per inciso, lo stesso problema esiste anche oggi cancellando (per esempio) un contatto della nostra rubrica, o un appuntamento dalla nostra agenda, se questa è sincronizzata attraverso MobileMe o Google. Al di là della possibilità di recuperare il documento stesso tramite Time Machine, spero che iCloud abbia qualche meccanismo per limitare il più possibile eventuali problemi (per esempio chiedendo la conferma dell'eliminazione all'atto della sincronizzazione, anche a costo di risultare "pedante").
Sarà questo il futuro del cloud computing? Probabilmente no, quantomeno se parliamo di "futuro" in senso assoluto, ma altrettanto probabilmente lo sarà nel breve e medio termine, realisticamente parlando potremmo pensare che questa tipologia di servizio risulterà il miglior compromesso per un utilizzo senza problemi del cloud computing per il prossimo decennio... o forse anche meno: quello che verrà dopo è ancora tutto da immaginare...

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