lunedì 30 gennaio 2012

Un'anno di Mac App Store

Un'anno fa, a inizio gennaio, nasceva il Mac App Store, ovvero l'omologo per Mac (cioé per OS X) dell'iTunes App Store, il negozio di applicazioni per iPhone, iPod touch e iPad inaugurato nell'estate del 2008.
Nonostante gli annunci in pompa magna di Apple, il Mac App Store nasceva un po' in sordina per la preoccupazione che potesse diventare l'unico sistema per installare software sul proprio computer, un vincolo ritenuto da molti troppo stringente. La preoccupazione è aumentata quando Apple ha deciso di imporre agli sviluppatori l'ulteriore vincolo della della sandbox
per tutti i software che verranno pubblicati sullo store ma, almeno per il momento, questa preoccupazione si è rivelata infondata: il software rimane sempre installabile anche attraverso i metodi più "tradizionali" (che quindi non devono sottostare al vincolo della sandbox) e semmai Apple dovesse prendere una decisione così drastica, discuteremo degli pro e dei contro di questa decisione, nonché del cambiamento di rotta preso da Apple. Una situazione di questo tipo potrebbe significare l'addio definitivo al mondo professionale, che già ultimamente sembra godere di minori attenzioni rispetto al passato, quando Apple produceva anche gli Xserve... o forse la casa di Cupertino ha deciso semplicemente di rivolgersi ad una diversa tipologia di professionisti (basti pensare al cambiamento introdotto con Final Cut X).

Ma torniamo all'argomento principale: il Mac App Store. Un'anno fa, dicevamo, il negozio di Apple partiva al rallentatore, anche se già da subito non mancarono casi eclatanti di software in grado di fare la fortuna dei proprio sviluppatori, uno su tutti l'ottimo Pixelmator, software di fotoritocco in grado di accontenare anche gli utenti più esigenti (e forse anche qualche piccolo professionista) senza chiamare in causa prodotti ben più costosi. Al di là del mio giudizio su Pixelmator, il Mac App Store è andato via via crescendo di giorno in giorno conquistando un numero sempre maggiore di sviluppatori. Molti software (in particolare i giochi di maggior successo) derivano direttamente dalle versioni omologhe per iOS, e questo costituisce un enorme vantaggio per chi sviluppa software: non che basti una ricomplata per rendere il prodotto universale, anzi, spesso c'è molto da lavorare per fare il porting da iOS a OS X, ma se parte del lavoro è già stata fatta, e si può contare su un veicolo sicuro di distribuzione (tutti i Mac-user hanno il Mac App Store installato dove cercare facilmente il software di cui hanno bisogno) la voglia di produrre software per Mac aumenta... Penso di poter affermare con tutta certezza che, grazie al Mac App Store, mai come in questo momento il Mac abbia avuto tanto software disponibile, forse non ancora per tutti i compiti, ma sicuramente per tutte le tasche... si, perché un altro vantaggio del Mac App Store è che la forte concorrenza, unita alle grandi possibilità di realizzare buoni numeri di vendita, ha portato ad un livellamento verso il basso dei costi, anche se non così spinto come accade per iOS (ma dopotutto gli "iDevice" vendono quasi dieci volte tanto rispetto ai Mac).

Il Mac App Store offre poi anche dei vantaggi indiretti agli utenti: il software acquistato col proprio account si può installare su più macchine (sempre che siano associate al medesimo account) può essere riscaricato tutte le volte che serve, si viene automaticamente avvisati ad ogni aggiornamento, e non porta con se nessuna complicazione di licenza, numeri seriali, chiavi hardware, attivazioni via internet, chiamate ai call center o altre amenità utili solo ad infastidire chi compra il software regolarmente (perché chi lo copia illegalmente, oltre a non averlo pagato, non deve neppure subirsi tutte queste trafile...)

Cosa significa tutto ciò? Apple ha fatto segno un'altra volta prendendo non solo due, ma tre piccioni con una fava: fidelizza gli sviluppatori, aumenta il parco software in grado di attiare nuovi clienti (che a loro volta vengono fidelizzati grazie al software associato al loro account) e fa cassa col il 30% dei ricavi. Con un tale circolo vizioso non ci sarebbe troppo da stupirsi se in futuro dovesse davvero decidere di "isolare" il Mac dal resto del mondo creando qualcosa che di fatto sarebbe un enorme iPhone (visto che già l'iPad è una sorta di "grosso iPhone") ma una soluzione del genere implicherebbe la convergenza dei due mondi, cosa che non può essere fatta da un momento all'altro, e soprattutto eventualità che porterebbe a delle grosse problematiche. L'esempio più banale è proprio quello relativo allo sviluppo: su iOS non è possibile "compilare codice" quindi se anche il Mac diventasse un grosso sistema iOS, chi svilupperebbe le applicazioni? Dando per scontato che Apple non voglia introdurre troppe complicazioni in iOS, va da sè che il Mac dovrebbe continuare a conservare le dovute differenze e una certa autonomia, pur andando magari a convergere su alcuni aspetti dell'interfaccia. Questo significa che il Mac App Store non diventerà mai l'unico veicolo per installare software? Purtroppo no, però ci sono delle buone probabilità per sperare che le cose rimarranno grossomodo come sono ora, e per il momento godiamoci la possibilità di avere sempre più software a disposizione; probabilmente qualche risposta in più l'avremo quando si inizierà a parlare del successore di Lion.

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